Aids,
aborto, separazioni e divorzi in continuo aumento, omosessualità, pedofilia,
zoofilia, pornografia, mode indecenti e volgari, stupri e violenze sessuali
perfino in ambito domestico: ecco i frutti avvelenati di una miscela culturale
fatta di relativismo etico, femminismo libertario e ipersessualizzazione
moderna. Quest’ultimo fenomeno, raramente studiato in modo scientifico e coi
giusti parametri forniti dalla visione morale cattolica, è stato oggetto di un
saggio a più voci che resterà come un punto fermo nella ricerca del rapporto
tra mass-media e sessualità indotta (cfr. Mugnaini & altri, Erosi dai
media. Le trappole dell’ipersessualizzazione moderna, San Paolo, 2011, pp. 170,
€ 13).
Partendo
dalla consapevolezza che oggi «contenuti di tipo sessuale pervadono i programmi
televisivi e cinematografici, le immagini pubbliche, le riviste, internet e gli
altri media di intrattenimento» (p. 5), gli autori notano come l’ideologia
contemporanea presenti la sessualità, in tutte le sue forme, «come ricreativa e
senza conseguenze negative» (p. 5).Le industrie del sesso, ormai diffuse su tutti i continenti, non badano ai risvolti destrutturanti, inibenti, devianti e traumatizzanti della pornografia e della lussuria eretta a valore, ma cercano di «fare audience, interessare, coinvolgere, stimolare e agganciare lo spettatore e l’acquirente» (p. 7). Se si è potuto stabilire che un giovane, ogni anno, è «esposto dai media a 10.000-15.000 riferimenti, battute e allusioni sessuali» (p. 8), non deve davvero stupire il parallelo innalzamento di patologie varie e di difficile soluzione come perversioni, depressioni, fobie di ogni genere e disturbi alimentari.
Secondo il professor Mugnaini la nudità e i riferimenti sessuali sono così onnipresenti che tendono a forgiare un tipo umano nuovo completamente succubo dei condizionamenti mass-mediatici: i dati riportati dallo psicologo dell’infanzia sono agghiaccianti e disarmanti, e non abbiamo lo spazio per riportarli qui (comunque, cf. pp. 19-20 per TV e Cinema, e pp. 21-23 per Internet). Altri canali di sessualizzazione precoce, coattiva e deviante sono le riviste per adolescenti (specie per ragazze e ragazzine), i giochi elettronici e i video-game, le mode, i concerti e i locali di intrattenimento, anzitutto la discoteca.
Da questa cultura del “sesso libero” (ovvero sganciato da responsabilità, pudore e moralità), prevalente nell’odierno occidente liberale e nichilista, è derivato il disprezzo del corpo ridotto ad oggetto e merce di scambio, ma anche la banalizzazione dell’omosessualità, della pedofilia, della prostituzione, del tradimento come liberazione, della stessa violenza come fonte di soddisfazione dell’istinto. La cosa paradossale e forse ignorata all’inizio della valanga dell’ipersessualizzazione moderna (negli anni 60-70) è che proprio il retto e normale esercizio della sessualità, che dovrebbe avvenire sempre all’interno della coppia sposata, avrebbe finito per essere compromesso nella marea nera della licenza e del porno.
Gli Autori dimostrano con numerose citazioni scientifiche che negli ultimi anni, parallelamente al dilagare della sessualità giovanile, sono cresciuti i fenomeni, un tempo rari, di difficoltà sessuale nei termini di impotenza, frigidità, sterilità, dipendenze patologiche, sintomi depressivi e “dismorfofobici” (nati dal confronto con il divo o l’attrice idealizzati dai media), carenze affettive, solitudine esistenziale e alto tasso di suicidi nei consumatori di sesso a pagamento e on line, etc. etc. Che su tutta questa nube nera, né casuale né inevitabile, scenda al più presto una ventata di aria pura, fatta di castità, di moderazione, autocontrollo, elogio del dominio di sé, e ritorno al valore imperituro del matrimonio cristiano e della famiglia, specie numerosa.
(Fonte:
Fabrizio Cannone, Corrispondenza Romana, 24 aprile 2012)
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