giovedì 3 dicembre 2009

Perché non mi piace la nuova Bibbia Cei!

Mi capita spesso di chiedermi: la nuova traduzione della Bibbia curata dalla CEI è la “summa” di una elevata conoscenza ermeneutica, di una plateale incompetenza o di una maliziosa imperfezione?
Oppure, più prosaicamente, si colloca in un mega progetto (comprendente anche i nuovi Lezionari!) riconducibile ad una allettante ed ambita operazione finanziario-editoriale?
Absit iniuria verbis, ma a volte la nuova traduzione presta quasi puerilmente il fianco a inevitabili critiche.
Prendiamo per esempio Luca 1,38: il testo latino suona così "Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum". Nella nuova versione CEI è tradotto in questo modo: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".
Avvenga "per me"? Cosa significa, che cosa implica questa traduzione? Implica una trasformazione evidente del dogma dell'Incarnazione. L'Incarnazione avviene grazie all'obbedienza supina di Maria al Signore, alla sua accettazione di quanto l'Arcangelo Gabriele le aveva detto. Trasformare l'accettazione "avvenga di me, mi accada" in una dimensione di semplice “strumentalità” di Maria (avvenga per mio mezzo, grazie a me, tramite me), significa privare la Vergine della sua compartecipazione – voluta e accettata fiduciosamente – al piano salvifico del Figlio. Maria è Corredentrice attiva, non strumento passivo della redenzione!.
Partiamo dal testo greco originario. Qui le parole di Maria Santissima sono: "ιδού η δούλη Κυρίου, γένοιτό μοι κατά το ρήμά σου" cioè "ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo il tuo verbo." Verbo non nel senso di "logos", quindi inteso come "concetto, pensiero esprimibile con segni verbali", ma nel senso di "parlato", "detto", conseguenza dell'azione verbale. Quindi "mi succeda quello che tu hai detto", oppure: "avvenga di me secondo quanto hai affermato".
D'altra parte i traduttori dovrebbero ricordare che in Gen. 44,17 Giuseppe afferma: "μή μοι γένοιτο ποιῆσαι τὸ ρῆμα τοῦτο", ovvero letteralmente "che non mi avvenga di fare una simile azione". Il contesto di Genesi 44,17 gioca attorno alle medesime parole e ai medesimi concetti... "il servo del Signore" è presente anche lì come espressione tipica. I settanta usavano la stessa espressione " γένοιτό μοι " legata a " ρήμά σου ".
Non basta, però! Andando un po' a ritroso, si può anche notare che Gabriele direbbe a Maria "Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio." Questa traduzione è erronea, quella autentica è "e perciò il santo nascituro sarà chiamato Figlio di Dio." La santità e l'identità con il Figlio di Dio sono elementi connaturati e non accezioni separate, ma soprattutto il nascituro è già santo, non lo diverra!!!
Evidentemente gli “esperti” traduttori hanno accostato il futuro di "nascerà" al concetto della santità. Invece è vero che il Signore nascerà ma la Sua essenza è già santa "quod sanctum", prima ancora di nascere!
Un piccolo assaggio, un esempio elementare degli “stiracchiamenti” cui il testo è stato a volte sottoposto.
Ma ciò che mi rende “antipatico” il volume, scusate ma non è poco, è la sua copertina.
Già quell'immagine sul frontespizio mi aveva fatto sospettare a prima vista che ci fosse un richiamo (voluto o casuale?) di un “qualcosa” fuori posto, un qualcosa che nulla ha da spartire con la Cei (o no?) e men che meno con la Bibbia: una immagine il cui simbolismo, approfondito poi con calma mediante una più attenta analisi iconografica, ha lasciato trapelare dei significati sconcertanti.
In breve: cosa rappresenta l’immagine incriminata? Un ramoscello che emerge dalla terra, mentre sottoterra (il suolo è marcato con un tratto orizzontale) fa bella mostra una stella ad otto punte; il tutto poi, visto nel suo insieme, assume la forma di una croce rovesciata... Molto interessante e suggestivo!
Ma mi chiedo: cosa c'entra questa simbologia col Cristianesimo? Anche chi è totalmente digiuno di simbologia esoterica, può comunque riconoscere agevolmente in quel ramoscello l’inconfondibile ramo dell'acacia massonica e nella stella ad otto punte la rappresentazione simbolica del pianeta Venere, nella sua accezione di Lucifero (apportatore di luce). Del resto quel ramoscello del tutto identico a quello riprodotto nei gadgets a spilla, diffusissimi fra i Massoni, non lascia spazio a dubbi.
Una volta sulle Bibbie si stampava una grossa croce; oggi invece si preferisce apporre simboli massonici su un vistoso campo blu (il colore della copertina), che nelle scuole gnostiche antiche era il colore “pneumatico” dei figli del Dio misterioso.... Segni dei tempi? Mah!

(Administrator, 2 dicembre 2009)

2 commenti:

PDL ha detto...

Che bello trovare blog come questo!!!

Grazie

Roberto

Semiur ha detto...

Davvero molto interessanti ed acute oltre che appropriate queste osservazioni.
Devo dire, che seppur molto ignorante in materia, non ho potuto evitare di notare certe inadeguatezze proposte dalla nuova edizione della Bibbia Cei...