sabato 18 febbraio 2012

Un “Grande Fratellino”

Questa ci mancava: “Cerchiamo bambini dai 4 ai 12 anni per un nuovissimo format televisivo: i provini si svolgeranno l’11 e il 12 febbraio”.
Già abbiamo visto bambini sotto i riflettori nelle trasmissioni canore di prima serata: canzoni da grandi in bocca a “piccoli uomini e piccole donne crescono”, e cioè a dei piccoli, vestiti, truccati e acconciati da finti grandi, e ben addestrati a muoversi, sul palco, sinuosi e provocanti, o aggressivi q.b., come si muovono i loro idoli. Questo impenna l’audience, altro che Lo Zecchino d’oro, con il Mago Zurlì, la sostituta di Mariele Ventre, e i bambini che fanno solo i bambini!
Già abbiamo visto minorenni sulle passerelle, a sfilare per collezioni più o meno di marca: bambine che, traballanti, ancheggiano sui tacchi; bambini a cui insegnano l’arte del vero macho e a fingere il mascellone dell’“uomo che non deve chiedere mai”.
Già la sappiamo la storia delle giornate-piene-che-più-piene-non-si-può: sveglia, colazione, scuola, doposcuola, sport, lezione di inglese, chitarra con intermezzo di playstation e un po’ di tivù, vuoi perché i genitori lavorano, vuoi perché “così fan tutti e ai figli bisogna dare il massimo”, vuoi perché - diciamocelo - in fondo è comodo delegare ad altri l’accudimento e l’educazione dei propri figli. Siam già così pieni di cose da fare…
Però questa del “format televisivo per bambini dai 4 ai 12 anni” ci mancava. Ci mancava e ci han pensato (bene!) quelli della trasmissione Le Iene, che, in una puntata trasmessa di recente, sono giustamente partiti dalla considerazione che se i bimbi vanno in tivù, qualcuno ce li deve pure aver accompagnati. E così hanno provato a gettare l’amo (finto) del (finto) format televisivo. Neanche dirlo, per un primo colloquio hanno abboccato un sacco di genitori.
Dopo le domande iniziali (età, peso, altezza del figlio o della figlia…), si è cominciato a capire che il (finto) reality sarebbe stato come un “Grande Fratello piccolo”. Un “Grande Fratellino”, insomma. Sette maschietti e sette femminucce da selezionare e da lasciare soli, senza genitori, per 45 giorni, in una casa-atelier. Ventiquattr’ore su ventiquattro sotto gli occhi delle telecamere.
Domanda di una mamma: “Con la scuola… vabbé… si sospende… non vanno”. Recupereranno, che vuoi che sia per un mese e mezzo: son bambini!
Sì, bambini da trasformare in piccoli vip, spiegano i finti selezionatori, che avvertono i genitori che i modelli di riferimento cui i figli dovranno adeguarsi saranno Fabrizio Corona per i maschietti e, per la gioia dei papà (?), Belén Rodriguez per le femminucce.
Il 30% dei genitori, terminata questa prima fase di provino, se ne va effettivamente (e meno male!) sconvolta, ma resta il restante 70 % di coloro che si erano presentati; e si continua, perché per partecipare a questo nuovo programma non basta essere belli e simpatici, occorre essere anche competitivi e mondani, e giù altre domande.
Selezione su selezione, si arriva ad una rosa di possibili candidati, a cui viene spiegato cosa dovranno aspettarsi i bambini dentro la “casa”, se davvero vorranno diventare dei baby-vip. Tanto per cominciare, tutte le mattine “prova della bilancia”: i bambini, che abbiamo 4 , 7 o 12 anni non fa differenza, non dovranno sgarrare dal peso deciso per ciascuno di loro. I genitori dicono ok. Non è un problema. Per esigenze di sponsor, i 14 selezionati dovranno giocare alla playstation almeno cinque ore al giorno, ma non più di sei. E che problema c’è? Molti lo fanno già! Siccome ci sono esigenze televisive da rispettare, mangeranno solo merendine e snack degli sponsor (interviene un genitore: “Vabbé… lo sponsor… è normale…”) e siccome si tratta di un reality e la gente da casa vuol vedere bambini che si muovono e non che dormono, i fortunati che saranno stati scelti per la trasmissione dovranno bere bevande energizzanti (commento di un papà: “Non so… non le ha mai bevute… si può provare…”).
Ma ecco la raffica di domande finali, rivolte – è bene ricordarlo – sempre a genitori di bambini dai 4 ai 12 anni: “Possiamo farlo/a ingrassare? Dimagrire? Fargli/le tingere i capelli? Fargli/le mettere i tacchi? E le extension? E le lampade abbronzanti?” (Un papà : “Preferirei di no, se c’è la possibilità di scegliere. Se deve farle, le fa!”). “E i piercing? E i tatuaggi? E il french alle unghie? E radergli completamente le sopracciglia? E la ceretta?”. No problem!
Si comunica infine ai genitori l’eventualità che, proprio come accade al Grande Fratello, le penalità possano portare dalla “casa-atelier” al tugurietto, da soli, al freddo. “Con i ratti suo figlio come si comporta? Sa maneggiare veleno per topi?” (Un papà: “Non credo… ma, nel caso, sì”). E ancora: “E’ a suo agio con tarantole e rettili? Perché, sa, nella foto ‘Adamo ed Eva’ è prevista la presenza di un boa conscrictor…”.
La trasmissione finisce così, con l’inquadratura sugli ultimi genitori che… parla da sé, e con il commento della finta selezionatrice: “Dai nostri provini si capisce che questo format si può fare. Certo di coraggio ce ne vuole. A mandarlo in onda!”.
E’ vero che il campione di genitori statisticamente potrà essere poco significativo e che i papà e le mamme rimasti al termine della finta selezione sono pochi. Ciò che è accaduto sconcerta comunque, e credo (spero!) lo dica anche il numero di coloro che hanno rivisto, in rete, la puntata.
Hanno comunque superato il limite le cose che vediamo “sui” bambini, e cioè subite dai bambini. A volte per necessità dei genitori, che lavorano ed hanno poco tempo da dedicare loro, e li piazzano qui e lì, brontolando, e come avessero tra le mani dei pacchettini (è successo in questi giorni di scuole chiuse per l’emergenza neve!), a volte per scelta.
Certo c’è bisogno di azioni concrete di sostegno alle famiglie ed è necessario che la politica se ne occupi. Ma l’emergenza, ancora una volta, è innanzitutto educativa, perché i bambini non sono bambole, non sono pacchi, non sono delle macchine, non sono i nostri cloni, non possono e non devono farsi carico delle frustrazioni della loro mamma e/o del loro papà.
E’ difficile fare i genitori, difficilissimo: il mondo, la mentalità del mondo remano contro, ed occorre ogni giorno, con forza e convinzione, remare contro il mondo che rema contro. Ma siccome la corrente è fortissima, non bastano energie e buona volontà. E’ necessario tenere fissi gli occhi alla bussola, alla stella polare, a Chi sa la direzione giusta. Anche i timonieri possono sbagliare…

(Fonte: Luisella Saro, Cultura Cattolica, 11 febbraio 2012)


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