Più che sulle pagine di Avvenire, una recensione così “simpaticamente” positiva dell’ultimo film della Guzzanti, Draquila - L’Italia che trema, a firma di Alessandra De Luca, l’avrei vista meglio su L’Unità o al più su “Repubblica”.
Il film è infatti una lettura a senso unico degli eventi, portata avanti con ostentato disprezzo per tutto ciò che Protezione civile e Governo hanno fatto in occasione del terremoto aquilano; strettamente coerente con la mentalità univoca della Guzzanti - notoriamente schierata politicamente, abituata a travisare la realtà enfatizzandola ai fini della sua satira politica - ha impunemente trasferito questa sua deformazione mentale (che sostanzialmente vede solo un colore e sente soltanto ciò che vuol sentire) in un prodotto che oggi la solita critica "amica" vorrebbe contrabbandare come fedele e professionale ricostruzione dei fatti . Un prodotto invece che professionale e veritiero non è.
Che la troupe, arrivata immediatamente dopo la catastrofe, abbia lavorato in loco per un anno intero, “con 700 ore di girato”, centinaia di “interviste e colloqui, dati, statistiche, documenti ufficiali”, non significa assolutamente nulla, se poi nel montaggio si taglia e cuce soltanto quello che serve ad evidenziare una determinata linea di pensiero, quella e solo quella; è soltanto un modo disonesto di costruire “una” verità, non “la” verità: una verità a servizio esclusivo di convinzioni soggettive; non importa poi se per farlo si omette di proposito tutto ciò che potrebbe in qualche modo contraddirle o renderle meno credibili.
E la Guzzanti, si sa, è maestra in questo.
Ecco perché mi ha molto deluso vedere su Avvenire - che dovrebbe essere esempio di limpidezza, di equidistanza, di obiettività - un commento così semplicistico e superficiale, in cui l’autrice si schiera e condivide in maniera evidente il messaggio di un lavoro falsato dall’ideologia politica. La contestazione è giusta, libera e permessa a chiunque: ma va fatta su basi serie e su provate motivazioni, con un onesto approccio ai fatti. C’è sempre un pro e un contro, in tutte le cose: ma proporre e giustificare sempre e comunque, ad ogni costo, “il contro”, è solo un modo di fare informazione strumentalizzata, disfattista e partitica.
Nella fattispecie sfruttare un evento catastrofico semplicemente per contestare e criticare ferocemente il governo, servendosi dei soliti ripetitivi luoghi comuni , ormai stantii, non è offrire al pubblico una lettura serena dei fatti, e tantomeno fare della storia o costruire una documentazione appena accettabile: si scade semmai in una sceneggiatura da avanspettacolo. Ripeto: servirsi della tragedia di una città, del dolore autentico e straziante di tanta povera gente, per perorare ad ogni costo un proprio credo politico, comunque discutibile, è vile e spregevole. Come del resto lo è tutta la produzione della Guzzanti, nota mangiapreti anticlericale, che non ha mai disdegnato di mettere alla berlina la Chiesa e il Papa nei suoi scosciati e scurrili siparietti. Nihil novi sub sole!
Quindi, prima di osannare questo film, esternando il proprio compiacimento sul tipo: questa volta “Sabina Guzzanti non punta per niente a far ridere"; come dire: finalmente è arrivato il giusto giudice, è arrivata la vendicatrice, colei che metterà ogni cosa al posto giusto, fustigando le malefatte altrui (quando sarà la fustigatrice delle proprie?), pensiamo che la De Luca, firmataria del pezzo, avrebbe potuto porsi qualche altra domanda, guardando il film con un occhio più professionale, adulto e smaliziato.
Del resto, di opinionisti alla Guzzanti, malevoli, in cattiva fede, univoci, tendenziosi, vacui e calcolatori, ne abbiamo piene le televisioni e la carta stampata. E anche le tasche! Ne siamo veramente stufi! Per cui sarebbe quanto mai opportuna una moralizzazione del settore, introducendo nello spocchiume e nella saccenteria imperanti, una buona dose di umiltà e di obiettività, per il bene della verità, nel rispetto di tutti.
(Mario, Administrator, 5 maggio 2010)
[P.S. Per correttezza ritratto quanto ho scritto più sopra riferendomi ad "Avvenire". Una nota chiarificatrice, inviatami gentilmente dal direttore in data odierna, tra l'altro dice testualmente: "l’articolo di Alessandra De Luca era un pezzo di cronaca e non un “commento” di approvazione o disapprovazione. E il "dietro le quinte" di Gigio Rancilio completava il quadro con le “attese” (da noi disattese) di Sabina Guzzanti. Grazie a lei per l’attenzione e un cordiale saluto. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire".
Ricambio di cuore i saluti, caro direttore, e la ringrazio per il chiarimento. La sua precisazione mi fa ricredere con sollievo sul giudizio negativo espresso più sopra nei confronti del suo giornale. E faccio ammenda con piacere. Buon lavoro. M.L.]
(Mario, Administrator, 7 maggio 2010)
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