Per
favore, smettiamola di parlare di “seconda Repubblica”. È una definizione da
sempre priva di riscontro istituzionale, mancando un riferimento formale ed
oggettivo, che sancisca tale fantomatico passaggio. Ora è evidente come manchi
anche di senso politico. Cosa, infatti, avrebbe giustificato o addirittura
legittimato questa “svolta”? Tangentopoli? Mani Pulite? Ma quelle son state
inchieste, che han semplicemente rimpiazzato una classe politica con un’altra,
rivelatasi non migliore, non a colpi di voti nell’urna, bensì col tintinnio
delle manette! Affermazione, che ora non è più necessario nemmeno motivare o
dimostrare: è in sé evidente, apodittica. Nemmeno si è costretti a sfogliare i
quotidiani, per averne riprova.
Bastano
le prime pagine. Come quelle di sabato. Dal quotidiano “Libero”: “Da Milano a
Palermo, sgominata la sinistra. Inchiesta sulla svendita degli aeroporti
lombardi. Avvisi di garanzia per strade fantasma in Toscana. Indagato il
presidente dell’Emilia-Romagna. Rutelli alle prese con i soldi di Lusi.
Emiliano ammette i regali, ma non si dimette. La sede del Pd siciliano
perquisita per i brogli”. Su “Il Giornale”: “Sinistra nel pallone: ladri, case e parenti. Rutelli accusa il suo ex-tesoriere, il governatore dell’Emilia indagato per i favori al fratello, il sindaco di Bari in affitto da un costruttore che ha appalti con il Comune”. E il “Corriere”, intanto, faceva della geografia, spiegando come la “questione morale” dilaghi ormai “da Milano a Bologna a Bari”.
Qualcuno è in grado di spiegare cosa sia cambiato, se non in peggio? Qui non è più nemmeno questione di destra o sinistra: è il sistema, che è rimasto uguale...
Ora cosa ci inventeremo, una “terza” repubblica, per ripulire il marcio ed illuderci che le cose così possano magicamente andar meglio? Ma oggi che fine hanno fatto i paladini dei valori cattolici, gli incorrotti e incorruttibili, come – tanto per fare un esempio – quel Gianfranco Fini, il “delfino”, tristemente naufragato in derive ideologicamente opposte? Come vagheggiare orizzonti migliori in un Paese, dove certa Giustizia definita “creativa” vorrebbe inventarsi le leggi a colpi di sentenze, anziché compiere il proprio dovere, cioè applicare quelle esistenti ed approvate dal Parlamento? Un Paese, in cui una Corte di Cassazione può anche “dimenticarsi” dell’art. 29 della Costituzione, che riconosce “i diritti” alla famiglia unicamente in quanto “società naturale fondata sul matrimonio”, costituito da uomo e donna -come ribadito soltanto un anno fa dalla Corte Costituzionale-, e di conseguenza punta ad estendere tali diritti anche alle coppie gay, parificandole in dignità, con lo stratagemma di non definirle nozze. Che fine ha fatto la riforma fiscale costruita sul fattore famiglia? Ma come si fa a pensare ancora a queste cose, quando col concetto di “diversità”, che tanto piace al ministro Fornero, si tenta di introdurre l’insegnamento dell’omosessualità nelle scuole? È dunque questa l’Italia che vogliamo? E che Repubblica è, questa, la seconda o già la terza? L’impressione è che si stiano dando soltanto i numeri...
(MaLa,
da: Mauro Faverzani, Riscossa cristiana, 19 marzo 2012)
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