giovedì 26 maggio 2011

P. Lorenzo van den Eerenbeemt: frate dal cognome impronunciabile, infaticabile operaio di Dio, innamorato del “suo” Carmelo

La santità non è un bene personale. È un patrimonio di tutta la Chiesa. E in tempi come questi, in cui il paganesimo sta portando avanti la sua lotta senza quartiere per soffocare finanche le radici cristiane della nostra civiltà, penso sia molto consolante ed istruttivo proporre all’attenzione del grande pubblico personaggi sconosciuti, che pur nell’umiltà del cuore e con grande disponibilità alla chiamata di Dio, hanno saputo innestare sul tronco millenario della Chiesa nuovi virgulti, nuove vitali realtà, come la fondazione di nuovi istituti di vita religiosa.
È il caso di Padre Lorenzo van den Eerenbeemt, un frate carmelitano dal cognome impronunciabile ─ cofondatore con la Beata Maria Crocifissa Curcio delle Suore Carmelitane missionarie di santa Teresa del Bambino Gesù ─ la cui santa vita, spesa al servizio di Dio, ben volentieri ci accingiamo a tratteggiare, con l’intento di opporre alla valanga giornaliera di sporcizia, di immoralità, di violenza, con cui i media ci ricoprono quotidianamente, una piccola ma significativa resistenza.
Padre Lorenzo nacque a Roma il 3 maggio 1886: il padre, Pietro Van den Eerenbeemt, olandese, era un volontario nel reggimento degli Zuavi Pontifici, che nel 1870 aveva combattuto per la difesa di Roma; caduto lo Stato Pontificio, si era stabilito nella città eterna, sposando la contessa Giovanna Negri. Undicesimo figlio di quel matrimonio, venne battezzato nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini con il nome di Ettore.
Compiuti gli studi elementari presso il collegio S. Giuseppe dei Fratelli delle Scuole Cristiane, venne spinto dal padre ad entrare nel Seminario dell’Apollinare, dei Padri della Missione, presso il quale frequentò brillantemente come seminarista i primi tre anni di studi ginnasiali; non completò il quarto poiché, scoprendosi particolarmente portato per l’arte, la letteratura e gli studi in genere, pensò di non essere votato al sacerdozio e quindi abbandonò il seminario. Ettore si trasferì quindi a Parigi presso il fratello Ubaldo, e poi, nel 1902, in Olanda. Qui, nella sua patria, trovò anche un impiego lavorativo e tutto gli parve più congeniale: ben presto però, proprio qui in Olanda, Ettore sentì la chiamata del Signore che lo invitava a seguirlo nella vita consacrata, volendolo tutto per Sé. Maturata, tra le comprensibili difficoltà, questa sua vocazione alla vita religiosa e sacerdotale decise, tra lo stupore di parenti e amici, di entrare nell’Ordine Carmelitano, che lo accolse ben volentieri. Fece il noviziato sempre in Olanda, nel convento di Boxmeer, prendendo il nome religioso di Lorenzo.
Superate le prove della vita austera con l’aiuto della grazia e della sua ferrea volontà, il 30 settembre 1907 emise i voti temporanei; quindi, dopo aver completato gli studi di Filosofia e di Teologia, il 15 ottobre 1910, emise la professione solenne. Ricevuta l’ordinazione presbiterale il 1 giugno 1912, fu destinato a Roma per gli studi accademici di Teologia e Sacra Scrittura. Qui, nel 1915 conseguì il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, e nel 1919 la licenza in Sacra Scrittura nel Pontificio Istituto Biblico. Nel frattempo, fu vice-parroco della parrocchia di S. Maria in Traspontina e aiutante d’archivio nella Segreteria di Stato Vaticano. Il 7 luglio del 1917 veniva nominato priore del Collegio Internazionale di S. Alberto, incarico che lasciò il 26 settembre 1919, perché chiamato dai Superiori ad insegnare nella facoltà teologica di Oss in Olanda. In questa comunità strinse una profonda amicizia con il confratello Tito Brandsma, vittima del nazismo nel 1945 a Dachau e beatificato nel 1985.
Nel settembre del 1920 fu richiamato a Roma con l’incarico di professore di Sacra Scrittura e di lingua ebraica presso lo Studentato Generale dell’Ordine Carmelitano in Roma. Insegnamento che tenne fino a tutto l’anno accademico 1929-30. Fu anche esaminatore del Clero romano dal 1922 al 1930.
Il grande sogno di Padre Lorenzo erano comunque le missioni. Quando nel 1922 venne aperta la missione carmelitana a Giava (Indonesia), egli fece domanda per essere inviato, ma non fu accettata, urgendo a Roma la sua presenza di professore. Ma fu in questi anni che egli mise a punto il suo progetto di costituire un Terz’Ordine femminile regolare per le Missioni. Andati a vuoto gli inviti per una collaborazione in tal senso, rivolti a congregazioni già avviate, mise il tutto sotto la protezione dell’allora beata Teresa del bambino Gesù, per riuscire, tramite la sua intercessione, a realizzare quel desiderio missionario che lei stessa aveva coltivato nella sua vita e che le avrebbe poi meritato il titolo di Patrona delle Missioni.
Nel 1924, tramite il confratello P Alberto Grammatico, venne in contatto con M. Crocifissa Curcio, condividendo con lei l’ideale di fondare un Carmelo Missionario. La Madre, in Sicilia, nel paese natale di Ispica, e successivamente a Modica, aveva peraltro già in essere alcuni esperimenti di vita religiosa, coinvolgendo diverse giovani locali a livello parrocchiale, aderenti al terziariato carmelitano, in attesa di poter avere il riconoscimento vescovile e l’incardinamento ufficiale all’ordine carmelitano.
Fu così che con il permesso del Priore Generale, P. Elia Magennis, Padre Lorenzo iniziò  ad occuparsi fattivamente di questo progetto, intessendo con la Curcio una fitta corrispondenza, con scambio di opinioni, esperienze e direttive utili allo scopo.
Il giorno 17 maggio 1925, canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino, offrì a Padre Lorenzo l’occasione di incontrare personalmente a Roma madre Crocifissa e di gettare le basi concrete della futura fondazione: il giorno successivo, infatti, Padre Lorenzo e madre Crocifissa si recarono a S. Marinella, un paesino sul mare in prossimità di Civitavecchia, luogo che egli conosceva molto bene per l’attività pastorale che svolgeva colà, nella Chiesa di Nostra Signora delle Vittorie, durante il periodo estivo; una località che Padre Lorenzo vedeva favorevolmente come culla del suo progetto missionario. Insieme visitarono il villino “Persichetti” su Capo Linaro, una costruzione che si prestava egregiamente ai loro progetti, di cui Madre Crocifissa si innamorò immediatamente, al punto da decidere concordemente di sceglierla immediatamente come prima temporanea dimora. Quindi Padre Lorenzo si occupò di svolgere le trattative necessarie con l’Ordinario della diocesi Suburbicaria di Porto-S. Rufina, il Card. Antonio Vico, e il 3 luglio 1925, la Madre Crocifissa insieme ad altre tre sue compagne terziarie si stabilirono a Santa Marinella, dando inizio ufficiale al nuovo Istituto accogliendo le giovani vocazioni orientate da P. Lorenzo. P. Lorenzo intanto si occupò dell’acquisizione del terreno e la costruzione della prima residenza delle Suore in Santa Marinella, cercando di bussare tutte le porte per ottenere i fondi necessari. Il 16 dello stesso mese ricevettero l’affiliazione all’Ordine Carmelitano. Padre Lorenzo, per offrire maggior collaborazione a Madre Crocifissa nella nuova opera, ebbe il permesso dai Superiori di trasferirsi a S. Marinella, fissando la sua dimora presso la chiesetta delle Vittorie, pur continuando a Roma il suo impegno di professore ed esaminatore del clero.
Questa doppia possibilità fu però di breve durata. Subentrato nel mese di luglio del 1929 al defunto Card. Vico alla guida della diocesi di Porto-Santa Rufina, il Card. Tommaso Pio Boggiani, dell’Ordine dei Predicatori, rilevò immediatamente, in questa soluzione di compromesso a favore dell’opera di Padre Lorenzo, una irregolarità canonica, nel senso che il frate ormai viveva fuori dal suo convento, anche se con il permesso dei Superiori e per una nobile causa: una irregolarità che il cardinale non intendeva avallare. Per questo motivo, dopo aver contattato i competenti Superiori dell’Ordine Carmelitano, e averli perentoriamente richiamati al loro dovere, mise Padre Lorenzo di fronte ad una scelta dolorosa: o rientrare immediatamente in convento, abbandonando la sua residenza e ogni legame con santa Marinella e le sue Suore, oppure, se voleva continuare ad occuparsi della sua opera, abbandonare l’Ordine Carmelitano e incardinarsi come semplice prete alla diocesi di Porto Santa Rufina. Fu così che Padre Lorenzo, per grande carità verso queste sue figlie, che avrebbero sofferto in maniera dirompente la sua dipartita, necessitando ora più che mai della sua opera, dei suoi consigli, della sua concreta collaborazione, si vide costretto a scegliere questa soluzione, anche se dolorosissima: il 18 febbraio 1930 ottenne l’esclaustrazione dall’Ordine e il 21 febbraio dello stesso anno veniva incardinato nella diocesi di Porto-S. Rufina. Padre Lorenzo amava profondamente il suo Ordine, ne era attaccatissimo, e questa prova gli causò molta sofferenza e amarezza, un vero e proprio trauma; riuscì comunque a superarla grazie all’aiuto della Vergine del Carmelo, alla sua profonda umiltà, e al convinto spirito di sottomissione al volere di Dio. Tuttavia nella sua vita e nel suo cuore egli conservò intatto l’attaccamento ai carismi dell’ideale carmelitano, mantenendo comunque invariati i rapporti che quotidianamente intratteneva con i Superiori e i confratelli carmelitani di Roma e dell’Olanda.
Il 13 aprile 1930 l’istituto delle Carmelitane Missionarie di S. Teresa del Bambino Gesù riceveva l’approvazione diocesana, e il 10 luglio successivo quella delle Costituzioni.
Da allora, oltre alla direzione spirituale e pratica della Congregazione, per guidarla nella sua espansione mondiale e nel suo consolidamento, Padre Lorenzo lavorava, sempre disponibile e caritatevole, anche per quella parte della popolazione di S. Marinella che frequentava la chiesa di Nostra Signora delle Vittorie, in particolare per i ragazzi, dapprima nella veste di vicario curato e poi, dal 1949 al 1953, a seguito della erezione della chiesetta in Parrocchia col titolo di Nostra Signora del Monte Carmelo, come parroco infaticabile.
Stimato e ben voluto, ricoprì anche in Diocesi vari e importanti uffici, tra cui: canonico della Collegiata di Castel Nuovo di Porto, convisitatore nella visita pastorale diocesana del 1939-41 e del 1948, vicario foraneo di S. Marinella, canonico teologo, esaminatore prosinodale e censore dei casi morali, membro di varie commissioni e uffici diocesani e infine giudice sinodale. Fu onorato delle nomine: nel 1942 da Pio XII di cameriere segreto soprannumerario, e nel 1959, da Giovanni XXIII, di prelato domestico.
Intanto la Congregazione delle Suore Carmelitane, dopo essersi consolidata in Italia, nel 1947 iniziava la sua espansione anche oltre oceano, come in Brasile, in supporto alle locali missioni Carmelitane.
Padre Lorenzo e Madre Crocifissa, avevano lavorato molto bene e con grande fervore per il regno di Dio: grande fu quindi la gioia del Padre, quando il suo sogno divenne realtà, quando cioè le «sue figlie missionarie carmelitane», come lui le chiamava, furono in grado di affiancare attivamente nel lavoro pastorale sia lui, nella sua piccola parrocchia, ma soprattutto i suoi ex confratelli carmelitani, che operavano nelle loro missioni sparse nel mondo.
Dopo la morte di Madre M. Crocifissa, avvenuta nel 1957, Padre Lorenzo continuò per circa dieci anni nella sua opera di sostegno e di assistenza spirituale alle Suore, rallentando però gradualmente il suo impegno, fino a scomparire lentamente e silenziosamente dalla guida della Congregazione che, diventata un organismo robusto e vitale, era ormai in grado di muoversi autonomamente.
Un unico, grande sogno, era rimasto radicato nel cuore di Padre Lorenzo: quello di riunirsi alla sua comunità, al suo Ordine Carmelitano. Fu nel 1968, rimasto finalmente libero da ogni impegno nei confronti della Congregazione, la cui gestione era passata definitivamente in mano alle Suore, che egli poté finalmente coronare questo sogno. La sua domanda di reintegrazione nell’Ordine venne benevolmente accolta dall’allora Priore Generale, che lo riammise ufficialmente il 5 ottobre 1969, concedendogli comunque, a causa della sua salute, di rimanere presso le Suore a S. Marinella, accanto alla “sua” parrocchia carmelitana. Qui, nel silenzio e nella preghiera ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, illuminando con il suo esempio di padre il cammino di tutti i suoi figli e figlie.
Il 7 ottobre 1977 passò serenamente, con i conforti religiosi, alla casa del Padre.
Scrisse di lui un confratello carmelitano: “L’ho sempre considerato tra gli uomini migliori del nostro Ordine e sono contento che la sua devozione alla Madonna sia stata coronata dall’incontro col Padre Celeste, proprio nel giorno liturgico del S. Rosario”.
Tra le innumerevoli lettere e circolari indirizzate alle “sue” Suore, mi piace riportare queste poche righe, molto significative: «Sì, mie buone suore, dovete rientrare sempre più in voi stesse e domandarvi: "ma sono veramente una suora dedicata completamente alla vita missionaria? Oppure passo il mio tempo in passatempi da nulla, in vane conversazioni, senza occuparmi affatto della vita missionaria, molto necessaria anche qui pur restando nelle nostre contrade? La nostra vita è quella attiva: ovunque viviamo dobbiamo cercare anime, anime, anime. Senza questo spirito cadiamo in una materialità senza limiti e ci prepariamo per entrare nell'eternità con un piccolissimo cestino di poche preghiere, fatte con sonnolenza e superficialità. Svegliamoci tutte e lavoriamo meglio che possiamo per guadagnare la gioventù. Quanto bene possiamo fare nel mondo? Prima di tutto dovete essere suore con grande fede alla nostra missione: dovete essere apostole, non accoccolate e contente di non stare in mezzo al mondo. Lavoriamo per le anime; cerchiamo la gioventù: aumentiamo in carità: non lasciamoci trascinare da affetti troppo terreni. Che la nostra anima, pur amando la gioventù, sia libera da lacci appiccicaticci che sono una rovina per le anime consacrate completamente al Signore» (Lettera alle Suore, luglio 1964).
Ora le sue “figlie” si stanno muovendo alacremente per superare i primi adempimenti sulla via lunga e laboriosa prevista per le cause dei santi. Perché una vita tanto umile e preziosa, ricca di insegnamenti e di generosità, possa venire finalmente riconosciuta e additata ufficialmente alla venerazione della Chiesa.
Per maggiori informazioni

(Mario 22 maggio 2011)

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