A seguire direttamente la cerimonia nuziale e poi a partecipare alla successiva lunghissima festa, vi era come al solito il mondo aristocratico e dei “vip” dello spettacolo (assente invece quello politico internazionale), e ciò ha contribuito in maniera determinante all’aspetto pienamente mondano dell’evento. Diverso significato invece appare avere la vastissima partecipazione popolare all’evento, non solo in Gran Bretagna, ma ovunque. Un numero immenso di “non-invitati” in ogni parte del mondo si è autoinvitato dinanzi alle televisioni (o ha partecipato fisicamente all’esterno del “recinto” se si trovava a Londra).
Ciò non è la prima volta che accade (basti pensare appunto ai precedenti matrimoni regali in Inghilterra, e, sebbene in misura ben più ridotta, nelle altre monarchie europee), ma l’essersi ripetuto ancora una volta, e in tal misura, nell’ormai già avanzato terzo millennio nel Paese che più di ogni altro si è spinto nel vertiginoso processo di sovversione delle proprie radici spirituali, civili, morali e identitarie, assume un significato e un messaggio politico ben preciso, che occorre non sottovalutare. C’è qualcosa che scatta nell’animo delle persone quando accadono questi eventi. È come se nell’animo di un popolo che assiste inerte a ogni forma di distruzione della sua tradizionale civiltà, rimanesse nel profondo un vivo e celato attaccamento non solo al proprio passato in quanto tale, ma alla consapevolezza che esiste un bene e un ordine in questo mondo, e che la Corona, con quella sua anzianissima sovrana, in qualche modo rappresenta l’ultimo filo che collega ogni inglese a quell’ordine ormai sulla strada della distruzione.
Nel Paese dell’omosessualismo, dell’eugenetica, della persecuzione concreta al Cristianesimo, dell’odio aperto e ricercato verso tutto ciò che sa anche lontanamente di cattolico (forte è stato il richiamo di Papa Benedetto XVI alla difesa dei veri valori non negoziabili nel suo viaggio in Gran Bretagna), della apertura insensata a ogni altra religione e tradizione fuorché alla propria, nel Paese occidentale che per primo sta adottando la sharia come norma di legge per i milioni di musulmani presenti nel proprio territorio (con le conseguenze drammatiche che questo può significare per quelle donne che inavvedutamente sposano islamici…), accade il più inaspettato dei fatti: il viscerale amore di tutto un popolo verso la monarchia (e verso una famiglia reale tutt’altro che sempre all’altezza del proprio ruolo).
E ciò non solo in Inghilterra: in tutto il mondo occidentale l’evento è stato vissuto con grande interesse e piacere, anche dai signori che dominano quei mezzi di comunicazione che sono sempre i primi ad avallare gli anti-valori del mondo contemporaneo e che darebbero chissà cosa per potersi liberare di questa monarchia (come e ancor più di tutte le altre tuttora esistenti). Eppure, devono ammettere che su questo piano i popoli non li seguono: appena capita l’occasione, milioni e milioni di persone partecipano entusiaste a questi ultimi timidi bagliori di uno splendore secolare che rifulge ancora dai secoli della civiltà cristiana, dal nostro retaggio comune di europei e figli della Chiesa. Diciamolo chiaramente: quale evento “laico” (eccetto lo sport) o “laicista” richiama davanti le televisioni decine di milioni di persone? Chi interrompe le proprie attività per seguire con entusiasmo progetti, teorie ed eventi finalizzati alle cosiddette “conquiste sociali e scientifiche” dell’uomo? Quale leader a qualsiasi titolo del laicismo imperante può sognarsi di avere un tale seguito di interesse da parte di quelle “masse” da educare ai nuovi miti del relativismo imperante?
Si è detto che la gente ha bisogno di favole: in parte questo è vero, ma è anche vero che vuole favole che partono e finiscono bene, e per bene si intende ordinate a un fine superiore e legittimo, incardinate in un ordine morale e civile immutabile (il matrimonio fra uomo e donna, con cerimonia cristiana, la famiglia, anche la monarchia, occorre dirlo, in quanto garante di questo ordine millenario che infonde sicurezza a ognuno, proprio quella sicurezza dei valori immutabili che oggi la società occidentale fa di tutto per distruggere e sovvertire). Insomma, nel matrimonio di due giovani ragazzi ognuno, inglese e non, ha voluto vivere nel proprio animo, inconsciamente, quel senso di ordine, bellezza, certezza dei valori non negoziabili che sono ancestralmente inseriti nella nostra anima di cristiani.
Il matrimonio di ieri è un matrimonio fra ciascuno di noi e il suo passato perduto. È un progetto dell’anima. È un desiderio di un ordine superiore, di quell’ordine di cui oggi (e paradossalmente più che mai in Inghilterra) ci vogliono privare.
Ciò non è la prima volta che accade (basti pensare appunto ai precedenti matrimoni regali in Inghilterra, e, sebbene in misura ben più ridotta, nelle altre monarchie europee), ma l’essersi ripetuto ancora una volta, e in tal misura, nell’ormai già avanzato terzo millennio nel Paese che più di ogni altro si è spinto nel vertiginoso processo di sovversione delle proprie radici spirituali, civili, morali e identitarie, assume un significato e un messaggio politico ben preciso, che occorre non sottovalutare. C’è qualcosa che scatta nell’animo delle persone quando accadono questi eventi. È come se nell’animo di un popolo che assiste inerte a ogni forma di distruzione della sua tradizionale civiltà, rimanesse nel profondo un vivo e celato attaccamento non solo al proprio passato in quanto tale, ma alla consapevolezza che esiste un bene e un ordine in questo mondo, e che la Corona, con quella sua anzianissima sovrana, in qualche modo rappresenta l’ultimo filo che collega ogni inglese a quell’ordine ormai sulla strada della distruzione.
Nel Paese dell’omosessualismo, dell’eugenetica, della persecuzione concreta al Cristianesimo, dell’odio aperto e ricercato verso tutto ciò che sa anche lontanamente di cattolico (forte è stato il richiamo di Papa Benedetto XVI alla difesa dei veri valori non negoziabili nel suo viaggio in Gran Bretagna), della apertura insensata a ogni altra religione e tradizione fuorché alla propria, nel Paese occidentale che per primo sta adottando la sharia come norma di legge per i milioni di musulmani presenti nel proprio territorio (con le conseguenze drammatiche che questo può significare per quelle donne che inavvedutamente sposano islamici…), accade il più inaspettato dei fatti: il viscerale amore di tutto un popolo verso la monarchia (e verso una famiglia reale tutt’altro che sempre all’altezza del proprio ruolo).
E ciò non solo in Inghilterra: in tutto il mondo occidentale l’evento è stato vissuto con grande interesse e piacere, anche dai signori che dominano quei mezzi di comunicazione che sono sempre i primi ad avallare gli anti-valori del mondo contemporaneo e che darebbero chissà cosa per potersi liberare di questa monarchia (come e ancor più di tutte le altre tuttora esistenti). Eppure, devono ammettere che su questo piano i popoli non li seguono: appena capita l’occasione, milioni e milioni di persone partecipano entusiaste a questi ultimi timidi bagliori di uno splendore secolare che rifulge ancora dai secoli della civiltà cristiana, dal nostro retaggio comune di europei e figli della Chiesa. Diciamolo chiaramente: quale evento “laico” (eccetto lo sport) o “laicista” richiama davanti le televisioni decine di milioni di persone? Chi interrompe le proprie attività per seguire con entusiasmo progetti, teorie ed eventi finalizzati alle cosiddette “conquiste sociali e scientifiche” dell’uomo? Quale leader a qualsiasi titolo del laicismo imperante può sognarsi di avere un tale seguito di interesse da parte di quelle “masse” da educare ai nuovi miti del relativismo imperante?
Si è detto che la gente ha bisogno di favole: in parte questo è vero, ma è anche vero che vuole favole che partono e finiscono bene, e per bene si intende ordinate a un fine superiore e legittimo, incardinate in un ordine morale e civile immutabile (il matrimonio fra uomo e donna, con cerimonia cristiana, la famiglia, anche la monarchia, occorre dirlo, in quanto garante di questo ordine millenario che infonde sicurezza a ognuno, proprio quella sicurezza dei valori immutabili che oggi la società occidentale fa di tutto per distruggere e sovvertire). Insomma, nel matrimonio di due giovani ragazzi ognuno, inglese e non, ha voluto vivere nel proprio animo, inconsciamente, quel senso di ordine, bellezza, certezza dei valori non negoziabili che sono ancestralmente inseriti nella nostra anima di cristiani.
Il matrimonio di ieri è un matrimonio fra ciascuno di noi e il suo passato perduto. È un progetto dell’anima. È un desiderio di un ordine superiore, di quell’ordine di cui oggi (e paradossalmente più che mai in Inghilterra) ci vogliono privare.
Un unico neo, aggiungiamo noi: il largo spazio mediatico concesso alla celebre e molto discussa "coppia" Elton John e marito; una visibilità tale, da far dire ai commentatori nostrani, con una certa compiacenza, che "finalmente" anche l'unione omosessuale aveva avuto con l'occasione la sua completa ufficializzazione internazionale!
(Fonte: Massimo Viglione, Corrispondenza Romana n.1190 del 7/5/2011)
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