Non possiamo certo ignorare la situazione di degrado morale che caratterizza la nostra società del benessere. In fatto di vita morale, ci troviamo oggi a livello di quella descritta da san Paolo nella Lettera ai Romani: «Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa» (1,26-32).
Un quadro purtroppo quanto mai attuale!
La nostra cultura moderna, di estrazione illuministica, laica e relativistica, ritiene infatti che la sessualità sia libera da ogni norma morale e che possa essere esercitata liberamente dai singoli soggetti. Alla base di tutto si rivendica un diritto illimitato della persona: il diritto di essere arbitro delle proprie decisioni e delle proprie azioni. Una libertà radicale che riguarda anche la sessualità: la libertà sessuale è infatti rivendicata al pari della libertà di manifestare il proprio pensiero, della libertà di stampa o di fare le proprie scelte.
Oggi il pensiero laico, e talvolta anche quella cristiano-cattolico (dove di cristiano è rimasto poco o niente), cercano di giustificare, in qualche modo, la sessualità e la libertà sessuale, affermando che l’“amore”, elemento guida e unico ispiratore del cuore umano, giustificherebbe qualunque comportamento e qualunque relazione, fuori e dentro il matrimonio, purché concorrano ad appagare le aspirazioni personali in termini di piacere e di felicità; in una parola purché siano finalizzate al coronamento del grande “Amore”, quello con la maiuscola.
La filosofia che sorregge questa tesi è chiara: dove c’è “amore vero” non c’è peccato (ma sai quanti "amori veri" si finisce per inseguire in una vita!). Nulla può essere vietato, in campo sessuale, in presenza dell’amore. Anche i rapporti contro natura, omosessuali, sono più che mai leciti e giustificati quando due persone “si amano”, e cercano di coronare il loro amore.
Una prova? Quante volte abbiamo sentito e continuiamo a sentir sbandierare nei salotti televisivi per bocca dei soliti “opinionisti” che in presenza dell’amore tutto è permesso in campo sessuale, tutto è giustificabile, qualunque sia il tipo di rapporto, qualunque il partner, fisso od occasionale, maschio o femmina che sia!
E ciò viene dichiarato e difeso con una disinvoltura e una naturalezza che ci lasciano interdetti, come se la legge data da Dio per decidere della qualità positiva o negativa di una scelta, di un’azione, fosse l’amore libero (di volta in volta assolutizzato) e non la norma oggettiva.
Una libertà che è sostenuta a spada tratta dalle correnti radicali e libertarie della cultura laica imperante che nella sfera sessuale umana contesta e rifiuta i valori di matrimonio, di famiglia, di monogamia, di fedeltà, ed esalta e pubblicizza convivenze ad ogni livello, libero amore con libero scambio, mediante l’affrancamento da ogni regola morale, ritenuta peraltro una «gabbia» dell’amore umano, un’istituzione coercitiva della libertà della persona.
Purtroppo però questa ideologia laicista non è più sola: vi è pure una nutrita rappresentanza di sedicenti cattolici che l’accarezzano benevolmente; vi sono politici di documentata estrazione cattolica, etichettati oggi con nomi che vanno molto di moda (catto-comunisti, teocom ecc…) i quali, pur essendo stati eletti con il preciso mandato di salvaguardare i principi inalienabili della fede cattolica, si rivelano invece preoccupati di difendere la loro poltrona, appoggiando pubblicamente, senza ritegno e vergogna alcuna, situazioni e soluzioni legislative assolutamente ambigue, inaccettabili dalla morale cattolica.
In questo senso, la Chiesa cattolica giudica improponibile e quindi illecita, anche per le gravi conseguenze sociali che ne deriverebbero, questa teoria illusoria del “grande amore”, che tutti devono e possono perseguire, in quanto riconducibile ad una sfrenata libertà sessuale, ad un grave disordine morale.
La lontananza di questo principio dagli insegnamenti evangelici è infatti incalcolabile.
«Beati i puri di cuore», proclama Gesù nel suo Vangelo. Ed è su questa certezza che la Chiesa fonda il suo giudizio morale.
«La cosiddetta “permissività dei costumi” si basa [infatti] su una erronea concezione della libertà umana. La libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente dalla legge morale». «Il cuore è la sede della personalità “morale”; la lotta contro la concupiscenza carnale passa attraverso la purificazione del cuore e la pratica della temperanza». «Il pudore custodisce il mistero delle persone e del loro amore. Suggerisce la pazienza e la moderazione nella relazione amorosa; richiede che siano rispettate le condizioni del dono e dell’impegno definitivo dell’uomo e della donna tra loro». Per questo «la purezza cristiana richiede una purificazione dell’ambiente sociale. Esige dai mezzi di comunicazione sociale una informazione attenta al rispetto e alla moderazione. La purezza del cuore libera dal diffuso erotismo e tiene lontani dagli spettacoli che favoriscono la curiosità morbosa e l’illusione». (Cfr. CCC, nn. 2514-2526).
(Mario, 28 ottobre 2009)
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