Nelle
ultime settimane sembra essersi scatenata all’interno dei Sacri Palazzi, una
lotta di potere, a base di fuga di documenti riservati, manovre di
disinformazione e illeciti di vario genere. Le carte portate a conoscenza del
pubblico per la verità non rivelano particolari malefatte di questo o quel
prelato, né tanto meno del Santo Padre. Ciò che effettivamente desta stupore,
angoscia e perplessità è la situazione di semi-anarchia che di fatto vige anche
nella sponda più nobile del fiume Tevere.
Taluni,
davanti alle sparate dei giornali laici, sempre avidi di gossip ecclesiastici,
parlano della Curia Romana come il ricettacolo della malavita, il luogo in cui,
per eccellenza, tutto è corrotto, e non a caso, ma per sua stessa natura.
Costoro, a cui la storia, anche ecclesiastica, insegna ben poco, sembrano
proporre un sottile ricatto alle legittime autorità della Chiesa: visto che
voi, pur tra i tanti aggiornamenti post-conciliari, non volete cedere nel
mantenimento della forma monarchica (e non democratico-elettiva) del Papato –
né sul celibato, né sul sacerdozio femminile et similia – siete corresponsabili
degli abusi, tipici delle vecchie Corti di potere di questo o quel sovrano.Le cose, in verità, sono da vedersi in modo diametralmente opposto. E’ stata proprio la tendenza, già protestante, poi modernista, quindi post-conciliare, favorevole al potere dal basso, all’auto-governo e al rifiuto del diritto penale nella Chiesa ad aver fatto prosperare la presente crisi. Già scrivendo ai cattolici d’Irlanda, a proposito degli abusi del clero sui minori, Benedetto XVI segnalava il rapporto di collateralità e con-causalità tra la mentalità larga degli anni del Concilio e la mancata repressione dei delitti, la quale ha indubbiamente favorito e incoraggiato il male della pedofilia, e così tutti gli altri mali.
A forza di identificarsi col mondo, e molto meno col Cristo, la Chiesa ha iniziato ha pensarla a poco a poco come il mondo, il quale dalla Rivoluzione francese in qua, continuamente predica la “libertà” e parallelamente condanna “l’autorità”. Ma senza autorità, la libertà prima o poi diviene arbitrio, licenza, libertinaggio e legge del più forte. E oggi i forti sono i potentati di stampo laico-massonico-finanziario, i quali fanno il bello e il cattivo tempo non solo nell’economia, loro dominio di predilezione, ma ciò che è più grave nella politica e nella cultura. D’altra parte se i sacerdoti cattolici non si formano più alla scuola dell’Imitazione di Cristo e degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio, ma si (de)-formano seguendo i nuovi cantori teologici della modernità e dell’aggiornamento no limits, la ricerca della perfezione e del distacco dalla mediocrità (il cui nome è legione) diviene merce rara e perfino vista come inutile.
Se nella scelta dei Vescovi prevale, non la fedeltà al Vangelo sine glossa e la vita retta e pia, ma la capacità di rapportarsi dinamicamente al contesto culturale in perenne evoluzione, perché meravigliarsi se questi Pastori non vigilano il gregge loro affidato? E se, in ultima analisi, il Paradiso è dato gratis a tutti e ad ognuno, perché, meravigliarsi se nelle difficoltà della vita e nelle tentazioni il prelato di turno antepone i propri interessi economici e di carriera, a quelli della Chiesa? La fosca luce gettata, a partire dal Concilio, su ogni forma di “moralismo”, “integralismo”, “dogmatismo”, “autoritarismo” non ha forse comportato il prevalere, nelle cattedre, nelle Commissioni e nelle Curie, di una generazione di presuli, il più lontano possibile da ogni intransigenza? Ma senza intransigenza come vincere la carne, il peccato e il mondo?
Che il Pontefice e quei Vescovi che zelano la restaurazione della Chiesa, ora tutta in rovina, non solo non deflettano dalla sequela di Cristo, ma ribadiscano con più veemenza che la dottrina cattolica non è negoziabile, che il Vangelo non cambia, che l’autorità della Chiesa sarà sempre monarchica, e che è proprio la perdita, in moltissime anime, di queste certezze, la causa più profonda degli scandali attuali. Vi sarà una purificazione, certo, ma non nel compromesso col mondo moderno ammorbato da tanti virus, bensì nella lotta contro di esso e della sua mentalità atea, agnostica e anticristiana. Instaurare omnia in Christo!
(Fonte:
Fabrizio Cannone, Corrispondenza Romana, 19 giugno 2012)
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