Altro che “Grazie dei fior”: sessant’anni dopo, il Festival festeggia il suo compleanno con nervosismo, musi lunghi e temi pesanti come la droga sbandierati fuori luogo.
Ma Antonella Clerici non aveva promesso «una grande festa, un Festival che mi assomiglia, semplice, lineare, allegro»? Di motivi per stare allegri, la bionda conduttrice, che da stasera al 20 febbraio condurrà la kermesse, non ne ha molti. Travolta dall’ansia di fare audience, in una kermesse dove i grandi ospiti faticano ad arrivare perché di soldi ne girano pochi (forfait all’ultimo di Christian De Sica e di Raoul Bova, stasera il Festival si appiglia al duo Bonolis-Laurenti e per sabato hanno messo sotto contratto Tiziano Ferro) la Clerici, spalleggiata dal direttore artistico Gianmarco Mazzi, «gioca» col caso Morgan e i suoi problemi di droga che l’hanno fatto espellere dalla gara. Per la Clerici «Morgan in qualche modo ci sarà». Ma è immediatamente smentita dalla direzione generale della Rai. Svelando apertamente le contraddizioni di questo Sanremo, dove direzione artistica del Festival e dirigenza Rai sembrano navigare a vista. Di certo, non un buon inizio.
Ribatte Antonella, imbarazzata: «Morgan in qualche modo ci sarà: stiamo valutando se far sentire la sua canzone ma senza di lui». Interviene il direttore artistico Mazzi: «Noi non stiamo facendo un teatrino su questa dolorosa vicenda. E comunque possiamo essere misericordiosi?». Vero. Ma non sarebbe più «misericordioso» smettere di tirare in ballo la dipendenza da cocaina dell’artista per il suo bene e per quello degli spettatori? Il direttore di Raiuno Mauro Mazza tenta un’imbarazzante via di mezzo, proponendo «un saluto a Morgan», per poi dire che l’azienda ha «preso una posizione netta«. Se fosse così netta, perché allora invitare Morgan da Vespa (record di ascolti) e dalla Ventura (partecipazione poi saltata)?
Insomma, da una parte Morgan viene considerato inaccettabile e dall’altra è invitato in tutti i programmi. Un «gioco» che fa infuriare tanti. A partire dal presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Il caso Morgan è utile per produrre titoli sul festival. Si avvia un ulteriore teatrino che la Rai farebbe bene a bloccare. La droga è un pericoloso veleno. Solo degli irresponsabili trasformano chi ne ha tessuto le lodi in un motivo di attrazione. L’audience non è tutto». Già, ma la Rai «deve» mantenere gli ascolti del Festival in linea con quelli dell’anno precedente (e stavolta sarà dura), pena la restituzione di parte del danaro agli investitori pubblicitari.
Di «strumentalizzazione di un problema grave ai fini dell’audience» parlano altre voci autorevoli: il senatore Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il presidente dell’Aiart Luca Borgomeo, il presidente di Pubblicità Progresso Alberto Contri, il presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, Antonio Marziale, i membri della Commissione parlamentare di vigilanza Rai Francesco Casoli e Vincenzo Fasano. E pure Maurizio Costanzo, protagonista con la Clerici della serata finale del Festival, protesta: «Non si può far passare per saggio che "farsi" di cocaina è antidepressivo». Ma il gran finale è del furbo Bonolis: «Se fossi stato io il direttore artistico Morgan l’avrei invitato». Già, pur di fare ascolto, Paolo non guarda in faccia nessuno.
(Fonte: Angela Calvini, Avvenire, 16 febbraio 2010)
Nessun commento:
Posta un commento