Sono
crimini contro l'umanità. Per un gioco del destino, nemmeno troppo
imprevedibile, il Papa rischia di trovarsi accanto a Hitler, a Mengele.
Gli avvocati americani rappresentanti di due associazioni in difesa delle
vittime delle violenze sessuali dei preti hanno depositato il loro enorme
memoriale presso il Tribunale dell'Aia. Quello che sarà poi non si sa, nel
frattempo però gli avvocati hanno fatto il loro dovere. C'è in tutto questo
qualcosa di orripilante, che va oltre il grottesco di una denuncia ai danni
del successore di Pietro. È di questo orrore, capace di far drizzare i peli
sulla schiena, che voglio dar conto.
Siamo
in America, dove vige una legge non scritta, indirizzando spesso quelle
scritte. È la legge della visibilità. Secondo questa legge, la forza di
un'associazione per fare un esempio- dipende dalla sua capacità di far
parlare di sé. Un'associazione delle vittime di abusi sessuali sarebbe troppo
vaga, ci vorrebbero studi di avvocati troppo grandi, con troppe
sotto-specializzazioni.Se si vogliono far le cose in modo brillante, rapido e visibile, meglio definire bene il nemico. Il taglio dell'inchiesta deve andare di pari passo con la sua comunicabilità. Vittime di abusi, ok, ma da parte di chi? Di elettricisti? Di taglialegna? Di impiegati pubblici? Di avvocati? Molto meglio i preti, e fra tutti preti meglio quelli cattolici, così da coinvolgere la Chiesa intera: così si ottiene visibilità. La Chiesa, inoltre, non mette paura fisica: non arma eserciti, non tira bombe, non fomenta il terrorismo, aiuta i poveri e i bisognosi, assiste gratuitamente i malati, porta una parola di speranza a chi l'ha persa.
È facile attaccare la Chiesa, anche se è difficile vincerla, togliendo di mezzo le verità scomode che annuncia instancabilmente, e che fanno - quelle sì - molta paura: che la vita non ci appartiene, che siamo deboli e mortali, che non porteremo con noi nulla di quello che abbiamo accumulato sulla terra, che siamo poveri e nudi, che il senso della nostra vita non ce lo daremo mai da noi stessi, tanto che Dio si è scomodato a nascere e morire per accendere una luce di speranza nel mondo. Certo, se si potesse mettere a tacere quella voce così odiosa! Se potessimo coltivare in pace il nostro sogno di onnipotenza e immortalità!
Colpisce, nel nostro caso, non tanto il tentativo di incriminare il Papa e altri tre Cardinali, quanto il disorientamento umano totale di chi ha intrapreso questa azione. L'idea che la giustizia risieda nella lettera della legge, nella legge come tale, è il segno di uno stordimento antropologico senza precedenti. La legge, che dovrebbe servire il bene dell'uomo ed essere usata perciò con intelligenza, come tutti gli strumenti preziosi, si trasforma - in mancanza di altri punti cardinali -in una specie di divinità tirannica, in un Moloc al quale sacrificare ogni altra istanza.
Il tema in gioco non è, qui, gli abusi sessuali patiti da giovani ad opera di uomini di chiesa: delitti terribili, sui quali la Chiesa ha dimostrato tutta la volontà di fare luce, e sui quali il Papa ha speso più volte parole commoventi, fino all'incontro che ebbe con alcune delle vittime. La posta in gioco, qui, è la criminalizzazione della Chiesa Cattolica. Pensiamo bene, prima di dare ragione a questa gente, in nome di cosa il Papa dovrebbe essere trattato da criminale: non in nome di una vita migliore, ma in nome della legge umana trasformata in divinità, con gli avvocati in veste di preti e i magistrati in veste di esegeti.
Alla radice di questi atteggiamenti vedo solo un uomo che ha smarrito ogni valore, cinicamente deciso a trarre vantaggio da tutto, anche dalle proprie sofferenze e dalle proprie difficoltà. Quest'uomo è la cosa che mi fa orrore più di tutte le denunce contro la Chiesa.
Ma da un uomo così è lecito aspettarsi (per fortuna) anche qualche solenne scivolone. Bisognerebbe per esempio ricordare a quegli avvocati americani che il loro Paese non ha mai firmato il protocollo di legittimazione del Tribunale dell'Aia, perciò detto tribunale non è competente per l'affronto del caso, e sarebbe perciò un autentico scandalo se decidesse di prenderlo in esame. In ogni caso, non bisogna avere paura di affrontare la verità, e io so che la Chiesa lo farà, come lo fece Gesù Cristo. L'importante è poterlo fare in un tribunale composto da uomini decisi non già a far valere a tutti i costi il proprio punto di vista, ma a stabilire- anche contro i propri convincimenti- la verità dei fatti.
(Fonte:
Il Giornale, 14 settembre 2011)
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