mercoledì 25 aprile 2012

Il Gesù di David Cameron

Il Primo Ministro britannico David Cameron durante un ricevimento dato in occasione della Santa Pasqua a Downing Street, si è ricordato di essere un cristiano. Con il tipico understatement anglicano ha pubblicamente e pudicamente esternato i propri personali sentimenti religiosi. Il ricevimento non è stata l’unica opportunità per Cameron di professare la propria fede. In un altro messaggio pasquale, infatti, il premier ha avuto modo di sottolineare come «il Nuovo Testamento ci dica molto del carattere di Gesù: un uomo di incomparabile compassione, generosità, grazia, umiltà e amore», «valori che lo stesso Gesù ha incarnato e che tutti, credenti e non credenti, possono condividere ed ammirare». Questo è il cristianesimo di David Cameron: l’ammirazione di un uomo per il suo eccezionale carattere. Che, poi, questo Uomo sia anche stato Dio, incarnato, morto e risorto per la salvezza dell’umanità, sembra essere del tutto indifferente. Come indifferenti paiono essere, per Cameron, gli insegnamenti di quell’Uomo.
Non è un caso, ad esempio, che il Primo Ministro sia uno strenuo e convinto sostenitore dei matrimoni omosessuali e della possibilità di ridefinire per legge il concetto di matrimonio, secondo criteri innovativi stabiliti dal governo.
Non è un caso, ad esempio, che l’Esecutivo guidato da Cameron abbia deciso di non sostenere il ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo da un gruppo di lavoratori cristiani licenziati per la croce che portavano al collo (dal cristiano Cameron ci si sarebbe aspettati una maggior attenzione in merito a quelle odiose vicende).
Non è un caso, ad esempio, che in materia di bioetica il premier britannico abbia a suo tempo votato a favore della possibilità di creare gli ibridi uomo-animale, mostrando di credere alla fandonia che una simile mostruosità genetica potesse aiutare lo sviluppo della ricerca scientifica. Il 20 maggio 2008, peraltro, lo stesso Cameron, in un’intervista alla GMTV, ribadì pubblicamente «la necessità di non ostacolare il progresso della scienza medica», perché sarebbe stato interesse dell’intera umanità «sconfiggere malattie come l’epilessia, la paralisi cerebrale e le patologie del motoneurone». Ciò che colpì particolarmente il mondo pro-life in quell’occasione fu l’incredibile superficialità con cui Cameron aveva liquidato la questione degli ibridi: «Non si tratta di creare una sorta di mostro di Frankenstein, ma semplicemente di prendere l’ovocita di una mucca e iniettarvi un po’ di DNA umano e tenerlo dentro solo per 14 giorni».
In un’intervista resa al quotidiano Daily Mail il 17 marzo 2008 sull’aborto eugenetico, ancora Cameron fece letteralmente infuriare gli attivisti pro-life. Il leader conservatore,
infatti, si dichiarò favorevole all’aborto tardivo anche in caso di lievi malformazione del feto. Pesarono, allora, le sue parole in quell’intervista a proposito della proposta di cambiare la norma che consente l’aborto fino a 39 settimane nel caso di accertate disabilità del nascituro. «Io non avallerò quella proposta», fu la secca replica del leader tory, «e l’attuale legge deve rimanere esattamente com’è».
Un abortista eugenetico, a favore degli omosessuali, e indifferente alla deriva cristiano-fobica che sembra imperversare nel Regno Unito, questo è David Cameron. Il ritratto perfetto di un anglicano politically correct. Questa è la tragedia del cristianesimo in Gran Bretagna, una religione all’acqua di rose, ridotta a buoni sentimenti in cui si ammira, con una venatura di neo-arianesimo, la figura di un personaggio storico che ha mostrato all’umanità il suo meraviglioso carattere, la sua «incomparable compassion, generosity, grace, humility and love».
La cosa più scandalosa è che, parlando in occasione della Pasqua, un cristiano come si professa Cameron, non abbia minimamente accennato al Cristo Risorto. Anche lui, come tutti i credenti nella fede del Nazareno, dovrebbe conoscere le parole dell’Apostolo delle Genti: «Si Christus non resurrexit, stulta est fides vestra». Se Cristo non fosse risorto dai morti la fede cristiana si sarebbe ridotta ad un’assurda follia, una fede per stolti, che forse può andar bene per i cristiani politicamente corretti, ma che di certo non può essere accolta da tutti coloro che ancora si ostinano a credere davvero nell’Incarnationis Mysterium. La questione, del resto, l’aveva centrata, con la sua consueta e lucida profondità, il grande scrittore russo Fëdor Dostoevskij in un appunto scritto per il celebre romanzo I demoni: «Su Cristo, potete discutere, non essere d’accordo (…) tutte queste discussioni sono possibili e il mondo è pieno di esse, e a lungo ancora ne sarà pieno; ma io e voi, Šatov, sappiamo che sono tutte sciocchezze, che Cristo, se è solo uomo, non può essere Salvatore e fonte di vita, e che la sola scienza non completerà mai ogni ideale umano e che la pace per l’uomo, la fonte della vita e la salvezza dalla disperazione per tutti gli uomini, la condizione sine qua non e la garanzia per l’intero universo si racchiudono nelle parole “Il Verbo si è fatto carne”, e nella fede in queste parole».

(Fonte: Gianfranco Amato, Riscossa Cristiana, 18 aprile 2012)

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