giovedì 19 maggio 2011

Sai Baba: un santone controverso, una dottrina inconciliabile col cattolicesimo

L’uomo ha da sempre avuto un grande bisogno di soprannaturale. La storia è piena di insigni studiosi e filosofi che hanno creato filoni di pensiero su tale argomento. Oggi però, passando attraverso la negazione di Dio, il pensiero della nostra società dei consumi è giunto ad un radicale pragmatismo, con il risultato che declassando decisamente tutto ciò che sa di teologia, di trascendente, di fede in Dio e dell’idea stessa di Dio, si è arrivati ad ammirare e a seguire sempre più diffusamente, la degenerazione stessa del soprannaturale, ossia l’esoterismo e la magia.
Che oggi obiettivamente ci sia bisogno più che mai di una cura rigenerante e rinvigorente per il nostro cristianesimo “di maniera”, soprattutto per quanto riguarda la fede, è cosa risaputa, non c’è nulla da eccepire. Ma se si pensa, come lascia intendere una nota rivista cattolica, di far arrivare questa cura ricostituente ricorrendo a soluzioni “mistiche” e miracolanti importate direttamente dall’oriente, anzi più precisamente da Puttaparthi (India), patria del celebre guru Sai Baba, recentemente scomparso, beh, allora di cose da eccepire ce sono parecchie.
Prima di tutto perché corrisponderebbe a riconoscere come utile e valida quella moda oggi decisamente molto “in”, di importare e seguire qualunque forma di esperienza religiosa, contrabbandandola tout court per eccellente e miracolosa, soltanto perché “orientale”: un marchio di origine di assoluta garanzia.
Assistiamo infatti al deplorevole andazzo, in nome di un falso e improponibile “irenismo”, con cui, anche tra preti e religiosi cattolici, vengono propagandati e proposti come “esempi” da seguire, personaggi che al contrario dovrebbero essere guardati, proprio dai suddetti pastori, con maggiore spirito critico,maggiore oculatezza e prudenza.
E uno di questi personaggi molto controversi è proprio il santone Sai Baba.
Il quale, senza troppi problemi, afferma "Io sono Dio" e dice di essere la reincarnazione del suo predecessore Shirdi Sai Baba. Naturalmente, nessun problema per Mario Mazzoleni il sacerdote colpito da scomunica per “eresia”, avvenuta nel settembre del 1992 in quanto autore e convinto assertore del suo pensiero, con il libro “Un prete incontra Sai Baba” il quale nel 1991 in una intervista diceva: «... Se dovessimo chiamare idolatra la persona che scopre il Divino in Sai Baba, dovremmo dire che lo è anche chi ha trovato il Divino in Cristo.....».
Niente male! Ma in fondo questo modo di pensare è in linea con quel movimento orientalista, sorto all’epoca della Rivoluzione francese, che ha portato alla forte irruzione nell’Occidente cristiano di temi religiosi e filosofici orientali, il più delle volte, come in questo caso e come dimostra la dottrina di molti nuovi movimenti religiosi di matrice orientale, mediati e rimpastati con idee tipicamente occidentali.
Il tutto, naturalmente, all’insegna del sincretismo, che si potrebbe dire essere una versione religiosa del relativismo che domina nella nostra epoca post-moderna. Certamente dispiace il fatto che siano proprio riviste cattoliche a fare confusione nel Popolo di Dio. Speriamo almeno che i cristiani di sicura e indiscussa fede nella Chiesa, non restino confusi di fronte ad una credenza vaga e fumosa, in cui il ruolo e la figura di Gesù Salvatore lasciano il posto alla figura ambigua di un guru come Sai Baba, autoproclamatosi “avatar” (incarnazione) di Dio.
Affrontiamo ora in maniera un più sistematica la questione e cerchiamo di contrapporre all’"entusiamo" di alcuni cattolici per Sai Baba i punti fermi di alcune verità oggettive e innegabili, soprattutto alla luce della Dottrina della Chiesa, su cui è impossibile scendere a compromessi, pena la rinuncia allo stesso “essere cattolici”.
1. "Profezie" sull’avvento di Sai Baba
I seguaci di Sai Baba hanno fatto il possibile per scoprire riferimenti al loro guru nelle profezie e nelle credenze delle varie religioni, dandone particolari interpretazioni. Vale la pena di soffermarsi su qualche affermazione, proponendo alcune considerazioni critiche.
a) Al contrario di quanto affermano i sostenitori di Sai Baba, nell’Apocalisse non vi è predizione alcuna in questo senso; si parla piuttosto di due personaggi: Cristo e Satana.
b) Viene fatto riferimento anche alle profezie di Nostradamus. Questo è il nome latinizzato di Michel de Notredame (Saint Rémy de Provence 1503 - Salon de Provence 1566), medico e astrologo francese di origine ebraica, autore di una celebre raccolta di profezie in quartine, le “Centuries et prophéties”. Tale opera si occupa di eventi che hanno una vaga collocazione nel tempo e nello spazio ed è caratterizzata da un linguaggio nebuloso, che come tale richiede un grosso sforzo interpretativo, periodicamente affrontato da vari commentatori, con risultati comunque fallimentari e contraddittori.
c) Le profezie attribuite a san Malachia (vescovo irlandese), invece, come storicamente dimostrato, sono un falso, perché scritte poco prima del 1595 (anno della loro pubblicazione) e comunque almeno 460 anni dopo la decorrenza di quanto “profetizzato”; ne è prova il fatto che l’estensore di queste pseudo-profezie copiò pari pari gli errori dello storico Panviniri, da cui sono dedotte anche la maggior parte delle notizie esatte sui Papi. Le profezie riguardanti i Sommi Pontefici dopo tale data, invece, sono generalmente sbagliate.
d) Maometto, sempre secondo le affermazioni dei seguaci di Sai Baba, avrebbe descritto in una presunta profezia la venuta del "Maestro del Mondo", e questi, guarda caso, corrisponderebbe “somaticamente” a Sai Baba. Nella stessa profezia, Maometto affermerebbe inoltre che verso la fine della sua vita (cioè dal 2001 al 2021, data fissata per la sua morte!) Sai Baba verrà riconosciuto come "Re dei Re".
e) Dire poi che un papa avrebbe fatto parte del movimento dei Rosacroce (setta massonica pseudo religiosa di esoterismo, magia, alchimia e gnosticismo) è semplicemente assurdo. Sostengono comunque, nel loro delirio, che Giovanni XXIII, quando era vescovo in Turchia, avrebbe dettato, come adepto rosacroce, delle profezie in cui avrebbe descritto un personaggio definito come il "santo scalzo", che i fedeli del guru indiano fanno coincidere con Sai Baba stesso.
f) Infine, le profezie del Bab, che citò ed usò Baha’u’llàh per fondare la Fede Baha’ì, sono attribuite dai seguaci di Sai Baba allo stesso Sai Baba, anziché al successore di Bab, che tralasciano semplicemente di considerare.
2. Sincretismo e contraddizioni
Sathya Sai Baba, il cui nome completo significa " verità, santo, padre", annuncia una dottrina che in fondo è riconducibile a quella induista, con la particolarità data dal sincretismo. Sai Baba, infatti, ritenendosi il bhagavan (colui che possiede le sei qualità divine), dovrebbe riunire le principali religioni in maniera definitiva. Krishna 5000 anni fa, Buddha 3000 anni fa, Gesù 2000 anni fa ed infine Maometto, profeta di Allah, sarebbero semplicemente degli Amsha Avatar (secondo l’Induismo: incarnazioni divine che possiedono alcuni poteri divini e la visione di Dio), che hanno preparato e profetizzato l’avvento del Purna Avatar in persona, cioè di Sai Baba.
Nel tentativo di fondere in maniera sincretistica nella sua persona le grandi tradizioni religiose dell’umanità, è possibile osservare che il suo messaggio può subire adattamenti a seconda delle caratteristiche culturali dell’uditorio. Ad esempio, il 3 settembre 1988, in occasione della ricorrenza della natività di Krishna, Sai Baba disse che gli "avatar" non scendono in terra né per risolvere i piccoli problemi famigliari, né per dare felicità transitoria, poiché le infelicità fanno parte della legge karmica, per cui ognuno ha esattamente ciò che ha seminato nelle vite precedenti (cfr. "Mother Sai", Bollettino dei Centri Sri Sathya Sai Baba, ottobre 1988, p. 21). In un’altra occasione invece affermò esattamente il contrario: infatti il 5 agosto dello stesso anno nel discorso rivolto agli stranieri, per lo più occidentali, disse ("Mother Sai", ottobre 1988, p. 10): «Appena vi sarete garantiti l’amore di Swami [“Insegnante di dottrina religiosa”, il nome con cui Sai Baba è chiamato dai suoi fedeli] potete ottenere tutto, fare ogni cosa, avere salute, ricchezza, tutto". In questo caso l’accento non è certo posto sulla legge del karma; nei riguardi della cultura del mondo occidentale, infatti, è più facile far leva sull’aspetto materiale ed economico che non su quello spirituale!
Il simbolo della religione di Sai Baba mostra bene il clima sincretistico che caratterizza la sua dottrina: un fiore di loto a sei petali ha al centro il lingam (simbolo fallico). Sui petali sono raffigurati rispettivamente l’OM o AUM, simbolo della religione induista, la ruota buddhista, la fiamma di Zoroastro, la stella di David, la mezzaluna mussulmana e la croce cristiana.
3. Alcune considerazioni conclusive
Spesso alle critiche mosse da alcuni osservatori (senza entrare in merito alle accuse di omosessualità, di vere e proprie violenze sessuali cui sottoponeva maschi e femmine, ospiti del Centro di Puttaparthi, durante gli incontri “spirituali” privati, di cui esiste una nutritissima documentazione in siti appositi, come questo: ExBaba.it.) si oppone l’idea di un Sai Baba “benefattore” di molte persone attraverso i suoi “poteri” che consistono in doti di chiaroveggenza, apparizioni, guarigioni, risurrezione di morti, capacità di produrre gioielli, vibhuthi, lingam come fossero ectoplasmi ed altri “prodigi”.
In realtà occorre notare che il miracolismo di Sai Baba è per lo più ripetitivo e fine a se stesso. La sua “beneficienza” è mossa perlopiù dalla ricerca di un cospicuo ritorno in termini di ricchezza personale, di potere, di notorietà. Perciò il guru di Puttaparthi è, all’opposto di Gesù, un ricercatore della vanagloria terrena, del successo e della realizzazione egoistica. Tutta la vita di Gesù è permeata di pietà e di amore verso l’umanità; spogliatosi di tutta la sua regalità il Figlio di Dio è stato fedele alla sua missione fino alla morte di Croce (cfr. Fil 2,6-11). Gesù proclama che il Suo Regno non è di questo mondo e chiede di scegliere tra la Sua Croce e i valori mondani, promettendo la vera Vita Eterna. Anche Sai Baba, in particolare nel suo piano educativo, fa uso di temi umani e spirituali per lo più comuni a tutte le grandi religioni come l’idea di verità, rettitudine di azione, pace, amore e non-violenza. Dunque, anch’egli utilizza gli argomenti sull’amore proposti da Cristo, ma contrariamente a Cristo, il Sai Baba non si mette al servizio di nessuno; anzi pretende devozione ed adorazione. Se Gesù, il Buon Pastore, lascia il gregge per andare in cerca dell’unica pecorella smarrita (cfr. Mt 18,12-14), Sai Baba terrorizza chi vuole allontanarsi dal suo “gregge”. Si può citare ad esempio la testimonianza della psicologa Paola Alessandra ("Presenza Cristiana", dossier n. 11): «Il prezzo pagato per lasciare Sai Baba consiste in sofferenze incredibili... dolori in tutto il corpo, desiderio di suicidarsi senza motivi reali, perdita del lavoro, perdita di soldi, perdita di affetti, sensazione di diventare pazzi e psicotici... ho dovuto ricorrere a esorcisti, senza i quali non avrei mai potuto uscire dall’influsso di Sai Baba».
I poteri di Sai Baba non sono mai stati sottoposti a controlli sulla loro genuinità per espresso rifiuto dello stesso guru, e fra gli studiosi in proposito vi è un dibattito aperto; occorre comunque notare che la tradizione dello yoga prevede come effetto dello stesso cammino dello yogin la manifestazione di siddhis, cioè di segni straordinari, fra cui alcuni simili a quelli che si manifestano con Sai Baba (cfr. Patanjali, Aforismi dello Yoga [Yogasutra], a cura di P. Magnone, Promolibri, Torino 1991, in particolare il Libro III che tratta della "facoltà sovrannaturali"). Una interpretazione rigorosa deve portare a dire che, se non si tratta di semplici giochi di prestigio e pare che in effetti, almeno per alcuni fenomeni, si possa dire chiaramente questo (alcuni illusionisti riproducono tranquillamente alcuni presunti “miracoli” di Sai Baba) si potrebbe trattare di fenomeni paranormali, cioè di fenomeni naturali che, essendo poco conosciuti, sono oggetto di interpretazione soprannaturale. Tuttavia, uno sguardo cristiano non può neppure escludere che all’origine di questi “prodigi” vi sia una possibile causa demoniaca, la stessa che potrebbe determinare alcuni eventi in ambito occultistico, come peraltro ha spiegato in proposito Padre Amorth, esorcista cattolico, ed esperto in campo demonologico. Va detto, comunque, che in questo settore si deve procedere molto cautamente per non cadere in facili e ingenue "demonizzazioni" per dei casi in cui le spiegazioni possibili potrebbero anche essere altre. Certamente alcuni elementi come la testimonianza sopra ricordata invitano il cattolico a tenere aperta anche questa ipotesi.
Non si deve poi confondere la Risurrezione con la “reincarnazione”: Cristo è risorto dai morti al terzo giorno, e non è la reincarnazione di un sedicente “uomo di Dio” indiano, poco conosciuto all’infuori dell’India. Su questo punto esiste molta confusione negli stessi ambienti cristiani, per questo è necessario fare chiarezza per non cadere nell’inganno dei falsi profeti che si presentano come angeli di luce. L’idea della reincarnazione, insieme al forte sincretismo che pretende di affermare che tutti possono continuare a seguire la propria religione pur diventando discepoli di Sai Baba e la sua pretesa di essere “dio”, rendono chiaramente incompatibile la dottrina del guru indiano con la Fede in Gesù. Si può così a tal proposito citare uno stralcio della Lettera Pastorale “Nuova religiosità e nuova evangelizzazione” di Mons. Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia-Bovino (Piemme, Casale Monferrato Alessandria 1993, pp. 52-53), per ribadire che solo in Cristo “abita corporalmente la pienezza della divinità” (Col 2,9), la Sua incarnazione è un fatto unico e irrepetibile: «Un concetto proveniente dalla tradizione indù e che è abbastanza presente in modo esplicito o implicito nella nuova religiosità, ci può aiutare a mettere meglio a fuoco questo punto importantissimo: si tratta del concetto di “avatar” (o “avatara”). È un termine sanscrito che significa letteralmente: discesa. Si applica alla Divinità e alla sua manifestazione condiscendente nella sfera del sensibile (non solo umano). Molti indologi e occultisti lo traducono semplicemente con “incarnazione”. Ecco allora che il dogma centrale del Cristianesimo si trova qui ricondotto a una categoria storico-religiosa più ampia. Frequenti sarebbero state le “discese” del dio Vishnu. L’ultima sua apparizione umana sarebbe stata Krishna. L’evento di Cristo diventa così solo il caso particolare di una categoria più generale. Un caso nuovamente ripetibile, come per esempio si pretende per il guru indiano Sathya Sai Baba. In realtà un esame più attento un esame teologico, come richiede la materia evidenzia subito che i concetti di “avatara” e di “incarnazione” possono essere accomunati solo in forza di un grave equivoco. A parte la inconsistenza storica della figura di Krishna, la manifestazione umana del dio si risolve nell’assunzione di un corpo apparente. Chi applica questa concezione a Cristo ricalca in modo più o meno cosciente le orme di un’antica eresia, il docetismo (dal greco dokw, “apparire, sembrare”) e certamente non esprime le fede cristiana. L’incarnazione cristiana, che implica la verità e la completezza della umanità di Gesù, emerge da questo confronto come evento unico e irripetibile, vero “segno di contraddizione” (Lc 2,34) che non sopporta nessuna omologazione sincretistica o pseudognostica, ma esige una presa di posizione chiara e decisiva». Infine, possiamo ricordare che la Parola stessa di Dio invita ad avere un solo Dio, Signore e Padre: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo» (Dt 6,4).

(Mario, 19 maggio 2011)

1 commento:

mafaldina ha detto...

...ma questo sai baba aveva pure la coda per caso?....? ?
;-)