martedì 29 maggio 2012

Le quarantenni in fuga dalla Chiesa

L'argomento è affrontato in un articolo di Armando Matteo «La fuga delle quarantenni - Nuovi scenari del cattolicesimo italiano», e acquista particolare interesse alla luce della riflessione dei vescovi italiani, che cominciano oggi la loro 64.ma assemblea generale con come primo punto all'ordine del giorno il ruolo degli adulti: «gli adulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità», è il titolo scelto dalla Cei. L'autore del saggio, docente di Teologia fondamentale all'Urbaniana, mette a fuoco «il progressivo allontanamento delle giovani generazioni femminili dal cattolicesimo», un «elemento di novità particolarmente significativo ed allarmante, - commenta - in un Paese in cui la trasmissione della fede è da sempre matrilineare». Le donne si allontanano sempre più dalla Chiesa cattolica, e se il fenomeno si inserisce nel più generale abbandono da parte dei giovani, ha radici più lontane: si constata «fuga delle quarantenni» dalla Chiesa, con conseguenze preoccupanti sulla vita ecclesiale e la trasmissione della fede, denuncia la Rivista del Clero italiano, mensile della Università cattolica, invitando inoltre ad interrogarsi sulle conseguenze della «scomparsa delle suore» e sulle ricadute che la progressiva diminuzione delle appartenenti a ordini religiosi femminili ha sulla Chiesa.
Nella pratica religiosa, e più in generale nella vicinanza alla Chiesa, osserva Matteo analizzando i dati di alcune ricerche sociologiche recenti, «è sulla linea femminile che si registra il mutamento generazionale più alto: lo scarto rispetto alla frequenza alla messa tra gli uomini nati prima del 1970 e quelli nati dopo il 1970 è di 15 punti, è invece di ben 25 punti lo scarto tra le donne nate prima del 1970 e quelle nate dopo il 1970; e, in riferimento alla fede in Dio - prosegue Matteo - si passa da uno scarto maschile di soli 7 punti, tra i nati prima e quelli dopo il 1970, a uno femminile di 12 punti, prendendo in considerazione le nate prima e quelle dopo il 1970». Il 1970 è in qualche modo una data simbolo, poiché è «con le donne nate nel 1970 che inizia quel progressivo cammino di omogeneizzazione dei comportamenti tra uomini e donne in relazione alla pratica della fede» che si compie nelle giovani nate dopo il 1981. I giovani nati dopo questa data, maschi e femmine, hanno comportamenti convergenti circa la pratica religiosa e, a parte il fatto che le ragazze pregano di più, maschi e femmine in egual misura «vanno di meno in chiesa, credono di meno, hanno meno fiducia nella Chiesa, si definiscono meno cattolici e ritengono che essere italiani non equivalga ad essere cattolici». Questa generazione di donne ha iniziato a «rompere una tradizionale alleanza con la realtà della Chiesa, una alleanza che - afferma la Rivista del clero - ha sicuramente giovato ad entrambi i partner, ma che ora chiede di essere di nuovo rinegoziata». Riflettendo sul ruolo delle madri nella trasmissione della fede e sul peso degli ordini femminili nella Chiesa cattolica, Matteo conclude con una domanda: non è che «negli ultimi anni ci si è preoccupati più delle conseguenze sociali, politiche, economiche, culturali della fede, dando per ovvio l'esistenza e la trasmissione di questa stessa fede? Parlare di fede, di iniziazione alla fede, di nuova evangelizzazione, - osserva l'autore - significa dunque in misura significativa parlare delle quarantenni e della loro fuga»

(Fonte: Giacomo Galeazzi, La Stampa, 21 maggio 2012)

Nessun commento: