venerdì 12 febbraio 2010

“Lourdes”, film gelido da sala chirurgica

Film sulla disperazione e, quindi, antimariano, arriva questa settimana nelle sale italiane “Lourdes” della regista austriaca Jessica Hausner. “Dove giunge Maria è presente Gesù. Chi apre il suo cuore alla Madre incontra ed accoglie il Figlio 
ed è invaso dalla Sua gioia”, dice Benedetto XVI. La Hausner è convinta del contrario. Agnostico e antievangelico fin dalle intenzioni (“Volevo indagare sulla casualità dei miracoli”, dice la regista) il suo film è anche una sorta di riflettore accesso su una nuova ed inedita incapacità dei cattolici di capire e di utilizzare il cinema per la missione pastorale della Chiesa. “Ho trattato il miracolo e la malattia in senso metaforico per comunicare quanto il concetto di salvezza sia relativo – dice la regista -, mi interessava soffermarmi sulla transitorietà della vita”.
Il miracolo, spiega la Hausner “viene considerato come qualcosa di banale perché non racchiude necessariamente una morale o un senso, forse è soltanto una delle tante tappe della vita. Ci possono essere più risposte a un evento di quel tipo: l’autosuggestione e la forza psichica ad esempio; molte guarigioni non sono state nemmeno spiegate dalla medicina, e non capitano soltanto a Lourdes. Dopo essere stata a Lourdes posso dire una cosa: o Dio si è addormentato oppure non esiste”.
Il film è gelido e perfetto nella forma, come un’operazione chirurgica. C’è però anche una barzelletta. Gesù propone a Maria di andare a Betlemme, racconta un prete ad un assistente, la sera, dopo aver messo a letto i “malati”. Sempre Betlemme, replica Maria. Potremmo allora andare a Lourdes, dice Gesù. Carino, risponde Maria, non ci sono mai stata. Curzio Maltese, su “Repubblica”, spietatamente, ha scritto che le organizzazioni religiose del luogo di culto, dopo aver letto la sceneggiatura, hanno dato il permesso di girare anche in luoghi di Lourdes normalmente vietati alle macchine da presa. Il potere censura solo ciò che capisce, ha chiosato con sarcasmo. Il film, a Venezia, ha ricevuto due premi cattolici, il “Signis” (una volta si chiamava Ocic – Organizzazione Cattolica per il cinema) e la “Navicella” dell’Ente dello Spettacolo. È un sintomo di questa sorprendente confusione della cultura cattolica di oggi.
Nel 1944, in piena occupazione nazista, i cinematografari più famosi dell’epoca, per evitare la deportazione, si chiusero in una chiesa romana e, sotto la guida di Vittorio De Sica e grazie alla protezione proprio dell’Ente dello Spettacolo – Centro Cattolico Cinematografico, realizzarono uno dei capolavori della cinematografica cattolica. Si tratta de “La porta del cielo”. Anche in quel caso si narrava della devozione mariana e del mistero del miracolo. Scritto insieme con Zavattini, il film aveva un approccio laico ma non era agnostico. Nel lungo finale, davanti all’esposizione del Santissimo, la gente si inginocchiava e si faceva il segno della Croce. Il film si chiudeva con un miracolo ma, al contrario di quello descritto dalla Hausner, era lo stesso tipo di miracolo di cui parla il Nuovo Testamento, quello caratterizzato dalla conversione e dal perdono. Un film ben diverso, quindi, da quello della Hausner.
In questi giorni, il “Corriere della Sera” ha dato spazio a un dibattito sull’egemonia culturale della sinistra e sull’incapacità della destra di costruire un’alternativa. In un Paese come il nostro, verrebbe da chiedersi piuttosto che fine abbia fatto la cultura cattolica. “Credo che il cinema abbia fallito la sua missione di essere l’arte del nostro secolo. Ha fatto dei tentativi, persino dei tentativi eroici, ma ha fallito. Non solo ma, tra le arti, è forse la più grande responsabile di questa immensa opera di condizionamento, d’abbrutimento che si è compiuta”, scriveva Roberto Rossellini nel 1962. Da allora il cinema si è interrogato ancora mille volte sul senso del trascendente e sui valori umani fondamentali con risultati spesso eccentrici che hanno fatto fibrillare i critici cattolici. Con “Lourdes” invece si è scatenata (si fa per dire) solo una sorprendente e apatica afasia critica. Eppure basterebbe così poco per accendere il dibattito. A cominciare dalla locandina del film. C’è solo la metà del volto di una statua di Maria. Lucida, platinata e parziale. Una sintesi critica involontaria del film che infatti dice, in modo artefatto e plastificato, solo una parte della verità e non racconta l’altra storia, quella che muove centinaia di milioni di persone ogni anno verso i santuari mariani. “Lourdes è una profezia di giustizia e di pace, dove non c’è posto per la superbia e la durezza di cuore, anzi dove questa durezza viene sciolta dalla testimonianza della carità, della misericordia, della serena sopportazione del male, della solidarietà umana, della generosità sincera e toccante”, diceva Giovanni Paolo II nel 1989. Chissà se avrebbe apprezzato il film della Hausner.

(Fonte: Andrea Piersanti, Piùvoce.net, 9 febbraio 2010)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO UN COMMENTO SU INTERNET..MA L'INVITO DEL PAPA A ENTRARE IN QUESTO MONDO E LA VISIONE DI LOURDES IERI SERA MI SPINGONO A CIO'. SON D'ACCORDO CON L'APOLOGETA.E' UN FILM SENZA PIETA' NEMMENO UMANA E QUINDI NON E' VERO..LA REALTA' NON E' COSI'.IL FATTO CHE I CRISTIANI LO PREMINO E' PREOCCUPANTE.. PREGHIAMO.

Florya ha detto...

Credo che di fronte a un film artistico come Lourdes, che possiede non solo grandi qualità tecniche ma anche contenutistiche, bisognerebbe semplicemente stare in silenzio con umiltà e lasciarsi trasportare dalle emozioni e sensazioni che suscita. Un film (come qualsiasi opera d'arte) non è una mera rappresentazione di tutta la componente della realtà. E' una realtà, è una verità, che per quanto sia dura accettarla,si pone oltre la nostra esperienza. Rifiutarla è follia. La Hausner non ha mai detto di voler fare un film su un pellegrinaggio, ma un film che mostrasse tutta l'ambivalenza del miracolo e la fede che ruota attorno ad esso.
Poi non capisco perchè questo astio contro i cristiani che lo hanno premiato anteponendo il fatto che il film non mostri pietà, al fatto che il film evidenzi un messaggio umano: l'accettazione e l'umiltà nella felicità.
Forse certi film entrano in luoghi così minati e profondi da rendere ciechi anche chi può vedere...