Il ministro per le pari opportunità Mara Carfagna ha investito due milioni di euro per rilanciare un disegno di legge contro l’omofobia, uno spot tv, migliaia di opuscoli da distribuire anche nelle scuole. Dopo la felice bocciatura in Parlamento del progetto di legge che con la scusa dell’omofobia avrebbe introdotto in Italia i principi dell’«ideologia di genere», i sostenitori di questa ideologia ci riprovano.
E forse il ministro dovrebbe avere qualche sospetto di fronte all’entusiasmo con cui le associazioni lesbiche, gay, bisessuali e transessuali hanno applaudito la sua iniziativa. Infatti, l’obiettivo di queste forze politiche è quello di negare l’esistenza di una natura che si manifesta anche attraverso la differente identità sessuale del maschio e della femmina e di punire penalmente chi affermasse questa diversità come un dato naturale di cui la società deve tenere conto. Il governo italiano lamenta, in pendenza della crisi economica che ha investito il mondo, la mancanza di soldi per finanziare il quoziente familiare o la parità scolastica, ma poi trova i fondi per finanziare una campagna ideologica che in tutto il mondo ha il dichiarato obiettivo di affermare che «niente è dato, niente è definito, tutto è sottoposto all’arbitrio dell’uomo» (Cfr. Roberto Marchesini, L’identità di genere, Quaderni del Timone, 2008).
(Fonte: Marco Invernizzi, Il Timone, 11 novembre 2009)
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