Ieri Michele Santoro ha condotto una puntata di Annozero dedicata allo scandalo degli abusi sui minori perpetrati da preti e religiosi. Ad attirare l’attenzione mediatica è stato il lungo intervento che il conduttore ha fatto all’inizio, per spiegare la sua posizione con la Rai, e che dunque non c’entrava nulla con il tema proposto. Il tono degli interventi durante la trasmissione è stato pacato, civile, ci si è potuti confrontare. Erano presenti Niki Vendola, Antonio Socci, il vescovo Domenico Sigalini, una delle vittime di don Cantini, Marco Travaglio e Corrado Formigli, che ha firmato i reportage dagli Stati Uniti. In studio c’erano anche due vittime dei preti pedofili maltesi, che qualche settimana fa avevano incontrato il Papa. Mi è piaciuto come Socci ha spiegato la novità della posizione di Benedetto XVI, che non ha gridato al complotto né si è difeso dietro le statistiche, ma ha parlato del “terrificante” fenomeno presentandolo come una persecuzione che viene dall’interno della Chiesa. Mi sarei aspettato qualche parola in più dal vescovo Sigalini, che ha affrontato bene il caso italiano di don Cantini, ma che poteva essere più incisivo sui casi americani. Due le considerazioni che sono mancate e che avrebbero, a mio avviso, permesso di giudicare meglio i reportage americani (toccanti per le testimonianze delle vittime della pedofilia, le cui vite sono state segnate indelebilmente; ma al tempo stesso un po’ troppo orientati sulle posizioni dell’avvocato dell’accusa Anderson): in primo luogo, nessuno, nei servizi né in studio, ha ricordato che nel caso - terribile! - di padre Lawrence Murhpy, il violentatore seriale di bambini e ragazzi nell’istituto per sordi di Milwakee, la Congregazione per la dottrina della fede è stata coinvolta solo alla metà degli anni Novanta, senza che in precedenza i vescovi avessero fatto alcunché (c’era stata, tra l’altro, anche un’inchiesta civile arenatasi con un non luogo a procedere). Nessuno ha ricordato che l’indicazione della Congregazione - come risulta dalle lettere dell’allora Segretario, Tarcisio Bertone, fu quella di fare il processo. E che alla fine, nel 1998, si decise di sospendere il processo a motivo delle gravi condizioni di salute di padre Murphy, che morì poche settimane dopo la riunione romana dov’era stata presa la decisione. Non è un particolare insignificante, eppure non è emerso, non è stato ricordato. Inoltre non si è detto che padre Murphy viveva nella casa di famiglia dalla metà degli anni Settanta e dunque al momento in cui la denuncia arriva a Roma, si discute la sua riduzione allo stato laicale, ma il sacerdote non ha incarichi pastorali che lo avvicinino ai ragazzi. Come pure non si è detto, dopo aver citato la testimonianza accusatoria verso il Vaticano dell’ex arcivescovo Rembert Weakland, che quest’ultimo ha ammesso di aver avuto una lunga relazione omosessuale con un giovane (maggiorenne) per comprare il silenzio del quale ha spesso ben 400mila dollari della diocesi. Weaklan non ha nulla a che fare con la pedofilia, ma forse questo particolare non secondario andava citato. Ancora, Formigli ha ripetuto la solita storia della “segretezza” prevista dai documenti vaticani nell’affrontare questi casi, lasciando intendere che questo abbia contribuito all’occultamento della verità e alla copertura dei colpevoli. Va ricordato che i documenti vaticani trattano solo - ovviamente - del processo canonico e dunque la riservatezza prevista è a tutela delle vittime degli abusi e anche dell’accusato, che prima di essere sanzionato o messo alla gogna ha il diritto a un processo che stabilisca le sue vere responsabilità. E’ innegabile, purtroppo, che per decenni si sia agito badando più a non creare scandali pubblici e non sia prestata la dovuta attenzione al dramma delle vittime. Ma attribuire questa incapacità di governo e questa superficialità ai documenti della Santa Sede, non è giusto. Infine, sono rimasto molto colpito dalla testimonianza di una delle vittime di Malta. Io ero là, e ho parlato proprio con loro, intervistando Joseph Magro (che ieri era presente in studio ma non è intervenuto). Ebbene, le dichiarazioni che ho ascoltato a Malta dalla stessa persona che ha parlato ad Annozero, erano di tutt’altro tenore. Le vittime ringraziavano la Chiesa maltese per l’appoggio ricevuto ed erano entusiaste per l’incontro con il Papa. Ieri, invece, hanno detto che la Chiesa ha avvocati potenti e che continua a proteggere gli stupratori.
(Fonte: Il Blog di Andrea Tornielli, 21 maggio 2010)
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