Programma curioso, "Le Iene" di Italia 1: a volte eccessivo nei toni e spesso provocatorio nei temi, al limite del cattivo gusto, ma anche una trasmissione nella quale intrattenimento e giornalismo si mescolano in virtù dell'abilità istrionica dei protagonisti, intervistatori-cronisti che sanno travestire di sarcasmo urticante anche argomenti delicati, e insieme affrontare con misura situazioni di forte impatto emotivo. Per esempio venerdì sera l'ultimo degli inserti proposti, dopo servizi dedicati " fra gli altri " alla chirurgia plastica, con immagini esplicite, e all'imperversante Parietti; a problemi sessuali e a una misteriosa diffusione di leucemia con troppi morti in Sardegna, sul luogo di esperimenti militari, in un coacervo di provocazioni tra il beffardo e il tragico, Matteo Viviani (nella foto) ha proposto un esemplare inserto di quattordici minuti nel quale ha presentato l'Hospice Vidas a Milano, la casa nella quale " gratuitamente, con apporto quasi totale di donazioni private " «i malati terminali vivono nel miglior modo possibile i loro ultimi giorni». E la psicologa della casa, in cui viene assicurata l'assistenza ma non sono prestate le cure, ormai inutili, è colta nel suo dialogo con un uomo di 72 anni, privo di mandibola per un cancro divorante, al quale restano poche settimane di vita. Non sa di esser vicino alla morte, o, meglio, lo percepisce («Ho paura di non farcela... dentro la testa l'idea mi continua a girare») ma ancora spera, come molti nell'hospice, che ci siano cure possibili. Terribile e profondamente umano il colloquio con la dottoressa, che lentamente deve condurlo alla realtà senza spegnere la sua vitalità residua («È difficile spiegarlo guardandolo negli occhi" Lui sente che il tempo è breve») e il cronista, che si fa da parte, commosso, rispecchia una realtà amara e insieme affettuosa, con sommessa partecipazione che diventa quella di ogni spettatore.
(Fonte: Avvenire, 10 maggio 2009)
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