venerdì 23 aprile 2010

Le discutibili esternazioni del Vescovo di Bolzano

Sui casi di pedofilia nella Chiesa è intervenuto anche il vescovo di Bolzano e Bressanone (nella foto). Dagli studi di La7, Karl Golser annuncia: "Lunedì prossimo avrò un colloquio con il procuratore capo della Repubblica di Bolzano, affinché i fatti che non sono caduti in prescrizione, siano subito segnalati e la giustizia italiana possa svolgere il suo mandato". Il vescovo si prepara dunque a denunciare i casi di pedofilia, di cui è venuto a conoscenza grazie alle segnalazioni delle vittime sul sito della Curia. "Si tratta di vicende drammatiche risalenti a 30-40-50 anni fa, su cui le vittime oggi hanno bisogno di esprimersi”, ma su cui non può intervenire la giustizia italiana.
Golser, che è anche presidente dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale, è convinto che "solo adesso la Chiesa cattolica ha la conoscenza vera e propria che la pedofilia non può essere guarita". Prima si pensava che un sacerdote, se riconosceva di aver sbagliato ed era disposto a fare una terapia, potesse essere inserito in un’altra struttura pastorale. Oggi si sa che non è così e anche la Chiesa chiede la loro rimozione".
Quanto ai casi dei sacerdoti omosessuali, il vescovo ha precisato che "bisogna distinguere tra pedofilia e omosessualità, che invece non è una malattia. Per l’esercizio del sacerdozio, ciò che vale per eterosessuali vale anche per gli omosessuali, ovvero la capacità di vivere secondo le regole della Chiesa".
Sull'abolizione del celibato per i sacerdoti, Golser infine ha ribadito che “il celibato è un gran valore e una disciplina, ma non è un dogma” e se ne può quindi discutere.
Fin qui la notizia (Libero, 9 aprile 2010). Ora c’è da dire che Mons. Golser non è nuovo ad interventi che si smarcano da quello che è comunemente ritenuto il pensiero dominante all’interno delle istituzioni ecclesiastiche. Aveva stupito, ad esempio, alla vigilia della nomina a vescovo, la sua apertura sulla tutela giuridica delle coppie omosessuali. Nel caso in questione – ammesso che la notizia sia veritiera in toto – ci sembra che la sollecitudine di monsignore nel prendere per oro colato le denunce presentate via internet sul sito della Diocesi, sia quantomeno discutibile: si verrebbe così ad innescare un meccanismo perverso, sulla base di “confessioni” telematiche e incontrollabili, in quanto riconducibili a fatti molto datati che, prima di essere consegnati in pasto ai media, andrebbero verificati sì con molta fermezza ma anche con altrettanta oculatezza. Sappiamo ormai per esperienza che molto spesso queste denunce, soprattutto telematiche, fanno leva o su motivazioni che hanno solo lo scopo di ottenere una certa notorietà (oggi questo genere di “vittimismo” rischia di fare tendenza) o sulla speranza di fantomatici risarcimenti aurei o, cosa forse più realistica, sulla volontà di continuare a gettare fango mediatico nei confronti della Chiesa e del Papa. Cominciamo ad averne già abbastanza: siamo alla saturazione!

(Mario, Administrator, 21 aprile 2010)

Nessun commento: