Chi l’avrebbe mai detto? Emma Bonino, leader storica dei radicali italiani, che viene sostenuta da una fetta del mondo cattolico “impegnato”. Non è fantascienza, ma cronaca di queste settimane: per la carica di governatore della Regione Lazio, Bonino sarà la candidata del Partito democratico. E potrà contare sul voto di alcuni politici di estrazione democristiana, come Franco Marini e Maria Pia Garavaglia, ma anche di non pochi esponenti della “base” cattolica, che le hanno pubblicamente accordato il loro appoggio.
Lo ha rivelato il Foglio, che è andato a tastare il polso alle parrocchie del Lazio per capire quale aria tirasse per la “pasionaria” abortista. Dall’inchiesta emerge un quadro inatteso, dominato da attestati di stima e da dichiarazioni di voto per la Bonino. A Viterbo, la responsabile della mensa della Caritas dichiara di «avere molta fiducia in Emma Bonino, una persona onesta». «Certo — prosegue la signora — c’è il problema delle posizioni estreme sul divorzio e sull’aborto, ma bisogna avere rispetto per le opinioni altrui è superare le divisioni». Un avvocato della curia dice di sentirsi «tutelato dalla Bonino sul piano delle garanzie costituzionali e dei diritti». «E poi — aggiunge — è una persona seria”. Il direttore di un quotidiano locale, che si definisce «cattolico figlio di don Milani», dice che voterà Bonino «per la sua attenzione agli ultimi». A Latina un sacerdote, responsabile della pastorale sanitaria, spiega che «Emma Bonino è agli antipodi da me, ma è una candidata di mediazione, e sulla gestione del bilancio mi ispira fiducia». Un’attivista del movimento dei Focolarini spiega che «c’è la consapevolezza della integrità morale della Bonino, che ha mostrato coerenza nell’attenzione agli ultimi». Sempre a Latina I’ex presidente di un consultorio diocesano parla di «un nome di prestigio come quello di Emma Bonino». Ovviamente il Foglio raccoglie anche qualche testimonianza di cattolici che criticano la candidatura della radicale. Ma, nel complesso, la sensazione è una sorprendente onda favorevole che si solleva nella pancia del cattolicesimo “impegnato”.
Emma Bonino è una storica esponente della cultura radicale che non rinnega nulla delle famose sedicenti “battaglie di civiltà”, combattute con una straordinaria coerenza tra teoria e prassi. Lo testimoniano alcune impressionanti fotografie in bianco e nero ripubblicate di recente dal quotidiano Libero, foto che mostrano Emma Bonino impegnata a provocare l’aborto a una donna con l’ausilio di una pompa per biciclette (vedi anche ns. post precedente). Scene molto crude che risalgono agli anni Settanta, quando i radicali si davano da fare per praticare I’aborto, allora vietato dalla legge. Emma Bonino oggi prosegue con infaticabile impegno la sua militanza nell’accampamento radicale, vera e propria “chiesa” anticattolica. I radicali stanno al cattolicesimo così come l’antimateria sta alla materia. Il loro impegno è infaticabile, costante, inesauribile, generoso, astuto, intelligente. Al punto che il fenomeno radicale sembra possedere delle connotazioni preternaturali. I radicali sono dei praticanti rigorosi, professano un anticattolicesimo ortodosso, argomentato, dottrinale. Si occupano di tutto ciò che sta a cuore al Papa e alla Chiesa, tenendo immancabilmente una posizione speculare. Il loro obiettivo è cambiare le leggi, ma soprattutto capovolgere la mentalità dell’opinione pubblica, disseminare l’errore come il loglio nel campo di grano, coltivandolo con cura maniacale, affinché alla fine il loglio sostituisca il grano senza che il contadino nemmeno se ne accorga. In questi ultimi quarant’anni i radicali sono stati degli straordinari vincitori. Spettacolari perdenti sul piano del loro consenso elettorale — sempre insignificante — ma vincitori nell’aver trasformato poco alla volta il quadro politico in una diffusa galleggiante macchia di pensiero radicale. Nel Lazio hanno piazzato con straordinario tempismo la Bonino, imponendola a un Partito democratico che, a dispetto di certi sommessi rigurgiti teodem, non è affatto estraneo alla ideologia radicale, ma ne rappresenta invece l’incarnazione di massa. La verità è tragicamente questa: che i marxisti, morto Marx, Mao e l’Urss, si son fatti radicali. Trovandosi così gomito a gomito con la tradizione liberal libertaria che tanto avevano aborrito.
Non basta: i cattolici che hanno aderito al progetto politico progressista, irretiti soprattutto dalla famosa “opzione preferenziale per i poveri”, ora si ritrovano a “digerire” la candidatura di un personaggio che è, obiettivamente, completamente estraneo all’identità cattolica. A meno che questa identità non sia, essa stessa, una vaso di creta che può essere in ogni momento riplasmato a vantaggio delle alchimie politiche. Occorre ammettere che il pensiero radicale è penetrato all’interno dell’accampamento cattolico, il che spiega il carosello di giudizi favorevoli a Emma Bonino raccolti dalla voce di persone impegnate in curie e parrocchie. Evidentemente, da alcuni decenni il mondo cattolico è in debito di dottrina. E non solo nella sua “sinistra”. Il cattolicesimo spesso è stato trasformato o in grigia burocrazia formale inquadrata nel piccolo cabotaggio clericale; oppure, in alternativa, è stato ridotto a un fatto esperienziale, con forti connotazioni emotive. Nell’uno come nell’altro caso, la dottrina è stata, semplicemente, dimenticata. Il risultato è una popolazione cattolica spesso animata dalle migliori intenzioni, ma che ha convinzioni, principi, criteri di riferimento totalmente alternativi e contraddittori.
Queste elezioni regionali offrono altri esempi di candidature “imbarazzanti” per il mondo cattolico, a cominciare dal Piemonte, dove il Partito democratico rinnova la sua fiducia a Mercedes Bresso, personalità da sempre in simbiosi con la cultura radicale e anti-vita, e che nel 2009 si dichiarò disponibile ad aiutare Beppino Englaro nel suo “progetto”. Ebbene, in quella regione la Bresso sarà sostenuta dall’Udc, il “partito cattolico” di Pierferdinando Casini e di Rocco Buttiglione. In un simile scenario, serpeggia un certo disorientamento, e in molti si chiedono: ma un cattolico può votare veramente qualunque candidato? C’è una sola risposta esatta: no. L’insegnamento della Chiesa è chiarissimo: ci sono principi non negoziabili — essenzialmente in materia di vita umana, famiglia, matrimonio, educazione — sui quali non è possibile scendere a compromessi. Un politico favorevole ad aborto, eutanasia, “matrimoni” gay, non va votato, se non si vuole diventare suoi complici sul piano morale. Ma è altrettanto vero che tale consolidata dottrina è troppo spesso taciuta o ignorata. E nel silenzio colpevole di chi dovrebbe parlare, prosperano incredibili giudizi come quelli raccolti dal Foglio.
«Perché di fronte a una candidatura dichiaratamente contro la Chiesa una parte del mondo cattolico si mostra privo di atteggiamento critico? È la domanda che mi sono posto dopo aver letto l’inchiesta del Foglio a Viterbo che ha evidenziato come per molti cattolici non fa difficoltà la candidatura della Bonino nel Lazio. Se facessimo la medesima inchiesta in altre regioni, vorrei dire in tutte le regioni d’Italia, il risultato sarebbe lo stesso di Viterbo. Perché il dato è uno e chiede d’essere guardato: stiamo crescendo generazioni assolutamente incapaci di giudizio critico sulle cose. (…) A volte sembra che il dialogo che impostiamo con chi non crede altro non sia che una resa senza condizioni. Nel nome del dialogo ci dimentichiamo chi siamo. E dimenticandoci chi siamo sono sempre gli altri ad avere ragione, ad avere la meglio». (Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro).
(Fonte: Mario Palmaro, Il Timone, n. 91, Marzo 2010)
Nessun commento:
Posta un commento