giovedì 29 ottobre 2009

Il “Policlinico Gemelli” e l’uomo che ha fatto l’impresa. Più fortunato di Boffo

A mezzo secolo giusto dalla posa della prima pietra di quello che è oggi il “Gemelli”, cioè il grandioso complesso romano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, col policlinico e la facoltà di medicina, l’editrice Vita & Pensiero ne racconta la storia e il “sogno” in un libro-intervista con colui che è stato ed è il suo dirigente chiave: Antonio Cicchetti. (Cfr. “Il «Gemelli». Dal sogno di un francescano all’ospedale del futuro“, intervista a Antonio Cicchetti, a cura di Cristina Stillitano, Vita & Pensiero, Milano, 2009, pp. 192, euro 15,00).
Cicchetti e persona ignota al vasto pubblico. Ma il suo racconto semplicemente sbalordisce. Vi si riconosce la stoffa del grandissimo imprenditore, di quelli alla Enrico Mattei. Con una sua originalità spiccata: per il campo d’impegno, la sanità, e per l’orizzonte ispiratore, la Chiesa. La poderosa crescita del Gemelli, al passo e spesso in anticipo sugli sviluppi della modernità, è un’epopea che non è consentito ignorare, per chi volesse ricostruire il cammino della cattolicità italiana dal dopoguerra a oggi.
Ma c’è qualcosa che nel libro non c’è, e giustamente, che invece può trovar posto in questo foglio a margine.
Dal giugno del 2004 Cicchetti è direttore amministrativo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ne è cioè il suo manager supremo, al fianco del rettore, Lorenzo Ornaghi, in carica dal 2002.
Ma la loro ascesa al vertice non è stata affatto pacifica. Ornaghi e Cicchetti erano il ticket che il cardinale Camillo Ruini, presidente della conferenza episcopale italiana, voleva a capo del maggiore istituto culturale della cattolicità italiana. Erano il “progetto culturale” che avrebbe preso corpo nell’università e nel policlinico.
L’opposizione alla loro presenza al vertice della Cattolica è stata intensissima. E brutale. Cicchetti fu il primo contro il quale furono fatte circolare, a più riprese, delle carte anonime volte a infangare la vita privata. Lo stesso avvenne per Ornaghi. E lo stesso per Dino Boffo, direttore dei media della CEI.
L’epicentro dello scontro era il Toniolo, l’istituto “proprietario” della Cattolica di cui fanno parte tuttora Ornaghi e Boffo, presieduto fino al 2003 dal senatore Emilio Colombo.
Assieme ad Oscar Luigi Scalfaro, anche lui nel Toniolo, il senatore Colombo era avversario tenace delle candidature di Ornaghi e Cicchetti. Davano loro man forte in Vaticano il cardinale Angelo Sodano, all’epoca segretario di Stato, e in Cattolica, attivissimo, l’allora direttore amministrativo, Carlo Balestrero.
Un’indagine su Emilio Colombo per uso di cocaina e la sua pubblica ammissione accompagnarono l’uscita sua e di Scalfaro dal Toniolo. Presidente dell’istituto divenne il cardinale Dionigi Tettamanzi, d’intesa con Ruini e a danno di Sodano. A Balestrero subentrò Cicchetti e nel 2006 Ornaghi fu confermato rettore per un secondo mandato.
Ma i fogli anonimi contro i tre hanno continuato a circolare, appuntandosi da ultimo soprattutto contro Boffo. L’ultima loro diffusione in centinaia di copie, recapitate anche ai vescovi, risale alla scorsa primavera. Il seguito è noto. Almeno in parte.

(Fonte: Sandro Magister, Settimo cielo, 27 ottobre 2009)

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