E se alla fine a tagliare la strada a Mercedes Bresso nella sua corsa verso la riconferma alla guida del Piemonte fossero proprio gli elettori dissidenti dell’Udc? Già, perché delusi dalla casiniana “politica dei due forni” (alleanze variabili nelle diverse regioni) che da queste parti prevede l’appoggio alla zapateriana governatrice e alla sua prodiana coalizione (dentro tutti: dall’estrema sinistra ai radicali passando per l’Idv), i fans di Pierferdinando Casini potrebbero dirottare il voto sullo sfidante di centrodestra, il candidato leghista. «Fantapolitica – reagisce il segretario regionale dell’Udc – la nostra è una linea che non guarda le etichette, la destra o la sinistra, ma valorizza i programmi e la qualità delle persone. Non è stata una scelta facile, ma gli elettori incominciano ad apprezzarla e ci seguiranno…».
Apprezzano anche l’elevato tasso di laicismo e anticlericalismo esibito dalla presidente Bresso? «Mercedes non ha mai nascosto il suo pensiero. Noi, con lei, abbiamo sottoscritto un patto con il quale ci si impegna ad astenersi da interventi normativi contrari a princìpi quali la centralità della persona, della famiglia, la tutela della vita. Ci sentiamo garantiti da questo accordo, molto più che dall’appoggiare un candidato espressione di un partito come la Lega per il quale l’immigrato è un nemico da abbattere…».
A taccuino chiuso e microfono spento, però, un dirigente torinese delle truppe di Casini la mette giù così: «Inutile girarci intorno: la base è disorientata e ci attendiamo un calo di consensi. Speriamo di tenere e di arrivare intorno al 4,5 per cento (alle regionali del 2005 l’Udc ottenne il 4,6, alle politiche del 2008 il 5,2 per cento, alle europee dello scorso anno il 6,1, ndr), ma sarà dura. Se dovessimo scendere sotto il 4 per cento, è ovvio, salterebbero i vertici regionali». Ma perché puntare su Bresso? Perché scegliere la “Zarina” che equiparò il Gay Pride a una processione religiosa («Entrambe sono manifestazioni di orgoglio identitario»), a suo tempo offrì la disponibilità degli ospedali pubblici piemontesi per la morte di Eluana Englaro («Tutti sappiamo che la vita di Eluana è artificiale e che alimentazione e idratazione sono trattamenti medici», dichiarò) e alla reazione contrariata dell’arcivescovo di Torino Raffaele Poletto rispose: «Non viviamo in una repubblica di ayatollah»? Per tacere, naturalmente, della sua stima nei confronti del cattolicesimo («Se dovessi convertirmi non abbraccerei certo la religione cattolica, diventerei valdese»), della sua collaborazione, in tema di aborto, con Franca Rame ed Emma Bonino e del suo mostrarsi favorevole all’uso della pillola Ru486 («Una soluzione dal punto di vista medico che permette alle donne di soffrire meno»). Insomma non esattamente il massimo quanto a rispetto dei cosiddetti valori non negoziabili per i cattolici. Allarga le braccia, il nostro dirigente: «Quello con Mercedes Bresso non è un matrimonio: abbiamo cercato di scegliere il male minore. Lo ripeto: per noi l’accoglienza e l’integrazione sono valori irrinunciabili, per la Lega no. Tant’è che se il candidato di centrodestra fosse stato espressione del Pdl l’avremmo sostenuto volentieri». Antonello Angeleri ha un passato nell’Udc e un presente nella Lega: «La nostra posizione sull’immigrazione è di limpido buon senso: chi viene per lavorare e per integrarsi è accolto a braccia aperte, mentre non ci può essere spazio per chi non rispetta la convivenza civile e le nostre tradizioni». Osserva il senatore Enzo Ghigo: «La classe dirigente dell’Udc ha fatto una scelta di potere che non verrà seguita dalla base. Rispetto all’appoggio dato a Bresso, gli elettori moderati sono meno ingenui e meno ambigui dei vertici del partito e li puniranno. Me ne rendo conto facendo campagna elettorale in giro per il Piemonte: quella gente si sente tradita. La stessa recentissima uscita dal partito del capogruppo Udc in Regione, Deodato Scanderebech, che ha poi creato una lista autonoma di sostegno a Cota, è un segnale che non dovrebbero trascurare». Anche la decisione del sindaco di Torino star del Pd locale, Sergio Chiamparino, di “celebrare” il matrimonio simbolico tra due donne omosessuali non ha scatenato tempeste di entusiasmo nel mondo di riferimento dell’Udc. Resta da vedere se tutto questo contribuirà davvero a far uscire di strada l’agguerrita Mercedes.
(Fonte: Mauro Pianta, Tempi, 19 marzo 2010)
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