«Una
interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II ha penalizzato questa
dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. In
effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione,
in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa
della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del
Sacrificio. Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore
opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa
va ricollocata nel giusto equilibrio. In effetti – come spesso avviene – per
sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso,
l’accentuazione posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito
dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù,
realmente presente nel Sacramento dell’altare.
Questo sbilanciamento ha avuto
ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando
tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si
rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio
esistenziale. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di
Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre
case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue
varie espressioni e attività.
Il Sacramento della Carità di Cristo deve
permeare tutta la vita quotidiana. In realtà, è sbagliato contrapporre la
celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra.
E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come
l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in
verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo
atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può
esprimere il suo pieno significato e valore.
L’incontro con Gesù nella Santa
Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di
riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita
alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con
la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua
intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad
offrirli al Padre».
(Benedetto XVI, Omelia per la Santa Messa del Corpus Domini, 7 Giugno 2012)
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