venerdì 12 febbraio 2010

I “Pro Vita” del Piemonte contro Mercedes Bresso

In vista delle elezioni che rinnoveranno il Consiglio regionale il 28/29 marzo, Federvita Piemonte, federazione regionale comprendente 70 tra Movimenti per la Vita (MpV) e Centri di Aiuto alla Vita (CAV), nonché alcune case di accoglienza per ragazze madri e alcuni micro asili nido, ritiene opportuno esprimere alcune considerazioni, alla luce della tutela del diritto alla vita e della sua accoglienza che anima l’impegno ormai trentennale dei suoi numerosi volontari.
Per tutto l’arco del mandato che va a concludersi, la presidente Bresso, con la sua giunta, ha connotato la sua azione con una costante e pervicace politica di opposizione alla vita e alla famiglia, violando le più elementari regole di rispetto, di aiuto e di tutela che stanno alla base della civile convivenza.
Basti qui ricordare:
La dichiarata e pronta disponibilità della presidente Bresso, nel corso della vicenda Englaro che ha segnato con una tragica caduta l’ethos e la coscienza civile del nostro Paese, ad offrire un ospedale piemontese in cui poter far morire per fame e per sete una giovane donna disabile.
La sperimentazione, caldeggiata e difesa ad oltranza, della RU 486, che per la prima volta in Italia è stata promossa e usata nell’ospedale Sant’Anna di Torino, in alternativa all’aborto chirurgico, in una spirale di banalizzazione dell’aborto volontario e contro i pur deboli presidi posti alla vita nascente dalla legge 194/78.
Il protocollo di applicazione della legge 194/78 il quale, partendo da posizioni ideologiche secondo le quali l’aborto è “necessità assistenziale che deve essere garantita”, non contiene traccia di quella “preferenza per la vita” né di quella prevenzione che, enunciata solennemente nell’art. 1 della legge, è poi ribadita agli artt.2 e 5.
Lo stesso protocollo sancisce un’aprioristica chiusura verso la partecipazione del volontariato pro-vita alla prevenzione all’aborto, promuove la diffusione della contraccezione di emergenza (aborto precoce) anche fra le minorenni, prevede l’estrema facilitazione del percorso abortivo in tutti i casi.
I reiterati tentativi di cancellare quanto la precedente Amministrazione, relativamente alle politiche per il diritto allo studio, aveva posto in atto per rendere effettiva la libertà di educazione, che si esplica anche nella scelta della scuola, sancita dall’art. 30 della Costituzione.
Per tutti questi motivi Federvita Piemonte ritiene fortemente auspicabile un’alternativa alla rielezione di Mercedes Bresso alla guida della Regione Piemonte.
Federvita Piemonte, forte dell’impegno profuso da numerosi volontari che operano sul territorio della Regione a sostegno delle maternità difficili e per la diffusione nella scuola, tra i giovani, nella pubblica opinione, della cultura della vita, sottopone, a coloro che saranno eletti alla guida della Regione Piemonte, alcune richieste ritenute prioritarie nell’ambito della tutela del diritto alla vita e della famiglia.
a) Un’autentica prevenzione dell’aborto volontario, in attuazione al già citato art.1 della L.194/78, che preveda percorsi, per le madri in difficoltà , di condivisione, di sostegno, di congruo aiuto economico, nella ferma convinzione che la donna che sceglie di abortire non esercita un suo diritto all’autodeterminazione, ma cede a pesanti condizionamenti sociali e economici che spetta alle Istituzioni rimuovere. Tale prevenzione postula innanzi tutto la riconversione dei Consultori familiari, ai sensi della legge 405/75 che li ha istituiti come il luogo di sostegno della famiglia, in tutte le sue problematiche e non come il presidio esclusivamente sanitario che eroga la certificazione per l’aborto, cui li ha ridotti l’attuale deriva. Postula inoltre l’apertura alla collaborazione con il volontariato pro-vita nel momento di dissuasione dall’ipotesi abortiva.
b) Una politica a favore della famiglia, in quanto tale, riconosciuta come soggetto titolare di diritti, come cellula fondamentale della società, luogo di trasmissione della vita, della cultura, dell’educazione, della solidarietà intergenerazionale, e spesso ammortizzatore sociale, in alternativa alle politiche solo assistenziali, caratterizzate perlopiù dal segno dell’emergenza e della frammentarietà, che hanno finora connotato le iniziative rivolte alla famiglia.
c) In particolare, a tutela della famiglia si chiede:
- un deciso rifiuto all’omologazione della famiglia fondata sul matrimonio, a norma dell’art.29 della Costituzione, ad ogni altra forma di convivenza anche omosessuale.
- una politica di sostegno alle giovani coppie che vogliano contrarre matrimonio, o a famiglie giovani.
- una politica dei servizi che tenga conto dei carichi familiari e del numero di figli.
- una politica che renda effettiva la libertà di educazione mediante erogazione di bonus o rimborsi che consentano alle famiglie la scelta della scuola libera.

(Fonte: Federvitapiemonte.it, 5 febbraio 2010)

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