La domanda è questa: lede di più la libertà d’informazione la soppressione, per il mese precedente le elezioni, delle trasmissioni di Vespa, Santoro e Floris o l’imposizione di non rendere noti, nello stesso periodo, i risultati dei sondaggi demoscopici sulle intenzioni di voto degli italiani?
Domanda retorica: è molto più grave non far conoscere all’opinione pubblica le intenzioni di voto, perché in questo caso si impedisce la diffusione di una notizia e si tiene così all’oscuro l’elettorato. Eppure questa gravissima misura fu varata dal governo di centrosinistra e ce la siamo beccata supini e allineati nell’ultima tornata elettorale. Tant’è vero che la disastrosa debacle della sinistra arrivò come un fulmine a ciel sereno. Chi sapeva come stavano veramente le cose (e non poteva o non voleva dirlo) erano i politici e i giornalisti. Noi, popolo bue, eravamo all’oscuro di tutto. Ci fecero credere (non c’erano sondaggi a smentirlo) che la sinistra era in prodigiosa rimonta e noi ci credemmo. Ma, come poi, si vide, le cose stavano in modo molto diverso.
Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che in quel caso ci fu un attentato gravissimo alla libertà d’informazione e ci fu un’imposizione degna del peggior regime. Eppure ce lo siamo già dimenticato anche perché allora nessun “popolo viola” scese nelle piazze a stracciarsi le vesti e a cantare “O bella ciao”. Ci fecero inghiottire il boccone amaro come se niente fosse. Come se fosse per il bene del Paese. Come se fosse la cosa più normale di questo mondo!
E veniamo all’odierna misura, cominciando col dire che le suddette trasmissioni dovrebbero lasciare il posto a delle tribune elettorali. Come quelle che mi beccavo io quand’ero più giovane e quando ancora non si era diffusa la moda del talk show televisivo. Trasmissioni grigie, pallose, tutte uguali, ma pur sempre utili all’elettore. Magari non gridate, non spettacolari, piuttosto sobrie e, per par condicio, anche troppo equilibrate. Niente di nuovo, dunque, ma sempre meglio del bavaglio all’informazione.
Quanto a Santoro, chi ci legge sa cosa pensiamo del suo modo di fare giornalismo. Santoro è la vera anomalia italiana rispetto all’Europa, perché fa una televisione ideologica, dichiaratamente, sfacciatamente di parte, fosse anche solo la sua. Perché non è super partes, pur essendo pagato (si dice con 700.000 euri all’anno) dai contribuenti. Questo non accade in altri Paesi, dove l’anchor man non esprime un proprio indirizzo politico. Altrove c’è meno cialtroneria e più professionalità. Faremo dunque volentieri a meno di Santoro e dei suoi reggibastone, anche perché non si vede che tipo d’informazione venga dalle sue trasmissioni, che hanno soprattutto lo scopo di spargere odio e veleno e che tra l’altro sono ossessivamente monotematiche.
Faremo dunque tranquillamente a meno di lui, e dei Lerner, e dei Floris e perfino dei Vespa, per par condicio. Non credo che perderemo granchè, che in generale ne usciremo meno informati. Sicuramente saremo un po’ più sereni, non condizionati dalle squallide zuffe e tifoserie televisive che hanno trasformato la politica in un teatrino televisivo. Chi si scandalizza perché in questo modo la Rai fa del male a se stessa (in quanto ferma per un mese trasmissioni che tirano su gli indici di ascolto), non si rende conto di addurre una ragione che è un boomerang. Sta infatti rivelando in modo brutale quello che tutti, più o meno, abbiamo anche inconsciamente capito: che la politica in televisione (quella dei talk show) è solo uno spettacolo che “tira”, è fatta solo per vendere. Non conta più l’informazione, quanto piuttosto lo spettacolo. Non conta il bene del pubblico, quanto piuttosto gli indici di ascolto. Non conta capire, approfondire, affrontare insieme e risolvere i problemi. Questo non “tira”, non “vende”; conta la zuffa, lo scontro. E l’anchor man allora deve essere un po’ guitto, un po’ saltimbanco, un po’ cialtrone, un po’ clown, un uomo di spettacolo. Santoro è il maestro di questa televisione.
Ma allora, di cosa verremo privati? Del predicozzo settimanale di Travaglio? I fan potranno rifarsi comprando il suo giornale. Tanto poi Travaglio torna. Come torna Santoro. Come torna Vespa, Floris. Come tornano le Lilli Gruber, i Lerner. Nel frattempo, chi vorrà, si beccherà la sua tribuna elettorale. Ne soffriranno magari gli indici di ascolto. Avremo meno spettacolo e più informazione. Una TV forse più grigia, più compassata, senza guitti. Una bella pausa, prima che il circo ricominci.
(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 5 marzo 2010)
Nessun commento:
Posta un commento