Più che luogo fisico, spazio interiore; non fuoco di fiamme, ma fuoco metaforico, interiore. Benedetto XVI descrive a circa 9.000 fedeli riuniti in Vaticano per l'Udienza Generale la sua immagine del Purgatorio. E per farlo non chiede aiuto a Calliope, come fece Dante, ma ad una mistica del Quattrocento, Santa Caterina da Genova, moglie di un ubriacone e inizialmente dissoluta anche lei, poi spiazzata dalla ''visione'' dell'orrore dei propri peccati e convertita a una esistenza di carità' e dedizione al prossimo.
Se ai tempi di Caterina, spiega il Papa, si pensava al Purgatorio a partire dall’idea dei tormenti dell'aldilà, e come a uno spazio ''nelle viscere della terra'', Caterina invece vedeva il Purgatorio a partire dalla propria anima di peccatrice: la visione del peccato confrontato all'amore di Dio, la portava a espiare e purificarsi. Se di fuoco si trattava, quindi, era certo un fuoco ''interiore''. Da tempo la Chiesa e i Pontefici hanno abbandonato le immagini dell'aldilà che per secoli hanno nutrito l'immaginario collettivo e popolato le arti di diavoli con il forcone, beati tra le nuvole del Paradiso e peccatori non dannati che compiono la propria purificazione.
Nel 2003, Giovanni Paolo II dedicò un ciclo di catechesi a Inferno, Purgatorio e Paradiso, come stati dell'anima legati alla comunione o meno con Dio. In questo solco, Ratzinger ha riflettuto sul Purgatorio, in cui l'anima ''soffre per non aver risposto in modo corretto a tale amore di Dio e l'amore stesso diventa fiamma e lo purifica''. E ha raccomandato di ''pregare con i defunti'' perché completino la propria purificazione e ''affinché possano giungere alla comunione con Dio''. La riflessione sull'aldilà, il peccato e il giudizio di Dio e' affrontato con ampiezza da Benedetto XVI nella sua Enciclica ''Spe salvi'', pubblicata nel 2007. Il Giudizio Finale di Dio, scrive il Papa teologo, esiste, non sarà quello dell'iconografia ''minacciosa e lugubre'' dei secoli scorsi, ma nemmeno un colpo di spugna ''che cancella tutto''; esso chiamerà ''in causa le responsabilità'' di ciascun uomo. La ''Spe Salvi'' ribadisce l'esistenza del Purgatorio e dell'Inferno e lega il motivo della speranza cristiana proprio alla giustizia divina. Anzi, afferma che proprio ''la questione della giustizia costituisce l'argomento essenziale, in ogni caso l'argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna''. ''E' impossibile infatti che l'ingiustizia della storia sia l'ultima parola'', chiarisce in uno dei passaggi più forti della lettera Enciclica. ''La grazia - scandisce poi Benedetto XVI- non esclude la giustizia. I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato''.
(Fonte: Petrus, 12 gennaio 2011)
1 commento:
Da papi post conciliari che ci si poteva aspettare.A breve diranno che Gesù era compagno e massone, come già avviene per Testimoni di Geova ed altre sette demoniache
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