«Non
dimenticarlo mai, sii sempre fiero di essere ebreo!». Così nell’autunno del
1941 Pio XII esorta a voce alta il ventunenne Howard “Heinz” Wisla — da poco
sfuggito alla persecuzione nazifascista — nel corso di una drammatica udienza
in Vaticano alla quale sono presenti anche diversi soldati tedeschi in
uniforme. Il Pontefice, di fronte all’impaccio dell’interlocutore che cerca di
esprimersi in stentato italiano, lo mette a suo agio, lo incoraggia a parlare
in tedesco, ne ascolta il racconto. La storia del rifugiato è inquietante; riguarda
molti prigionieri ebrei bisognosi di aiuto, dopo un naufragio nel mar Egeo e
ora internati in campo di prigionia. Papa Pacelli non perde una parola. Conosce
i fatti, loda il giovane e lo esorta a tornare il giorno dopo con una memoria
scritta. Poi a voce più alta, in modo che tutti possano sentire, gli dice:
«Figlio mio solo il Signore sa se tu sei più degno di altri uomini, ma credimi,
tu sei altrettanto degno di ogni altro essere umano che vive su questa nostra
terra! E ora, o mio amico ebreo, vai con la protezione del Signore, e non
dimenticare mai, devi essere sempre fiero di essere un ebreo!».
Lo
straordinario incontro è stato documentato da William Doino Jr. nell’articolo
Pope Pius XII: Friend and Rescuer of Jews che appare nel numero di gennaio di «Inside
the Vatican» (pp. 10-18), il magazine fondato e diretto da Robert Moynihan.Wisla era stato tra gli scampati al naufragio della nave «Pentcho» affondata nel 1940 nel Mar Egeo durante il trasporto di cinquecento ebrei rifugiati dalla Slovacchia verso la Palestina. I naufraghi dopo undici durissimi giorni passati in un’isoletta disabitata, furono soccorsi da una nave italiana che però li deportò nel campo di concentramento di Rodi. Se non fosse stato per l’intervento di Pio XII la loro sorte sarebbe stata segnata. Nell’inverno tra il 1941 e il 1942 infatti, una nave della Croce Rossa raccolse i rifugiati affamati dal campo di concentramento di Rodi e li fece trasferire in terra italiana al campo Ferramonti di Tarsia presso Cosenza. Un campo atipico, com’è noto, tanto da essere stato definito qualche anno fa «un paradiso inaspettato» dal «Jerusalem Post» o «il più grande kibbutz del continente europeo» dallo storico Jonathan Steinberg dell’università di Cambridge.
Wisla, dopo molte peripezie, nella primavera del 1944 raggiunse la Palestina e poté ricostruire la vicenda nell’articolo A Papal Audience in Wartime pubblicato il 28 aprile 1944 su «The Palestine Post» (oggi «The Jerusalem Post») e firmato con lo pseudonimo «Refugee» (p. 6). Già nel 2006 «Inside the Vatican» ne aveva dato parziale notizia, e ora — come scrive Moynihan — abbiamo più ampia e corretta informazione sulla condotta e sul vero atteggiamento tenuto da Pio XII nei confronti del popolo ebraico.
(Fonte:
Raffaele Alessandrin, L’Osservatore Romano, 13 gennaio 2012)
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