La nuova deregulation sull’aborto varata in Spagna da Zapatero, su pressione dell’ala radicale del partito, non convince neppure a sinistra. Una durissima lettera di contestazione della linea seguita su questo tema è giunta sui tavoli di Jorge Luís Zapatero, capo del governo, e di Leire Pajín, segretaria del Partito socialista spagnolo. La lettera porta la firma del giovane dirigente del Partito Socialista Operaio Spagnolo e vicesindaco di Paradras (Siviglia), Joaquín Manuel Montero, il quale invita i leader del suo partito a rendere pubblica la notizia del suo abbandono del partito nel giorno stesso in cui entrerà in vigore la nuova normativa sul cosiddetto “aborto facile”.
Montero afferma con fierezza di non desiderare più che il suo nome sia ancora associato a quello di una formazione politica “che legittima la morte di innocenti per mezzo dell’approvazione di leggi ingiuste”. Montero denuncia anche la triste circostanza di una legge “approvata da una sottile maggioranza di volontà comprate a colpi di concessioni”.
Come si vede non è necessariamente la Chiesa ad usare le parole più dure nei confronti delle leggi abortiste. Difficile prendere a pretesto, questa volta, il conservatorismo delle istituzioni clericali o l’indebito influsso del pregiudizio religioso... Ciò che colpisce in un caso come questo, a parte la militanza socialista di Montero, sono proprio le motivazioni politico-culturali della sua presa di posizione nei confronti dei vertici del partito: per Montero infatti, la battaglia per il diritto di aborto contraddice radicalmente il significato degli ideali socialisti, poiché “è contraria all’umanesimo universale, storicamente caratterizzato dal socialismo”, rappresenta inoltre una gravissima minaccia alla coesione sociale del paese, dato che “divide la società drammaticamente”. Non sfugge a Montero il significato antisociale di attentato al bene comune di quei provvedimenti che nascono da più che scoperte rivendicazioni di interesse utilitaristico e di individualismo estremo. Montero propone nella sua lettera un tema di riflessione che è tutt’altro che banale, per lui, infatti, è il binomio stesso sinistra-aborto ad essere intrinsecamente contraddittorio in quanto “chiunque pensi la sinistra dal punto di vista di una minima coscienza storica sa che il socialismo si fonda sulla difesa della vita e dei più deboli”.
Infine, c’è la grave accusa rivolta a Zapatero e all’attuale dirigenza del partito di aver derogato a criteri di moralità politica tradendo la fiducia dell’elettorato. Il PSOE infatti aveva deliberatamente scelto, stilando il programma elettorale del 2008, di non inserire proposte di un ulteriori rimaneggiamenti della precedente legge sull’aborto. In questo modo si era evitato uno scontro interno, ma al tempo stesso si era dato un segnale rassicurante ad un elettorato moderato tendenzialmente contrario all’idea dell’aborto come diritto soggettivo illimitato. Ciò nonostante la dirigenza del partito ha di recente ceduto alle pressioni delle lobbies radicali ed ha fatto approvare una normativa per la quale non aveva ricevuto alcuno specifico mandato da parte degli elettori.
Ciò fa concludere Montero con la forte affermazione: “abbiamo truffato l’elettorato”.
Ne avessimo anche noi di coscienze inquiete così…
(Fonte: Stefano, La Cittadella, 8 marzo 2010)
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