Indovinello: chi è l’autore della seguente citazione?
“Mai la Chiesa ha avuto come oggi più urgente bisogno di oppositori contro il liberalismo religioso, mentre, ahimé, questo errore si stende come una rete su tutta la terra. [...] Il liberalismo religioso è la dottrina secondo la quale non esiste nessuna verità positiva in campo religioso, ma che qualsiasi credo è buono come qualunque altro; e questa è la dottrina che, di giorno in giorno, acquista consistenza e vigore. Questa posizione è incompatibile con ogni riconoscimento di una religione come vera. Esso insegna che tutte sono da tollerare, in quanto sono tutte materia di opinione. La religione rivelata non è verità, ma sentimento e gusto, non fatto obiettivo. [...] Ogni individuo ha diritto a interpretarla a modo suo. [...] Si può andare nelle chiese protestanti e in quelle cattoliche; si può ristorare lo spirito in ambedue e non appartenere a nessuna. Si può fraternizzare insieme in pensieri e affari spirituali, senza avere dottrina comune o vederne la necessità. Poiché la religione è un fatto personale e un bene esclusivamente privato, la dobbiamo ignorare nei rapporti reciproci”.
Joseph Ratzinger? Camillo Ruini? Né l’uno né l’altro. Per trovare l’autore di questa citazione bisogna risalire indietro di 130 anni, al 12 maggio del 1879, al discorso che John Henry Newman pronunciò dopo aver ricevuto da Leone XIII il “Biglietto” della nomina a cardinale.
Nello stesso discorso il neoporporato – grande teologo e grande convertito dall’anglicanesimo, tanto osannato come “profeta” dai cattolici progressisti di oggi – aggiungeva:
“La bella struttura della società che è l’opera del cristianesimo sta ripudiando il cristianesimo. [...] Filosofi e politici vorrebbero un’educazione universale, affatto secolare, che provveda le ampie verità etiche fondamentali di giustizia, benevolenza, veracità e simili, con la volontà di rimuovere ed escludere la religione”.
Il discorso di Newman uscì sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano” di due giorni dopo. Ed è stato riproposto 130 anni dopo, lo scorso 20 maggio, ancora da “L’Osservatore Romano”.
Con questo commento finale, da parte del teologo Inos Biffi:
“È difficile non riconoscere la rovinosa attualità di questo liberalismo religioso, che preoccupava Newman nel 1879. Oggi infatti si sta esattamente e largamente avverando e diffondendo la persuasione che le religioni siano equivalenti, che sia indifferente e non pertinente la questione della loro verità, che una confessione o una Chiesa si equivalgono. E che, in ogni caso, la religione appartiene esclusivamente all’ambito privato e personale, senza riflessi sociali. A non mancare di equivocità è talora lo stesso dialogo interreligioso: quando cioè dovesse attutire la coscienza che, alla fine, a importare è la religione vera. La confusione che al riguardo si sta creando, all’interno stesso di esperienze cristiane elitarie, e ‘profetiche’, come le chiamano, è mirabile e singolare, ma è assolutamente contraria al Vangelo e alla tradizione ecclesiale. Parlano del Popolo di Dio e ne annebbiano le certezze.
“Anche l’altro, e connesso, rilievo di Newman appare di sorprendente attualità: quello relativo allo smantellamento della ‘cultura’ cristiana e delle sue risorse educative, con il pretesto della ‘laicità’ e dei valori ‘laici’, come diciamo oggi. Il neocardinale parlava di ‘giustizia, benevolenza’, noi solitamente di ’solidarietà’. Ma una pura educazione ‘laica’ condotta nell’indifferenza religiosa è incapace di fondare un’etica ed è fatalmente destinata a educare al nulla.
“Oggi chi afferma una cosa stramba o antiecclesiale si autofregia del titolo di profeta. Lo fu invece davvero Newman, le cui opere con la loro finezza storica e psicologica, con la loro bellezza poetica, e con lo splendore della loro verità, hanno impreziosito per sempre la Chiesa”.
(Fonte: Sandro Magister, Settimo cielo, 22 maggio, 2009)
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