Sembra che finalmente qualcuno si sia mosso e abbia invitati tutti, cattolici e non, simpatizzanti e non, in piazza San Pietro per dire al Papa che sì, siamo sempre con lui.
A sostegno del Pontefice, Sacerdoti da tutto il mondo l'11 giugno saranno in Piazza san Pietro per "offrire al nostro amato Papa Benedetto XVI la nostra solidarietà, il nostro appoggio, la nostra fiducia e la nostra comunione incondizionata, dinanzi agli attacchi frequenti che gli sono rivolti, nel momento attuale.
Lo ha preannunciato il Cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione del Clero, in una lettera indirizzata ai 400mila preti che nei 5 Continenti fanno capo a 5000 vescovi. Dal canto suo la Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, organismo che raduna sessantasette associazioni e movimenti ecclesiali italiani, ha invitato «quanti appartengono e si riconoscono nel mondo dell' associazionismo cattolico a partecipare a Roma alla recita del Regina Coeli, domenica 16 maggio 2010, in Piazza San Pietro». «Vogliamo in questo modo - spiega una nota - stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI come figli col padre, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l'umanità intera. Il 16 maggio a Roma intendiamo consegnare nelle mani di Maria la nostra fedeltà al Santo Padre per il bene della Chiesa, nella quale facciamo esperienza della misericordia, unica risposta adeguata al bisogno di giustizia, che emerge dal cuore di ciascuno in questi momenti». Intanto i giovani da tutta Italia si sono già mobilitati per domenica 18 aprile mediante una convocazione fatta a tappeto tramite Facebook: «Abbiamo deciso di ribellarci al pensiero dominante che vede il Pontefice come una persona cattiva e insensibile – spiega Pietro Serra, dirigente nazionale dell’associazione Gioventù Cristiana. – Per questo abbiamo deciso di scendere in piazza e dare il nostro sostegno di giovani ed ancor prima di laici visto che non siamo un movimento ecclesiale». «Siamo soddisfatti del numero di adesioni – prosegue Serra – e su Facebook c’è stato un passa parola continuo che in pochi giorni dall’evento “Manifestazione nazionale per la difesa di Benedetto XVI” ha riscosso un totale di circa 10 mila persone tra quelli che parteciperanno, chi è indeciso e chi invece preferisce non partecipare».
Fin qui i comunicati stampa. Ed era ora! Finalmente ce l’abbiamo fatta, ce l’hanno fatta! Ci voleva poi così tanto? Perché tanta lentezza? Ricordate? Quando hanno impedito al Papa di andare a parlare alla Sapienza, non ci si è pensato su due volte: il Card. Ruini, con il suo provvidenziale tempismo, ha invitato tutti pubblicamente: è bastata una frase, e la domenica successiva tutti eravamo all’Angelus, a pregare con Benedetto XVI. Adesso si è pensato pure troppo. Ma per fortuna il risveglio, anche se graduale, alla fine c’è stato.
Tuttavia ciò non mi esime dal controbattere, almeno da queste pagine, alle tante falsità che continuano a tener banco nei media! E così, per cominciare, permettetemi di esternarvi con la solita franchezza alcune considerazioni che non riesco proprio a digerire.
Tra i tanti luoghi comuni, gonfiati artatamente e tirati in ballo dagli anticlericali, oggi quello che tira molto è la pedofilia dei preti. Improvvisamente tutti sono diventati vittime, tutti sanno di tutto, tutti ricordano tutto, tutti dicono la loro, quasi sempre a sproposito, il più delle volte inventando di sana pianta. Quello del prete pedofilo è diventato addirittura un soggetto molto quotato per film e telefilm (Criminal Minds, per esempio).
Che situazione squallida! Certamente anche i crimini perpetrati dai preti sono squallidi, ma è senz’altro più squallido il tentativo in atto di screditare ad ogni costo papa Benedetto XVI, di volerlo ad ogni costo alla sbarra come un garante criminale pro-pedofili, proprio lui che più di ogni altro nella storia della Chiesa ha affrontato e risolto queste problematiche (non dimentichiamo poi che i casi che vengono tanto strombazzati in questi giorni sono tutti databili circa 40-50 anni orsono!).
Quanta ipocrisia e quanta falsità c’è in tutto questo!
Signori integerrimi: vogliamo veramente combattere la pedofilia? Allora, cominciamo a fare nomi e cognomi di quanti vanno con le minorenni costrette a battere i marciapiedi, sia quelle dall’est, che le giovanissime africane. Per caso quelli sono i benefattori dell’umanità? Oppure, avanti: facciamo una bella indagine fra le agenzie turistiche, e vediamo chi va in Thailandia, a fare cosa e a cercare chi: facciamola seriamente una bella inchiesta sul turismo sessuale, di chi va in cerca di minori, con pubblicati nomi, cognomi e professioni, accanto alla foto di ciascuno. E poi, senza ricorrere anche qui alla caccia delle streghe, indaghiamo a fondo su produttori, commercianti, amatori, collezionisti di foto e materiale pedopornografico. Andiamo nelle discoteche a vedere a quanti anni vengono ingaggiate le cubiste e le intrattenitrici! E ancora: leggiamo i libri di Mario Mieli, l’attivista gay suicidatosi nel 1983, intellettuale di riferimento del mondo omosessuale, che nel processo politico di “ristrutturazione della società” non esita a includere nel suo elenco di “esperienze redentive” la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia. Alziamo lo sguardo oltre il nostro orizzonte, guardiamo a quello che succede nel mondo islamico: spose bambine tredicenni, che vengono sistematicamente violentate e a volte uccise a causa di rapporti bestiali, con il placet di leggi barbare. Bambine e bambini venduti e schiavizzati da trafficanti di manodopera e di sesso.
Facciamolo tutto questo, ma non solo a parole: voglio vedere i risultati concreti, lotte senza quartiere, le soluzioni definitive che ristabiliscano i principi morali in tutti quelli che stanno in alto, che predicano bene in pubblico e razzolano male nel privato!
Tutti sanno esattamente come stanno le cose: tutti, ma nessuno muove un dito. Rende di più lo scoop giornalistico della notizia in prima pagina, il nome del Papa e della Chiesa imbrattati dalla calunnia, trattati alla stregua dei più incalliti delinquenti: tanto poi passa tutto, chi se frega, la cosa col passare dei giorni si sgonfia da sola e il problema finisce per insabbiarsi nell’indifferenza di tutti.
Allora mi chiedo: è veramente la pedofilia che tutti questi signori oggi vogliono debellare con un così massiccio bombardamento mediatico, oppure il loro reale bersaglio è la Chiesa cattolica e il suo Papa, i cui forti e inflessibili insegnamenti tanto fastidio procurano agli approfittatori del male?
In ogni caso, non intendo accettare lezioni di moralità sulla Chiesa da coloro che pensano che l’aborto sia un diritto, da coloro che si reputano superiori a tutto e a tutti, da coloro che cercano di sovvertire la legge naturale e la famiglia naturale con espedienti degradanti, checché ne urlino nelle piazze i “suffragetti” del sistema! Personaggi sempre pronti a scendere a qualunque compromesso pur di soddisfare i loro bassi istinti. E tanto meno accetto lezioni di moralità da onorevoli, da professoroni, da esponenti di una certa cultura ideologizzata e univoca alla Mario Mieli, pace all’anima sua, da intellettualoidi spregiudicati e arroganti alla Busi Aldo, da esponenti pansessualisti dell’Arcigay alla Paolo Patanè, alla Francesco Paolo del Re, alla Franco Grillini & Co., né tantomeno da militanti atei inglesi alla Richard Dawkins e Cristopher Hitchens, che si stanno attivando per far incriminare e arrestare Papa Benedetto XVI. Personaggi cerebralmente asfittici, mallevadori, difensori, sostenitori e istigatori di cotanto lordume.
Ristabiliamo un minimo di decenza mentale. Ed entriamo nel merito delle denunce.
Patrocinate da un avvocato americano – che poverino ha trovato l’Eldorado con l’incasso delle sue parcelle miliardarie – le sedicenti vittime, che soltanto oggi si scoprono tali, oltre che pretendere risarcimenti milionari alla Chiesa (la forza dei soldi!), accusano Benedetto XVI di aver personalmente coperto alcuni pedofili, insabbiando fatti e denunce; e per far ciò ricorrono a vere e proprie ricostruzioni calunniose, cercando di coinvolgere in questo gioco al massacro anche la persona di Papa Giovanni Paolo II: “calunnia, calunnia, qualcosa resterà!”, diceva un filosofo e poeta francese, tristemente famoso.
Ora, nessuno nega che ci siano stati in passato fatti gravissimi di pedofilia, per colpa di qualche prete; nessuno nega che nella Chiesa ci siano stati anche pastori indegni a ricoprire il loro ruolo; probabilmente in alcuni casi si è intervenuti anche tardi e male; tutto questo è gravissimo, e non deve succedere: è fuori discussione.
Ma da qui a dire che la pedofilia si è diffusa nella Chiesa per il fatto che tutti i suoi preti sono potenzialmente pedofili, e soprattutto da qui ad accusare il Papa, questo Papa, di aver coperto dei criminali, beh, è semplicemente allucinante!
Per quanto riguarda poi le accuse specifiche, quelle vergognose fatte dal New York Times intendo, è sufficiente leggere le smentite e i chiarimenti fatti dalla sala stampa vaticana e dai più importanti giornali cattolici: ma nessuno li legge, rimangono lettera morta. Il pubblico, il grande pubblico, la massa, ha già i suoi colpevoli. Eppure, ad ogni accusa laica, corrisponde un chiarimento, puntiglioso e dettagliato del Vaticano. Cito per esempio l’ultimo caso: quello della lettera firmata da Ratzinger nel 1985, con cui egli si sarebbe opposto (ecco l’insabbiamento!) alla immediata riduzione allo stato laicale di un prete, Padre Stephen Miller Kiesle, colpevole di abusi sessuali: all’epoca in cui era stata inoltrata a Roma la sua richiesta, senza peraltro specificarne le motivazioni, il prete era già stato pubblicamente condannato per i suoi crimini dallo Stato della California: è quindi abbastanza evidente che, dopo la condanna di un tribunale civile, non ci fosse più nulla da nascondere, lo scandalo c’era già stato, e il condannato era sottoposto ad un particolare trattamento di stretto controllo, tanto che nei due anni successivi non ha compiuto nessun altro crimine! Perché Ratzinger ha aspettato due anni? Per il semplice fatto che questa era la prassi voluta all’epoca da Giovanni Paolo II, il quale per arginare le migliaia di domande di riduzione allo stato laicale dei preti nel periodo del lassismo e della contestazione post-sessantottina, aveva stabilito regole più rigide, avocando a Roma l’esame delle singole richieste (i crimini di pedofilia non erano comunque ancora di pertinenza dell’ex Sant’Uffizio), che comunque non potevano essere prese in considerazione se l’interessato non avesse compiuto i 40 anni d’età. Al momento della domanda, il prete in questione aveva 38 anni: la risposta di Ratzinger, che si riferiva alla sola richiesta di recessione dallo stato clericale, consigliava prudenza e di attendere l’età canonica: la domanda è stata poi accettata puntualmente al compimento dei 40. Tutto qui e tutto alla luce del sole. E anche questa accusa si è sciolta nel nulla.
Non praevalebunt. Non ce la faranno mai, è vero! Lo sappiamo. E la folla di pellegrini di questi giorni alla Sindone è lì a dimostrarcelo.
Ma visto che lo stillicidio di documenti ignobili continuerà, è bene cominciare a protestare tutti ad alta voce: non si permettano! Giù le mani dal Papa! Noi stiamo decisamente con lui!
(Administrator, 14 aprile 2010)
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