Il dado è tratto. Sulla candidatura della radicale Emma Bonino alla presidenza della regione Lazio, il giornale della conferenza episcopale italiana “Avvenire” ha chiuso definitivamente con ogni “timidezza”, vera o presunta.
Il colpo di grazia contro “l’incredibile pretesa della superabortista e iperliberista candidata a governatore del Lazio di ‘rappresentare’ addirittura i valori cattolici” l’ha dato il mercoledì delle ceneri, 17 febbraio, lo stesso direttore Marco Tarquinio, con un doppio affondo sulle due pagine più lette e più “ufficiali” del giornale dei vescovi: quella degli editoriali e quella delle lettere dei lettori.
Nella pagina degli editoriali, Tarquinio ha risposto così al segretario dei democratici, Pierluigi Bersani, che difendeva la candidatura di Emma Bonino e la “pari dignità” dei cattolici nel suo partito:
«Ringrazio l’onorevole Bersani per le pacate eppure appassionate argomentazioni di questa sua lettera in risposta all’acuto commento di Sergio Soave e, mi pare di capire, al denso lavoro di indagine e di analisi che ha accompagnato su “Avvenire” le cronache del disincanto, del disagio e del distanziamento dal Pd di settori e personalità di cultura politica cattolica dopo l’abbraccio tra questo importante partito e la leader radicale Emma Bonino. Con una battuta potrei dire che se il segretario del Partito democratico è in coscienza tranquillo, non saremo certo noi di “Avvenire” a inquietarci al posto suo e degli altri dirigenti della formazione sognata da Prodi e, poi, fondata da Veltroni…
E invece no, non faccio battute. Perché da molti mesi – proprio a partire da alcuni casi di coscienza estremamente significativi e dagli esigui spazi concessi all’esercizio della libertà di coscienza nei gruppi parlamentari dei democratici – stiamo osservando con rinnovati interesse e attenzione lo svilupparsi del progetto politico generato dalla fusione dei Ds e della Margherita. Interesse e attenzione al tema della libertà di coscienza (e dunque di “cittadinanza”) nel Pd che stranamente ci è toccato di coltivare in sostanziale solitudine, e ai quali si è via via sommato un crescente senso di allarme, largamente condiviso – posso testimoniarlo – dai nostri lettori.
Da qualche settimana, si è aggiunto il caso Bonino. Che ha ovviamente una natura sua propria, anche per l’incredibile pretesa della superabortista e iperliberista candidata a governatore del Lazio di “rappresentare” addirittura i valori cattolici (e di questo mi occupo pure in penultima pagina, quella dedicata al colloquio coi nostri lettori). Ma il caso Bonino, per le modalità con cui si è manifestato e per il senso politico generale che ha assunto, si sta configurando sempre più anche come un caso Pd. Lei, segretario, ha accettato senza batter ciglio l’autocandidatura della fedelissima compagna di battaglia anticattolica di Marco Pannella e, qui sopra, difende di nuovo la corsa di colei che ha più volte esaltato come “una fuoriclasse”, definendo “ingiusto” il giudizio di chi non riconosce a Bonino la “capacità di interpretare un programma di coalizione”.
Ma il nome e la storia di Emma Bonino “sono” un programma. Un programma, onorevole Bersani, incompatibile con altri (per più di un aspetto anche con quello alla base dell’idea di sinistra che lei punta a rivitalizzare e rappresentare) e, in ogni caso, certamente affinato con aperta e spesso aspra ostilità verso la visione cristiana della vita e dei rapporti sociali. Decidere di fare di un simile contributo un “mattone” del muro della casa comune del Pd significa fare una scelta pesante e precisa. Che, infatti, sta producendo contraccolpi, crepe e lacerazioni. Liberi tutti di valutare gli uni e le altre, a maggior ragione chi le subisce. Noi ci siamo permessi di sottolineare che le sottovalutazioni – le sufficienze, appunto – si pagano. E ne restiamo convinti».
Nella pagina delle lettere, lo stesso giorno, il direttore di “Avvenire” ha risposto così a una lettrice:
«Ho poco da aggiungere, cara Cristina, alla sua riflessione. Fatti e misfatti, detti e contraddetti sono sotto gli occhi di tutti. Ma il “caso radicale” sta diventando ogni giorno più curioso e inquietante. Pannella, Bonino & Co. – dopo aver praticato per anni e anni la “politica del cuculo” cercando di insediarsi nei “nidi” partitici ed elettorati altrui – tentano oggi con incredibile e infelice leggerezza una capriola mozzafiato e si candidano ad assumere addirittura la rappresentanza del sentire politico “cattolico”. Dire che si tratta di un’operazione insensata e truffaldina è persino poco. Siamo davanti a un autentico insulto all’intelligenza e alla memoria collettiva degli italiani: su concezione e manipolazione della vita, tutela della famiglia, difesa della libertà educativa dei genitori, solidarietà sociale e visione del mercato e del lavoro i radicali predicano sistematicamente l’opposto di ciò che afferma la dottrina sociale della Chiesa e di ciò che i cattolici italiani si sforzano di testimoniare. Ma una melensa propaganda di stagione – sia pure somministrata a dosi d’urto e con lo scudierato di un partito, il Pd, che si era candidato a essere schietto e originale anche nel rapporto con il mondo cattolico più consapevole e impegnato – non può cancellare decenni di tragiche battaglie radicali contro la visione cristiana della vita. Nessuno può presumere di poterla fare a pezzi. Ed Emma Bonino meno di tutti».
Va detto che il doppio affondo del mercoledì delle ceneri contro la candidatura di Emma Bonino maturava da tempo in “Avvenire” e si era fatto presagire, il giorno precedente, da un editoriale del suo commentatore politico Sergio Soave, accompagnato in una pagina interna da un’intervista col vescovo Arrigo Miglio sui candidati alle prossime elezioni e in particolare su “certe storie personali inconciliabili con i principi cristiani”.
Monsignor Miglio, vescovo di Ivrea, è presidente del comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Socìali dei cattolici italiani.
La presa di posizione di “Avvenire” è quindi da leggersi anche come una scossa volutamente data dalla presidenza della CEI a un mondo cattolico – fatto di laici, di preti, di qualche vescovo – rivelatosi fin qui molto spensierato e accondiscendente nei confronti di candidature ostili alla Chiesa. Delle quali Emma Bonino non è la sola: basti pensare, in Piemonte, a quella di Mercedes Bresso, appoggiata dal partito di Pierferdinando Casini.
(Fonte: Sandro Magister, Settimo cielo, 19 febbraio 2009)
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