giovedì 15 ottobre 2009

Una indignazione a senso unico per i reati a sfondo sessuale

C’è qualcosa che non torna. In questi anni ci hanno fatto una testa così con i preti pedofili. Tutti a stracciarsi le vesti per il comportamento immorale del clero: “Tolleranza zero!”, è stato lo slogan ripetuto all’infinito; “I colpevoli devono essere assicurati alla giustizia”, hanno ripetuto fino alla noia; “Non solo coloro che hanno commesso tali crimini sono colpevoli; ma anche la Chiesa che li ha coperti”; e chi più ne ha più ne metta!.
Alla fine, ci siamo dovuti adeguare: la Chiesa ha dovuto adottare una linea ancor più severa nei confronti dei sacerdoti che si sono resi responsabili di reati di pedofilia e ha dovuto risarcire le vittime di tali reati.
È di ieri la notizia dell’incontro dei Vescovi irlandesi con alcune vittime degli abusi (leggi qui). Mi sta tutto bene: è giusto — direi, doveroso — che la Chiesa chieda scusa per tali odiosi crimini e ne indennizzi le vittime; è giusto che chi ha sbagliato paghi: su questo nulla da eccepire.
Capita però, di tanto in tanto, di imbattersi in notizie che non solo lasciano perplessi, ma destano i peggiori sospetti. È di questi giorni la notizia dell’arresto, in Svizzera, del regista Roman Polanski, reo confesso dello stupro di una ragazza minorenne nel lontano 1978. Ebbene, che cosa è successo? Non solo i suoi amici non si sono indignati (leggi qui), ma addirittura il Ministro francese della Cultura, Frederic Mitterand, nipote del defunto presidente socialista François Mitterrand, ha espresso “stupore” e “rammarico” per l’accaduto (leggi qui). Come se non bastasse, vengo a sapere che il sullodato Ministro, lui stesso ex-regista, nella sua autobiografia “La Mauvaise Vie”, ha candidamente ammesso di aver fatto turismo sessuale in Thailandia, dove amava “pagare i ragazzi per fare sesso” (leggi qui).
A questo punto non è possibile che una conclusione: la campagna moralistica contro gli abusi sessuali del clero è tutta una sceneggiata. Attenzione, non che non siano veri — nella maggior parte dei casi — i reati che vengono contestati. Il problema è che, a questi signori, della castità dei preti o della violenza subita da poveri innocenti non gliene importa un fico secco; l’unica cosa che interessa loro è attaccare la Chiesa.
Se fossero davvero interessati alle vittime degli abusi, si scandalizzerebbero ogniqualvolta certi crimini vengono commessi, indipendentemente da chi ne sia il responsabile. Invece, a quanto pare, la cosa interessa solo quando c’è di mezzo un prete. Se ci sono di mezzo pastori protestanti, rabbini o insegnanti, non se ne parla proprio. Se al contrario ci sono di mezzo registi o uomini dello spettacolo, addirittura li si esalta: o diventano ministri, se viventi (Frederic Mitterand), o diventano eroi, se morti (Michael Jackson).
Da tutto ciò risulta più che evidente che ci troviamo di fronte a una campagna volutamente orchestrata per colpire la Chiesa cattolica. Per quale motivo? Beh, potrebbe trattarsi di una generica forma di anticlericalismo che si propone la distruzione della Chiesa; oppure potrebbe trattarsi di una vera e propria “punizione” della Chiesa, per aver fatto ciò che non doveva fare. Come mai proprio nei paesi anglosassoni si è sferrato l’attacco più violento contro il clero cattolico? Forse che i preti di altri paesi sono più virtuosi dei loro colleghi anglosassoni? Non ci sarà qualche motivo recondito? Non sarà che certi poteri occulti si erano accorti che la Chiesa stava diventando troppo critica verso certe politiche e bisognava quindi darle una lezione?
Ma, a quanto pare, la lezione non è stata ancora imparata. Non so se avete notato, ma a questo Sinodo dei vescovi africani, di cui ovviamente nessuno parla, stanno venendo fuori cose interessanti. Innanzi tutto, l’omelia di Benedetto XVI per l’apertura dei lavori:
«Il cosiddetto “primo” mondo talora ha esportato e sta esportando tossici rifiuti spirituali, che contagiano le popolazioni di altri continenti, tra cui in particolare quelle africane. In questo senso il colonialismo, finito sul piano politico, non è mai del tutto terminato». E poi l’intervento, l’altro giorno, dell’Arcivescovo di Johannesburg, Buti Joseph Tlhagale: «Le culture dell’Africa subiscono la forte pressione del liberismo, del secolarismo e delle lobby che hanno occupato le Nazioni Unite. L’Africa affronta una seconda ondata di colonizzazione, subdola e spietata allo stesso tempo».
Mah, ho l’impressione che si cominci a toccare tasti proibiti... Ho la sensazione che dovremo prepararci a qualche altra campagna moralizzatrice da parte delle lobby subdole...
Del resto questa Chiesa, a quanto pare, non vuole proprio capire i loro giochetti e accettarne supinamente le conseguenze!...

(Mario, lunedì 12 ottobre 2009)

1 commento:

Semiur ha detto...

Grazie!
Condivido appieno.