Il filosofo Karl R. Popper in «Cattiva maestra la televisione» invocava per i conduttori televisivi una patente. L’idea gli era venuta osservando il degrado sociale «per via dell’impetuosa presenza mediatica nella vita della gente». Secondo il filosofo, per un compito così importante occorrevano persone responsabili e preparate.
Popper, però, non ha mai conosciuto la Ventura. E con tutta probabilità Simona non ha mai conosciuto il filosofo. Quando morì nel settembre 1994, lei era appena approdata a «Mai dire goal». E, a quanto oggi è dato di vedere e di sentire, aveva ben altro di cui occuparsi, che di uno che parlava di patenti e regole...
Dal 1994, di Popper – soprattutto in televisione – si parla sempre meno, mentre Simona Ventura è diventata una sorta di regina del piccolo schermo. Una che si muove nella televisione italiana come fosse a casa sua, cioè facendo quello che le pare. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma ricordarlo sembra non sia né elegante né alla moda.
La perfetta, magnifica, coraggiosa, moderna, intelligentissima Simona ha solo un difetto. Uno solo? Sì, uno solo: non riguarda mai i programmi che conduce. Dovete capirla: ha talmente tante cose da fare e tante nuove idee da sfornare che non può perdere tempo dietro a simili dettagli. Peccato. Perché se solo avesse rivisto, non tutta la puntata dell’ultima «Isola dei famosi» ma almeno le parti in cui si è «confrontata» con Aldo Busi, avrebbe capito che in lei albergano due donne: Simona e Ventura. La prima è aggressiva, disinibita e per questo nell’onda del politicamente corretto.
La seconda è una donna che studia e si prepara ma soprattutto che conosce le regole del vivere civile. Se di fronte ai deliri dello scrittore contro il Papa, la conduttrice ha taciuto (forse Simona e Ventura stavano lottando per decidere cosa dire), alla fine del collegamento le sue due anime hanno prodotto un’unica frase, firmata metà per una: «Non sono assolutamente d’accordo con le offese che dice Busi, sono delle offese che non vanno assolutamente ripetute (Ventura), però è giusto che ogni punto di vista venga rappresentato, è giusto sempre, e questa trasmissione per quanto possibile lo farà (Simona)». Rivedere (e riascoltare) per credere.
Sorvoliamo sul fatto che se un’affermazione non può essere ripetuta è difficile che possa essere rappresentata. Sorvoliamo. E proviamo a tornare a Popper. Se la proposta del filosofo di dotare i conduttori televisivi di un patentino è fallita, lo si deve soprattutto al fatto che i signori della tv sono un’autentica casta. Un mondo «gelatinoso» diviso per bande (capitanate dai vari agenti delle star) all’interno delle quali tutti si spalleggiano. Prendete Simona. Mentre Busi, l’altra sera, attaccava il Papa, lei è stata zitta. Ma appena lo scrittore ha criticato la sua amica Mara Venier, accusandola di essersi rifatta, Simona, da fan di Voltaire, non ci ha visto più: «Aldo, io sono arrabbiata con te. Perché non puoi offendere i miei ospiti in studio».
Già: se Aldo, «l’esteta della trasgressione», si fosse «limitato» all’«Isola» ad attaccare e offendere il Papa, per Simona tutto sarebbe stato normale. La Ventura, capace di correttezza e buon senso, evidentemente in quel momento dormiva. Come i dirigenti Rai, i quali – dopo avere deciso di allontanare Busi da tutti i programmi dell’azienda – ieri hanno permesso che tutti i talk show di Viale Mazzini si occupassero del «caso» (a proposito: complimenti a «La vita in diretta» che ci ha regalato tutto il peggio dei reality italiani e stranieri, passati e presenti, per dimostrarci «quanto siano eccessivi»). Come dire: le regole vanno bene per la politica, ma poi c’è l’audience. E ci sono i signori dei salotti tv che altrimenti non saprebbero cosa fare di mestiere.
(Fonte: Gigio Rancilio, Avvenire, 20 marzo 2010)
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