Tutto
ha avuto inizio con la pubblicazione del libro “Sua Santità. Le carte segrete
di Benedetto XVI”. Che, come si evince dal titolo, rivela alcuni documenti
riservati e lettere private del Pontefice. A lungo si è parlato di uno o più
“corvi”. Personaggi controversi che avrebbero trafugato scritti top secret
girandoli, poi, al giornalista. Tra questi, secondo le voci fatte circolare dai
suoi detrattori, ci sarebbe Ettore Gotti Tedeschi, di recente sfiduciato
dall’incarico di presidente dello Ior, la banca vaticana. La persona che,
materialmente, si sarebbe resa colpevole della fuga di notizie sarebbe, infine,
stata individuata in Paolo Gabriele, il cameriere personale di Benedetto XVI,
tra i pochi ad avere accesso a tutte le stanze degli appartamenti papali e,
attualmente, nella mani della giustizia vaticana.
Massimo
Franco, dalla pagine de Il Corriere della Sera si dice convinto che tutta la
vicenda rappresenti l’esito di un lungo conflitto. Tra Bertone e gotti
Tedeschi. Una sorta di vendetta. «L'impressione è che la sorte di Gotti
Tedeschi sia stata segnata dalle sue perplessità sull'operazione di salvataggio
dell'ospedale San Raffaele, voluta fortemente da Bertone e dalla sua cerchia;
poi dalle resistenze del numero uno dello Ior di fronte al blitz natalizio che
ha cambiato la legge antiriciclaggio». Secondo Repubblica, ci potrebbe essere
dietro ben più di un semplice regolamento di conti. Per Marco Ansaldo
esisterebbe un gruppo di cardinali, arcivescovi e monsignori che punta alla
Segreteria di Stato. E, successivamente, a ottenere la maggioranza in Conclave
per eleggere un pontefice scelto tra le proprie fila. «E le menti che hanno
concepito il piano sono le stesse che hanno foraggiato i media, attraverso i
"corvi", di carte segrete al fine di portare scompiglio e far cadere
il governo vaticano». Non è detto che sia stato effettivamente Paolo Gabriele
l’artefice delle rivelazioni all’esterno o che, per lo meno, possa aver agito
da solo anche per Libero. La tesi accreditata è che la vicenda sia l’esito di
una partita più grande. Quella che vede schierate in opposte fazioni il
cardinal Bertone e tutti i suoi nemici. In molti, ricorda il quotidiano diretto
da Belpietro, più volte hanno chiesto le dimissioni del successore di Sodano e
in molti sanno che la Segreteria di Stato è un posto chiave da dove gestire
l’organizzazione vaticana. Insomma, per Libero sarebbe, per il momento, Bertone
il vincitore della partita. Specie considerando il fatto che il capo dello Ior
Ettore Gotti Tedeschi, con cui c’erano attriti, è stato obbligato alle
dimissioni. Ma il suo vero successo consiste nel fatto che, d’ora in avanti,
chi stesse per compiere un qualunque atto sgradito a qualcuno, potrebbe essere
costretto a pensarci due volte per non essere sospettato di tradimento. Anche
secondo il Giornale difficilmente potrebbe essere stata una sola persona a
provocare la fuga di notizie. Luca Doninelli, in ogni caso, mette in guardia
dalle tentazioni complottistiche, dal gusto che persuade chi intravede scandali
e intrighi. La realtà è molto più complessa e molto più semplice: una brava
persona convinta, magari, di fare del bene che non si rende contro del danno
che crea. Ma il male, ricorda il giornalista e scrittore, si annida da per
tutto, ed è ipocrita scandalizzarsi del fatto che possa annidarsi pure in
Vaticano. Del resto, Gesù – si chiede – non predicava forse tra le prostitute e
i ladroni. Vittorio Messori su La Stampa ricorda che la Curia romana è sempre
stata un covo di vipere. Un tempo, almeno, era composta dai migliori elementi
che esistessero sulla piazza. Alti prelati in grado fare il loro mestiere, fini
politici e raffinati diplomatici. Oggi, dice il vaticanista, è composta da
uomini mediocri. Anche lui, tuttavia, invita a non scandalizzarsi. Bisogna
distinguere tra la Persona della Chiesa, che è santa, e il suo personale. Il Fatto quotidiano reputa, pure lui, che si tratti di una vittoria di Bertone. Quanto sta accadendo, e soprattutto le dimissioni di Gotti Tedeschi, rappresentano una prova di forza del cardinale per far capire che le pressioni sul Papa di chi vorrebbe la sua sostituzioni sono destinate a tali esiti. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, infine, spiega che da mesi si sapeva di qualcuno che stesse frugando tra le carte del Papa e di uomini a lui vicino pronti a tradirlo. Ma sapere è ben diverso dall’emettere sentenze di colpevolezza come hanno fatto la maggior parte dei giornali, ha sottolineato, ricordando ai lettori che,da mesi, il Papa si sta portando dentro un lungo e tormentato dolore.
(Fonte:
Il Sussidiario.net, 27 maggio 2012)
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