La
Santa Sede boccia l’«occupazione di Roma» e se non sarà necessario riconsacrare
la chiesa assaltata è solo perché i black bloc non sono riusciti ad andare
oltre le aule del catechismo e gli ambienti attorno alla sagrestia. Stamattina
sul portone sfondata della parrocchia di San Marcellino e Pietro è stato
affisso un biglietto con una preghiera che si conclude con le parole di Gesù
sulla croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». E i
giovani dei gruppi parrocchiali hanno deciso di autodefinirsi «impegnati» per differenziarsi
dagli «indignati». Al rosario recitato dai fedeli, il cardinale vicario
Agostino Vallini ha assicurato che mai la parola «vendetta» troverà seguito in
quei luoghi sacri profanati.
Uno sfregio
alla fede e alla comunità, concorda la gente del quartiere a ridosso di San
Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa. «Hanno rubato anche le bevande e
il cibo dei bambini del catechismo». mai prima d’ora una chiesa era finita nel
mirino dei cortei violenti. Anzi al G8 di Genova, dieci anni fa, i cattolici
pregavano nel santuario di Baccadasse durante la protesta antiglobalizzazione.
E nella comunità di San Marcellino e Pietro ci si interroga sull’escalation di
violenza e perché un luogo di accoglienza come una parrocchia sia diventata
simbolicamente un «avamposto nemico» da espugnare."Un sacrilegio senza
precedenti al quale risponderemo come ci ha insegna Benedetto XVI, cioè
proponendo in maniera ancora più forte il Vangelo", afferma il portavoce
del Vicariato di Roma, don Walter Insero. Eppure a quella porta ogni giorno bussano e trovano aiuto extracomunitari e poveri. La profanazione è per tutti un fulmine a ciel sereno. Ha scandalizzato il mondo l’immagine-choc dei profanatori protagonisti sabato di un gesto sacrilego: alcuni incappucciati che distruggono nella parrocchia dei santi Marcellino e Pietro un crocefisso alla parete e una statua della Madonna strappata dal piedistallo, portata in strada e scaraventata per terra tra gli applausi e le grida di incitamento sacrilego di altri teppisti.
Il vecchio codice di diritto canonico (canone 1172) stabilisce, infatti, che una chiesa è profanata «dal delitto di omicidio (anche suicidio), da uno spargimento di sangue ingiurioso e rilevante, dall’essere usata adibita a usi empi e sordidi». In tal caso non può essere usata fino a quando non viene riconciliata con appositi riti. La statua mariana in frantumi sull’asfalto è l’atto conclusivo di una profanazione di un luogo sacro. Sabato, infatti, i black bloc sono entrati bestemmiando, hanno malmenato chi difendeva i simboli religiosi e hanno distrutto la statua della Madonna di Lourdes e un crocifisso. Il nuovo codice di diritto Canonico al canone 1211 stabilisce che «i luoghi sacri sono profanati se in essi si compirono con scandalo azioni gravemente ingiuriose, che a giudizio del vescovo sono tanto gravi e contrarie alla santità del luogo da non essere più lecito esercitare in essi il culto finché l’ingiuria non venga riparata con rito penitenziale, a norma dei libri liturgici».
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi denuncia la violenza che solo nella capitale italiana ha caratterizzato «le proteste ispirate all’occupazione di Wall Street». Sabato il corteo degli indignados a Roma ha avuto risvolti violenti che non hanno risparmiato chiese e simboli religiosi e da giorni nel dibattito politico infuriano polemiche e proposte su come scongiurare scorribande dei «nuovi vandali» black bloc. Il Vaticano condanna la «violenza immotivata» e «gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti». La città di Roma si è risvegliata sconvolta dagli scontri che hanno portato assalti e distruzione nelle vie centrali della capitale e il direttore della Sala stampa vaticana ha subito stigmatizzato la «giornata nera», facendo esplicito riferimento a quanto avvenuto alla parrocchia di San Marcellino e Pietro. A nome del Vaticano, padre Federico Lombardi ha condiviso lo «sgomento» espresso a caldo dal cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini mentre da Milano si levava anche la voce dell’arcivescovo Angelo Scola: «Ci offende profondamente come cristiani la distruzione della statua della Vergine e del crocifisso che esprime una grave violenza del più comune senso dell’umano».
Ai «giovani profanatori» il cardinale Vallini sente di dire «che la violenza non porta da nessuna parte, anzi peggiora le cose». Il dialogo, il confronto, anche il dissenso espresso in forme civili costruiscono il futuro di un paese democratico. Un «episodio molto grave che addolora tutti e che va inquadrare anche in un’altra profanazione che è quella della violenza che si è perpetrata a piazza San Giovanni», spiega Vallini:«Dobbiamo ritenere che è un momento molto difficile nel quale veramente si può perdere di vista il senso della vita dell’uomo, le sue relazioni fondamentali, il suo rapporto con Dio. È un momento molto brutto, speriamo che non torni più». Una violenza all’esterno della basilica di San Giovanni che ha finito con il ferire molto i credenti ma anche i non credenti, e infatti il vicario commenta «Ma certo, la violenza è sempre qualcosa di negativo. La violenza fatta alle immagini religiose, quella fatta a persone, la distruzione di cose non possono essere gesti o atti in nessun modo giustificati».
Ma oltre che ai profanatori, il cardinale Vallini si rivolge ai giovani in genere, invitandoli a «non scoraggiarsi, perché certo viviamo in un momento difficile, però tutte le problematiche che investono il mondo, ed in particolare il mondo occidentale, ci auguriamo che possano trovare, con l’impegno degli uomini di buona volontà, una qualche soluzione positiva».Sui fatti di Roma sono intervenuti diversi esponenti del mondo ecclesiale.
Un intervento durissimo l’ha voluto fare il vescovo di San Marino, Luigi Negri. Dice: “La radice di questa violenza tragica è nell’antiteismo e nell’anticristianesimo che costituiscono il fondo oscuro delle ideologie nelle quali ancora siamo immersi. L’ideologia nasce sempre dalla presunzione di poter sostituire alla presenza reale di Dio in Cristo e nel Mistero della Chiesa una visione astratta: ideologica, filosofica, scientifica, tecnologica. Questo tentativo, che precede e sostiene tutte le ideologie è rimasto, fortissimo, anche dopo il crollo dei miti politici dell’epoca contemporanea. In questi anni, l’anticristianesimo sembra essere non tanto il volto manifesto di una scelta di vita individuale consapevolmente assunta, quanto piuttosto il movimento che, in modo latente, anima e sostiene esistenze completamente decostruite nelle loro esigenze fondamentali. Dispiegandosi infine nel tentativo di eliminare Cristo e la tradizione cristiana, la sua presenza storica, reale e concreta, sola vera alternativa al dominio manipolatore del pensiero astratto. Tradizione cristiana come popolo nuovo che nasce dallo Spirito, segue Cristo presente e vive non più per se stesso, ma per Cristo risorto”.
(Fonte:Giacomo
Galeazzi, Vatican Insider, 19 ottobre 2011)
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