Quel che è troppo, è troppo. Dopo aver ricevuto nel giro di pochi giorni, all’inizio di aprile, due osannanti peana da due campioni del pensiero laico, polemicissimi con la gerarchia della Chiesa, come Barbara Spinelli e Corrado Augias, il priore di Bose Enzo Bianchi ha ritenuto conveniente aggiustare la propria posizione in campo.
L’ha fatto in un articolo su “Famiglia Cristiana”: lo stesso settimanale sul quale Augias l’aveva cacciato nei guai mettendo nero su bianco i nomi-bersaglio che Bianchi si guarda sempre dallo scrivere, in testa gli ultimi due presidenti della conferenza episcopale italiana, Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.
Nello smarcarsi da Augias, il priore di Bose ha colto l’occasione per prendere le distanze anche dall’ultimo libro scritto dallo stesso Augias assieme alla “vedette” della nuova teologia, Vito Mancuso. Da quest’ultimo, Bianchi si è divincolato così:
“Quanto a Mancuso, teologo che ama definirsi eterodosso, occorre riconoscere che le domande che pone nei suoi scritti sono urgenti e necessitano una risposta da parte delle teologia cattolica e della chiesa, ma a mio giudizio le risoluzioni che propone Mancuso si collocano nello spazio della gnosi in cui la storia è di per sé storia di salvezza e in cui non c’è da parte di Dio né rivelazione né grazia. È vero che qua e là nella discussione con Augias affiorano alcune affermazioni che correggono la gnosi presente nel precedente libro di Mancuso, sull’anima e il suo destino, ma restano deboli. No, il regno dei cieli non è l’equivalente del regno delle idee di Platone o del regno dei fini di Kant come afferma il nostro teologo”.
La studiata replica di Bianchi ad Augias e Mancuso, uscita su “Famiglia Cristiana”, è riprodotta nel sito del monastero di Bose, nell’antologia degli articoli del priore: “Com’è difficile dialogare“.
Mentre il peana di Barbara Spinelli è su “La Stampa” del 3 aprile: “Enzo Bianchi fenomeno cristiano“.
(Fonte: Settimo Cielo, 5 Maggio, 2009)
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