domenica 23 dicembre 2007

Il pudore necessario

Fanno discutere i casi di «Buona domenica» e di «Decameron».
Nel rispetto c'è il pudore: quel pudore che tanto è stato sbeffeggiato perché ritenuto retaggio di cultura oppressiva e frustrante, quel pudore letto come ostacolo alla libertà, presunta, d'espressione è, invero, molto più aduso alle genti di quanto venga pensato da chi fa televisione.
Cosa differenzia la presenza di un “povero” sacerdote (Don Sante Sguotti), all'interno della tristissima e sguaiata trasmissione Buona Domenica, contenitore pomeridiano domenicale di Canale 5, dalla coprolalica dissertazione del presunto comico Daniele Luttazzi, che nel suo noioso programma Decameron ha fatto satira con immagini disgustose nei confronti di un compagno di emittente, il giornalista Giuliano Ferrara? A nostro avviso nulla. Ormai avulso dal contesto della consonanza liturgica e morale per sue autonome e pubbliche scelte e divenuto mezzo di Auditel e di profitto personale con la narrazione frequente della sua situazione privata, il sacerdote(da commiserare) ha trovato giusto ri-raccontare per l’ennesima volta la sua scelta di diventare padre e compagno di vita della madre del figlio che ha riconosciuto (l’unico essere innocente e senza macchia in questa squallida vicenda).
Non vogliamo qui analizzare oltre la vicenda e le valutazioni ecclesiali, ma chiederci se sia lecito svillaneggiare in televisione temi così seri e profondi, che toccano tutta la sfera dell'esistenza cristiana, con il presbiterato, la famiglia, la vita nascente.
La televisione ha perso il crisma della moderazione e del rispetto. E la riprova l’abbiamo nella eliminazione (con richiesta di rescissione del contratto da parte de La7) della trasmissione Decameron dal palinsesto del canale privato di proprietà Telecom. Daniele Luttazzi, ingiustamente espulso dalla televisione per il noto "editto" che costò anni di esclusione televisiva anche al compianto Enzo Biagi e al tribuno Santoro, ha buttato alle ortiche la libertà e la passione caustica del suo lavoro, sproloquiando su Giuliano Ferrara.
Luttazzi è capace di strappare la risata sulla stura di una tradizione di guitti e bastonatori del potere che da Pietro Aretino alla statua di Pasquino a Roma popolano la nostra letteratura. Il problema è l'uso del suo stile in televisione, anche avendo carta bianca. Ed anche se adesso protesta che gli hanno voluto impedire di realizzare una puntata tutta dedicata al Papa e alla sua ultima enciclica, c'è sempre la necessità di un pudore innato che deve prevedere la presenza davanti alla tv di persone le più diverse, non paganti, vogliose di qualche cosa di nuovo, ma non per forza escatologico.
Ecco allora che l'autore passa dalla parte del torto, dimentico che se esiste per lui la libertà del fare, esiste anche la libertà del togliere. E poi dicono che il pudore non serve… (Massimo Lavena, Incrocinews, 46/2007)

Il «Vangelo di Giuda»: è pieno di falsi


Ricordate il vangelo di Giuda? Quel testo copto che la (massonica) National Geographic Society ha preteso di aver scoperto, che ha diffuso con spese enormi ed enorme grancassa pubblicitaria, ripresa dai «grandi media» come la verità ultima e nascosta su Gesù? In questo testo, ci dicevano, Giuda appare nella sua vera luce: non è il traditore ma il vero salvatore, avendo compiuto la volontà di Cristo fino in fondo.
Adesso uno studioso serio, April D. DeConick, docente di Studi Biblici alla Rice University, ha esaminato a fondo il testo e ci ha scritto un volume per smentire la grancassa mediatica. «The Thirteenth Apostle: What the Gospel of Judas Really Says». Rivelando false traduzioni ed altri trucchi usati dai banditori della «nuova verità». Lo studioso ha scritto anche un fondo per il New York Times ((April DeConick, «Gospel's Truth», 1 dicembre 2007).
Eccolo: «Con molta pubblicità, l'anno scorso, il National Geographic ha annunciato che era stato trovato un testo perduto del terzo secolo, il Vangelo di Giuda Iscariota. Fatto impressionante: Giuda non aveva tradito Gesù. Anzi Gesù aveva chiesto a Giuda, il suo più fido e amato discepolo, di consegnarlo per farlo uccidere. Il premio per Giuda: l'ascensione al cielo e la sua esaltazione al disopra degli altri discepoli.
Una grande storia. Peccato che, dopo aver ri-tradotto la trascrizione del testo copto presentata dalla National Geographic Society, io ho trovato che il significato reale del testo è molto diverso».
«La traduzione del National Geographic sosteneva l'interpretazione provocatoria di Giuda come eroe; una lettura più attenta chiarisce che Giuda non solo non è un eroe, ma (per il testo) un demone. La traduzione della Società e dei suoi esperti si distacca in più punti dal senso e dai metodi comunemente accettati nel nostro campo di studi.
Per esempio, la trascrizione della National Society, nel punto in cui Giuda è chiamato un 'daimon', traduce la parola con 'spirito'. Di fatto, il termine universalmente accettato per 'spirito' è 'pneuma'; nella letteratura gnostica, 'daimon' è sempre usato nel senso di 'demonio'.
Altro punto: Giuda non è preservato 'per' la santa generazione, come dicono i traduttori del National Geographic, ma separato 'da' essa. Egli non riceve i misteri del regno perché 'è possibile per lui entrarci'.
Li riceve perché Gesù sostiene che egli non potrà entrare, e Gesù non vuole che Giuda lo tradisca per ignoranza: vuole che sia informato, in modo che il demonico Giuda soffra tutto quanto merita».
«Ma il più grosso errore che ho trovato è stato forse una alterazione del testo originale copto.
Secondo la tradizione del National Geographic, l'ascensione di Giuda alla santa generazione sarebbe stata maledetta. Invece è chiaro dalla trascrizione che gli esperti del National hanno alterato l'originale copto, eliminando una particella negativa dalla frase originale. Devo dire che la Società ha riconosciuto questo errore, ma veramente molto tardi per cambiare la sbagliata concezione del pubblico».
«Cosa dice dunque in realtà il vangelo di Giuda?
Dice che Giuda è un demonio specifico, chiamato 'il Tredicesimo'.
In certi testi gnostici, questo è il nome per il re dei demoni, una entità nota come 'laldabaoth' che vive nel tredicesimo piano sopra la terra. Giuda è l'alter ego umano di questo demone, il suo agente infiltrato nel mondo. Questi gnostici identificavano 'laldabaoth' con l'ebraico Yahweh, che accusavano d'essere una divinità gelosa e vendicativa, avversa al Dio supremo che Gesù era venuto sulla terra a rivelare.
Chi ha scritto il vangelo di Giuda era un aspro critico del cristianesimo dominante e dei suoi riti. Siccome Giuda è un demone che lavora per 'laldabaoth', così sostiene l'autore, quando Giuda sacrifica Gesù, lo sacrifica ai demoni, non al Dio supremo. Con ciò, vuol prendersi gioco della fede cristiana nel valore salvifico della morte di Gesù e dell'efficacia della Eucarestia».
«Com'è possibile che siano stati fatti errori così gravi [dal National Geographic]? Sono stati proprio errori, o qualcosa di consapevolmente deliberato?
Questa è la domanda che si pone, e non ho una risposta soddisfacente. D'accordo, la Società aveva un compito difficile, restaurare un vecchio vangelo che stava da secoli in una cassa ridotto in briciole. Era stato trafugato da una tomba egizia negli anni '70 e ha languito per decenni nel mercato antiquario clandestino, e ha persino passato del tempo nel freezer di qualcuno. Per cui è davvero incredibile che la Società ne abbia recuperato anche solo una parte, anzi è riuscita a ricomporlo all'85%.
Detto questo, il problema grosso è che la Società voleva un'esclusiva. Per questo ha voluto che i suoi traduttori esperti firmassero un impegno al segreto, e a non discutere il testo con altri competenti prima della pubblicazione. Il miglior lavoro scientifico si riesce a fare quando, di un nuovo manoscritto, vengono pubblicate foto di ogni pagina in grandezza naturale 'prima' di fornire una traduzione, in modo che i competenti del ramo, in tutto il mondo, possano scambiarsi le informazioni mentre lavorano indipendentemente sul testo».
«Un'altra difficoltà è che quando il National Geographic ha pubblicato la trascrizione, il fac-simile del manoscritto originale che ha reso pubblico era ridotto in dimensioni del 56%, ciò che lo rende inutilizzabile per un lavoro scientifico. Senza copie in grandezza naturale, siamo come il cieco che conduce altri ciechi. La situazione mi ricorda molto il blocco che tenne lontano gli studiosi dai Rotoli del Mar Morto decenni or sono. Quando i manoscritti sono accaparrati dai pochi, ne nascono errori e un 'monopolio dell'interpretazione' che è molto difficile rovesciare, anche quando l'interpretazione è dimostrata falsa».
«Per evitare questo tipo di situazioni la Society of Biblical Literature ha varato nel 1991 una risoluzione per cui, se l'accesso ad un manoscritto è riservato a pochi a causa delle condizioni del manoscritto stesso, allora è obbligatorio diffondere prima di tutto una copia fotografica di esso. E' una vergogna che il National Geographic, e il suo gruppo di esperti, non abbiano obbedito a questa molto sensata disposizione.
Mi domando perché tanti esperti del mestiere e tanti scrittori abbiano tratto ispirazione dalla versione del vangelo di Giuda fatta dal National Geographic. Magari ciò deriva da un comprensibile desiderio di cambiare la relazione tra ebrei e cristiani. Giuda è un personaggio spaventoso: per i cristiani, è colui che aveva avuto tutto il bene e ha tradito Dio per una manciata di monete. Per gli ebrei, egli è il personaggio la cui vicenda è stata usata dai cristiani per perseguitarli nei secoli. Sono d'accordo sul fatto che dobbiamo continuare verso la riconciliazione di questo antico scisma; ma fare di Giuda un eroe non mi pare la soluzione giusta».
Così termina DeConick, lo studioso di copto e di vangeli gnostici.
Possiamo fare una scommessa: benché la sua autorevole asserzione sia apparsa sull'autorevolissimo New York Times, essa non sarà ripresa da nessuno dei «grandi» media, specialmente non da quelli italioti.
(Maurizio Blondet, Effedieffe, 02/12/2007)

giovedì 13 dicembre 2007

Vangelo di Giuda, smascherati gli errori di traduzione


Non cessa la discussione scientifica sul Vangelo gnostico di Giuda, pubblicato nell’aprile del 2006 per la National Geographic Society, e subito oggetto privilegiato della fantareligione, perennemente protesa – sulla scorta del successo di Dan Brown – a confezionare pastoni storicamente traballanti, per non dire ridicoli, e a presentarli con i crismi dell’autorevolezza, magari appigliandosi a elementi accessori serviti da oscuri pseudostudiosi in cerca di notorietà.
In questo clima da New Age da supermercato una simile sorte non poteva risparmiare Il Vangelo di Giuda, opera gnostica fortemente inficiata nelle proprie strutture esegetiche e nella propria creatività narrativa da teorie di filosofia neoellenistica, in cerca di un punto di incontro con una religione oramai ecumenica e dotata di un Canone già ben definito (siamo nel III secolo).
Finalmente, a più di un anno della pubblicazione di uno scritto tanto discusso, sul New York Times uno studio rigoroso di April DeConick, docente di Studi biblici alla Rice University – studio intitolato Il tredicesimo Apostolo: ciò che realmente dice il Vangelo di Giuda – smonta in modo convincente le tesi fondanti dell’editio princeps, troppo affrettatamente impugnate contro l’autorevolezza dei Vangeli canonici e in polemica con la Chiesa ufficiale; tesi subito sposate da chi invece ritiene il cristianesimo primitivo una nebulosa magmatica e indifferenziata di esegeti e padri della Chiesa per lo più in contrasto tra loro.
DeConick fa rilevare un’impressionante serie di svarioni nella traduzione e nell’interpretazione del testo in lingua copta, commessi (quanto scientemente?) nel corso di un lavoro «troppo veloce per ben ponderare le insidie di un’opera così complessa». Si fa rilevare come, a fronte dell’interpretazione da parte del National Geographic di Giuda come eroe, una lettura più attenta evidenzi che non solo l’Iscariota non è ritenuto un eroe, ma che è un daimon: «E la traduzione di daimon, secondo il pensiero della setta gnostica dei Cainiti, non può che essere demone e non spirito, solitamente espresso anche in copto con il termine greco pneuma», osserva DeConick. Inoltre il testo dice espressamente che «Giuda è separato dalla Santa Generazione» e non, come traducono gli esperti del National Geographic, «preservato per essa».
Poi, da Gesù Giuda riceve sì i Misteri del Cielo, ma non perché è per lui possibile entrarci, semplicemente perché il Messia vuole che l’apostolo-traditore sia informato e che, se decide di tradirlo, lo faccia scientemente: «In realtà questa affermazione sostiene in modo evidente il libero arbitrio, concetto-cardine del pensiero cristiano ortodosso», fa notare DeConick. E ancora: il National Geographic ha omesso una negazione, contenuta in una frase sull’ascensione di Giuda, che capovolge il senso originario: l’ascensione di Giuda alla Santa Generazione sarebbe stata maledetta. La casa editrice ha ammesso l’errore ma in ritardo e non con un’evidenza tale da far cambiare nell’opinione pubblica un concetto ormai radicato. (Aristide Malnati, Avvenire, 8 dicembre 2007)

giovedì 6 dicembre 2007

Salvati con il preservativo: l'enciclica di Livia


D'accordo, se faccio sesso a cazzo di cane rischio di ammalarmi. Una volta era la sifilide, adesso è l'Aids. Il governo (Livia Turco, ministro della salute) intende proteggermi. Commissiona uno spot alla signora cultura (Francesca Archibugi, regista). E che dice lo spot? Potrebbe dire, con Agostino: Ama (dilige), e fa' ciò che vuoi. O con Jane Austen: Cercati un marito o una moglie, un compagno o una compagna, concepisci una creatura umana, ama, educa, educati e divertiti. O con Kakà: La castità è una scelta libera e possibile. Ma no, è troppo semplice. Sa di parrocchia. Che cosa volete che sia la salvezza, magari la speranza, di fronte al problema della salute? Ecco dunque la soluzione: Mettiti un preservativo, fagli mettere un preservativo. Il ministero suggerisce «un amore senza rischi», proprio così. L'amore con l'air bag. L'amore con la gomma. Un sesso tecnico. Un altro capitolo del progetto Orgasmus.Poi si lamentano degli stupri, della solitudine, della violenza, dell'indifferenza, queste donne moderne sull'orlo di una crisi di coscienza. La concupiscenza a loro va bene, tutto bene benissimo, e deve esercitarsi al riparo da ogni senso del peccato, parola desueta e insignificante, poco laica. Basta che sia protetta da un palloncino. Mettitelo, e fa' ciò che vuoi. Eviti il rischio di pensare a quel che fai, il rischio di fare un bambino o una bambina, il rischio di entrare o accogliere liberamente l'altro, il rischio dell'amore rischioso che implica qualcosa, il rischio della nudità. Il ministero potrebbe anche dire, via spot: Sta' attento, sta' attenta, il sesso casuale è una ginnastica pericolosa, il corpo libero comporta conseguenze spesso incontrollabili. In mancanza di Paolo e Francesca, la bocca mi baciò tutto tremante, si può supplire con una bella foto di Amanda e Raffaele. Un richiamo rozzo alla responsabilità. Rozzo ma efficace, no? Ma questo è terrorismo moralistico, si dirà. Siamo fuori del senso comune, si dirà. Invece è la perfezione del senso e del luogo comune l'idea che lo stato ti suggerisca di vestire di gomma il pisello, trattandoti come un bambino scemo, incapace di subordinare gli istinti o i talenti alla ragione. I preservativi ci sono. Son stati inventati e sono alla portata di tutti. Gli amanti vedranno che cosa farne. Decideranno loro, caso per caso. Ma chi decide per tutti, chi fa cultura e controcultura, chi ci insegna ogni giorno che lo stato è laico, non sopporta ideologie e invadenze religiose, quale diritto ha di fare propaganda alla cosa più schifosa che sia mai stata inventata, che non è il profilattico o la libera scelta se usarlo o no, ma l'amore profilattico, il sesso senza rischi?«Un messaggio culturale di rispetto per se stessi e per gli altri», dice il ministro. E uno pensa: adesso fa uno spot per dire: Giovanotto, fatti un cuore intrepido e impara ad amare, studiati la questione del piacere, fatti gli occhi giusti per il desiderio, agisci con grazia ché poi c'è il giudizio (come dice il Papa dal buio profondo del medioevo, così lontano dalla luce immensa che illumina la Archibugi). No invece, il rispetto è tecnicamente realizzabile così: Srotola un palloncino colorato, e fa' sesso a coriandolo, come ti capita ma in sicurezza, al riparo da ogni evenienza. Chiaro che poi ci sta bene anche la tolleranza per l'aborto («Vorrei tanto abortire ma non riesco a rimanere incinta» - Sara Silberman), e tanta morfina per una bella eutanasia amorevolmente assistita. Se lo stato è il pronto soccorso del desiderio regolato dall'istinto, se è il farmacista della fregola, se moraleggia a vanvera e controassicura con la gomma il formidabile gesto dell'amore, dove troverò la forza. (Giuliano Ferrara, Il Foglio, 03/12/2007)