mercoledì 5 ottobre 2011

Danze indiane nella cattedrale di Bari: cronaca di una “querelle” su un fatto di dubbio gusto

Una sana contaminazione cultural-religiosa oppure un modo meschino per annacquare l’identità cattolica? Si muove su questi binari la polemica innescata a Bari da alcuni blog tradizionalisti che non hanno gradito l’esibizione, domenica sera in cattedrale, di una ballerina cimentatasi in danze indiane, nell’anniversario della nascita del Mahatma Gandhi.
L’evento, organizzato dall’Arcidiocesi di Bari in collaborazione con diversi enti pubblici e privati, rappresentava l’ultimo appuntamento della seconda edizione di “Notti sacre”, una kermesse nelle chiese della città vecchia dedicata all’arte, alla musica e allo spettacolo.
E pensare che nelle intenzioni dell’arcivescovo Francesco Cacucci, l’appuntamento voleva “spezzare la caotica incomunicabilità delle città moderne”.
A leggere le reazioni di alcuni blog l’iniziativa non ha suscitato esattamente tempeste di entusiasmo. La comunicazione c’è stata eccome, ma si è trattato di vere e proprie bordate all’indirizzo dell’Arcidiocesi. Fides et Forma, per esempio commenta così l’episodio: “I cattivi vignaioli fanno appassire la fede!” Il blog parla di una “pagliacciata” davanti all’altare, una pagliacciata “a ritmo di sitar”. “C’è chi ha il coraggio - attacca a testa bassa il sito– di affermare che queste danze sono intimamente legate alla preghiera e la stessa danzatrice lo spiega mostrando il significato dei gesti che compie con le mani. Sì, lo spiega molto bene, e infatti sul libretto distribuito dalla Diocesi troviamo le seguenti indicazioni: per rappresentare la Madre del Redentore si usa lo stesso gesto che gli indù usano per indicare una divinità femminile”.
La cosa non va proprio giù ai gestori del sito: “Perbacco! Povera Santa Vergine, parificata alle divinità indù proprio nel tempio che custodisce una sua venerata icona! Che tristezza…”. Anche un altro blog (Papale-papale) se la prende con gli organizzatori: “Non si può usare la parrocchia per esercitare i propri hobby esotici….”.
Critiche rispedite al mittente da monsignor Antonio Parisi, direttore dell’ufficio musica sacra della Diocesi di Bari nonché consulente per la Musica Liturgica presso l'Ufficio Liturgico Nazionale della Cei: “Sono i soliti esaltati, non c’è stata nessuna commistione religiosa: si è trattato di una rappresentazione culturale, per di più avvenuta fuori dal culto [vorrei vedere se l’avesse fatta durante la messa! N.d.r.]. La danzatrice ha davvero spiegato ogni gesto, tant’è che la gente , dopo l’esibizione, è venuta a ringraziare per le emozioni ricevute. Insomma – conclude il sacerdote - è stato un momento di attenzione alle altre culture, un momento di grande spiritualità vissuto con estrema profondità che ha sicuramente spinto le persone a riflettere, a discutere…”. E in qualche caso, lo abbiamo visto, anche a suonarsele dialetticamente di santa ragione. Con e senza sitar.
A questo punto la risposta di Fides et Forma non si fa attendere:
«Caro don Parisi, non ho il piacere di conoscerla ma la invito ad un confronto pubblico in merito all'evento organizzato ieri sera in Cattedrale. Lei mi definisce esaltato (senza neanche aver letto il mio articolo), io continuo a ritenere che quella di ieri sia stata una volgare, inopportuna pagliacciata che non ha alcun legame con l'esaltazione delle nostre chiese baresi, e che non ha il compito di trasmettere alcun "gesto di attenzione verso le altre culture".
1. Se la Curia avesse voluto organizzare un "evento" per dimostrare attenzione verso le altre culture avrebbe invitato dei danzatori indiani che fanno danza sacra induista, non una danzatrice milanese che - per carità - sarà anche brava, ma mischia la danza indiana alla Bibbia e ad altre divagazioni parareligiose che al massimo sono espressione di una certa confusione mentale, più che di rispetto ed esaltazione di un'altra cultura presa nella sua integrità e nella sua dignità. E li avrebbe invitati ad esibirsi in un altro luogo, non certo in Cattedrale. Lei che è il rettore di una chiesa adibita a concerti come la Vallisa, perché non ha pensato di organizzare l'evento lì?
2. Perché mai è stato organizzato un evento del genere in un luogo sacro come la nostra cattedrale? Qual è il legame fra esibizioni artistiche e la dimora di Dio? Cosa c'entrano la danza indiana, il Mahatma Gandhi, il sitar e i tabla con il luogo del culto cattolico? E cosa c'entra l'estrazione di una macchina, una lotteria con la casa di Dio? Non c'è bisogno di essere esaltati per riconoscere che i mercanti sono entrati - forse da un pezzo - nel tempio.
3. Mi spieghi come sia possibile indicare nel libretto distribuito dalla diocesi che i gesti compiuti dalla danzatrice per indicare la Vergine Maria siano gli stessi che in India si usano per indicare "divinità femminili". Cos'è forse questo? Un nuovo modo per venerare la Madonna?
4. La danza liturgica indiana non ha alcun legame con la liturgia cattolica e credo sia estremamente pericoloso far esibire dinanzi all'altare una ballerina che afferma di compiere questo genere di danze liturgiche mescolando ciò che ha appreso a Madras con il Vangelo. Oltretutto è stato osceno vedere la Cattedrale inondata di musica indiana sparata a tutto volume dalle casse acustiche. La chiesa è un luogo sacro, non certo un auditorium, questo lei che è prete dovrebbe saperlo fin troppo bene, o sbaglio?
Ciò detto, la prego di riconsiderare le sue avventate parole. Quando si tratta di discutere su questioni ideologiche, su questioni estetiche, si può essere d'accordo o meno, ma in questo caso stiamo parlando del rispetto che i cristiani devono mostrare per le dimore di Dio e in primo luogo dell'esempio che in tal senso dovrebbero dare gli stessi sacerdoti. Se le nostre chiese si trasformano in vili palcoscenici come potrete sperare di avere rispetto dai fedeli, come potrete parlare ancora di sacro quando voi, sì voi sacerdoti, diventate i primi dissacratori del tempio del Signore? Attendo intanto una sua risposta ai miei rilievi, più articolata e appropriata al suo status sacerdotale. Sarò forse un esaltato, ma che la diocesi barese abbia offerto al mondo un esempio patetico delle condizioni in cui versa credo sia ormai sotto gli occhi di tutti». (Francesco Colafemmina, Fides et forma, 3 ottobre 2011).
[Probabilmente la querelle avrà un seguito. Ma “esaltati” o meno, non si è forse perso il gusto del sacro, del rispetto della Casa di Dio, introducendo un utilizzo della stessa per eventi decisamente mondani, ancorché contrabbandati per “culturali”? Eventi peraltro ben lontani dalla sacralità di quei concerti e cori di musica classica, ormai usuali nelle chiese con il benestare di tutti. Che c’entra infatti uno spettacolo “culturale” di tale fattura, con un luogo sacro, tempio del culto, della compostezza, del canto liturgico, dell’amministrazione dei Sacramenti, abitazione terrena di Dio Eucaristia? Ci sono saloni e teatri per questo! Non c’è bisogno di essere grandi liturgisti per capirlo. Basterebbe forse un po’ più di buon senso.].

(Mario 4 ottobre 2011)


1 commento:

Anonimo ha detto...

Una sana contaminazione cultural-religiosa oppure un modo meschino per annacquare l’identità cattolica?
direi la seconda e senza esclusione di colpi.