47 minuti di Tovia Singer e Tamara Yonah, un programma radiofonico di Arutz Sheva, l'agenzia di informazione dei coloni israeliani, per insultare il Papa: «L'ex giovane nazista viene qui da crociato per chiederci di svendere parte della Terra Santa alla sua Chiesa. Speriamo che il suo aereo non parta»…
I coloni non sono quattro avventurieri un po'naive che con la loro roulotte si piazzano in un posto e creano un insediamento. Sono gente il più delle volte nata e cresciuta negli Stati Uniti, con a disposizione mezzi di comunicazione non marginali attraverso i quali predica l'intolleranza verso tutti gli altri. E certe tesi fanno breccia, tanto che le loro idee circolano in Israele…
«Tovia poo-poos the Pope». Il titolo appare bello chiaro accanto alla foto di Benedetto XVI per lanciare il programma radiofonico sull'home-page di Arutz Sheva, l'agenzia di informazione dei coloni israeliani. Tovia è il nome di Tovia Singer, il conduttore della trasmissione Tamar & Tovia Dynamite. Ma anche il resto ha bisogno di qualche spiegazione per chi non è ferratissimo sullo slang. Il vocabolario Ragazzini - con eleganza - traduce il verbo inglese to poo-poo con “dileggiare”. Senza spiegare, però, che l'origine del termine è un pochino forte: perché il significato letterale inglese di poo-poo è esattamente lo stesso di pù-pù in italiano.
Con questo titolo il mondo dei coloni israeliani guarda alla visita di Benedetto XVI in Israele che sta per iniziare. E basta entrare ed ascoltare i 47 minuti di Tovia Singer e Tamara Yonah per capire che quello è appena il titolo. Il Papa - chiamato «il ragazzo di Roma, l'ex giovane nazista» - viene qui da «crociato» per chiederci «di svendere parte della Terra Santa alla sua Chiesa». «Si legga il libro di Zaccaria o la Genesi, al posto di Agostino: questa terra è legata a un'Alleanza, non appartiene a Roma». «Pretende di venir qui nei nostri posti più sacri indossando la croce, senza nessun rispetto: vada a farlo alla Mecca». «Deve venire come una persona umile, non come un usurpatore». «Speriamo che quando va all'aeroporto di Roma il motore dell'aereo non parta». E poi via con tutto il libro nero sulla Chiesa e i cristiani: i crociati che quando arrivarono a Gerusalemme nel 1099 uccisero tutti gli ebrei. I bambini ebrei «rapiti dalla Chiesa anche in Italia; chissà che qualcuno di loro non diventi Papa». «C'era il cardinale Lustiger, il convertito: pensate che alcuni ebrei sarebbero persino stati fieri se fosse diventato Papa. Come siamo ridotti...». «Certo, non tutti i cattolici sono cattivi. Ma è un dato di fatto - sentenzia Tovia Singer -. Quelli che sono amici di Israele lo sono nonostante la Chiesa di Roma». «Dicono di seguire i comandamenti: il terzo dice di non adorare immagini; perché - allora - le loro Chiese sono piene di statue?». Sono solo alcune delle perle di questa trasmissione che chiunque sappia l'inglese può ascoltare a questo link.
Stiamo parlando ovviamente di una frangia estrema della società israeliana: la maggior parte degli ebrei non la pensa come Tovia Singer. E il governo di Israele - che pure ha nella sua compagine anche deputati molto vicini ad Arutz Sheva - ha detto con chiarezza che il viaggio del Papa sarà un'occasione importante di dialogo e di pace. Detto questo, però, le voci dei fanatici anche in campo ebraico esistono. E per loro deve valere lo stesso atteggiamento che adottiamo -ad esempio - con i fondamentalisti islamici giordani secondo cui il Papa prima di arrivare ad Amman dovrebbe «scusarsi per il discorso di Ratisbona».
Forse questa trasmissione scellerata è un'occasione per capire un po' meglio il mondo dei coloni. Non sono quattro avventurieri un po' naive che con la loro roulotte si piazzano in un posto e creano un insediamento. Sono gente il più delle volte nata e cresciuta negli Stati Uniti, con a disposizione mezzi di comunicazione non marginali attraverso i quali predica l'intolleranza verso tutti gli altri. E certe tesi fanno breccia. Lo stesso sito di Arutz Sheva - sempre oggi - ci informa che un non meglio precisato «Comitato per l'unità del campo nazionalista» contatterà esponenti dei partiti religiosi alla Knesset (il Parlamento israeliano) per chiedere che «il viaggio del Papa sia cancellato, dato che le sue finalità sono più politiche che personali, e per far crescere la consapevolezza sul ruolo del Vaticano nella campagna per indebolire la sovranità israeliana su Gerusalemme e sul resto della Terra Santa». Ovviamente non se ne farà nulla; però queste idee intanto in Israele circolano, seminando altro veleno in una Terra che non ne ha certo bisogno.
(Fonte: Giorgio Bernardelli, www.missionline.org, 6 maggio 2009)
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