Sketch triviali in Duomo al convegno sul beato Focherini. Ecco cosa ha detto Gene Gnocchi a Carpi nella performance di cui parla tutt'Italia: «Cerco lavoro, sono la controfigura di Rocco Siffredi, dopo che è rimasto amputato col ciak. Per stare svegli servono le palle del toro... e del torero. Paola Ferrari? Per Brosio è la Madonna di Medjugorje». A più di un mese dall'esibizione blasfema in Cattedrale, il vescovo di Carpi, Castellucci, presente e sorridente all'evento, non ha ancora chiesto scusa ai fedeli per le allusioni sessuali pronunciate dal comico sul presbiterio mentre la diocesi derubrica l'episodio a gossip. Il dramma di una Chiesa ossessionata dallo stare al passo coi tempi che svilisce il sacro e si fa caricatura di se stessa.
I
fatti sono usciti in questi giorni,
ma risalgono al 10 ottobre. Per celebrare i 75 anni del martirio in campo di
concentramento del beato Focherini, la diocesi di Carpi aveva promosso,
attraverso un comitato apposito presieduto dal vicario diocesano don
Ermenegildo Manicardi, una serie di iniziative tra cui un convegno storico
sulla figura del martire carpigiano.
Al
termine delle relazioni storico-teologiche, per alleggerire la mattinata, sul presbiterio
della Cattedrale è salito in scena il comico con uno spettacolo chiamato Pandemia.
Che c’entra con il tema di Focherini? Niente, ed è anche questa una delle tante
stranezze che la diocesi avrebbe dovuto spiegare e invece non ha fatto.
Comunque,
i giornali hanno riferito dell'accenno di Gnocchi su Rocco Siffredi perché un
sacerdote che era in diocesi fino a un anno fa, don Ermanno Caccia (ora è a
Chioggia), ha scritto sul suo profilo Fb che la battuta
volgare di Gnocchi sul re del porno aveva dissacrato l’evento.
L’Adnkronos
ha rilanciato la notizia e la cronaca di giro ha fatto il resto. Il Resto
del Carlino ha pensato bene anche di intervistare il comico che si è
limitato a dire che in realtà il vescovo e tutti gli altri ridevano di gusto e che
era stato chiamato proprio dal vicario, il quale al termine dell’esibizione si
è anche lanciato in un peana di ringraziamento al comico.
E ha
ragione, in fondo ha fatto il suo mestiere di giullare. Il grande colpevole in
questa squallida storia invece è proprio la Chiesa carpigiana, rappresentata
dal vicario don Manicardi e dal vescovo di Modena Erio Castellucci, che ha
preso la responsabilità pastorale della Chiesa di Carpi e Mirandola dopo le
dimissioni improvvise di monsignor Francesco Cavina. Anche ieri dall’ufficio
stampa della diocesi ci si è limitati a derubricare la cosa come un
semplice gossip.
Invece
quello che viene chiamato gossip in realtà, è stata una profanazione della
Cattedrale, faticosamente restaurata dopo il sisma del 2012 e visitata da Papa
Francesco nel 2017, che è stata teatro della performance di
Gnocchi, il quale in 15 minuti di show ha fatto almeno tre battute
impronunciabili in una chiesa. 15 minuti regolarmente fatturati, ma il cui
importo la diocesi non ha voluto svelare.
Ma che
cosa ha detto di preciso il comico? I
giornali non lo hanno detto, anche perché il video dello “show” non è mai
stato pubblicato sul sito diocesano.
La Bussola oggi
è in grado di ricostruire le
parole del suo intervento e i passaggi più sconci, scoprendo, tra l’altro, che
le battute irriverenti, del luogo e del contesto, erano almeno tre.
La
prima è quella incriminata:
Gene Gnocchi ad un certo punto si chiede: “Perchè mi trovo qui?”. Fa un
monologo sul lavoro e sugli annunci di lavoro e poi informa il pubblico: “Non
so se sapete che io sono la controfigura ufficiale di Rocco Siffredi”.
Risate del pubblico. Poi prosegue: “Sì, perché una volta Siffredi è andato
troppo vicino al ciack e… (lascia intendere che il ciack gli ha
mozzato gli attributi ndr.) così hanno chiamato me”. Risate del
pubblico, il vescovo Castellucci, probabilmente ignaro di quanto sarebbe stato
elevato il valore spirituale della performance, si limita a ridere
a denti stretti.
Ma
non è niente di originale: si
tratta di una battuta di un vecchio schetch del comico sul
cercare lavoro disperatamente, scritto molto prima della pandemia, comunque. (Eccolo al minuto 3)
Prima
però, Gnocchi,
per aiutare il pubblico a rimanere sveglio al convegno, aveva apparecchiato il
tavolo dei relatori, in presbiterio, dove ogni giorno si celebra la Messa, con
acqua, bottiglie di lambrusco, un panino al prosciutto, una polvere che chiama
“coca” e una Redbull. E così è partito: “Sapete come si fa la
Redbull in casa?”. Il pubblico attende. “Ve lo dico io: prendete le
palle del toro (la bevanda energizzante ha come simbolo proprio un
toro ndr) e se non le avete, prendete le palle del torero”. Il
pubblico ride, qualcuno si rende conto che l’intervento da osteria è
irriverente del luogo, il vescovo Castellucci continua a fare buon viso a
cattivo gioco. Ma anche questo è uno schetch già visto, per lo meno su youtube dove
non sembra aver riscosso particolare successo.
Infine,
la performance,
ormai un supplizio perché non c’è niente di più triste di un comico che non fa
ridere, figurarsi se si esibisce in una chiesa, vira sull’avanspettacolo con
battute che neanche al Bagaglino avrebbero partorito: “Quando lavoravo alla
Domenica Sportiva, per illuminare Paola Ferrari (la conduttrice ndr.) lo
studio rimaneva al buio, una volta entrò Paolo Brosio e urlò: Oddio, la Madonna
di Medjugorie!”.
Nei
giorni seguenti, la
Diocesi ha diffuso tutti gli interventi tranne quello di Gene Gnocchi,
evidentemente subodorando eventuali reazioni contrariate dei fedeli. Ma la voce
dell'esibizione triviale di Gnocchi ha iniziato a circolare lo stesso sotto il
portico di Piazza Martiri e volando veloce di bocca in bocca, è volata come una
freccia scoccata dall'arco anche da don Caccia, come a tanti altri preti della
diocesi. E qui il prete, che è stato l’ex direttore del settimanale diocesano
prima che una polemica politica (un apprezzamento al leader leghista Salvini)
lo azzoppasse, ha fatto il suo j’accuse.
Ieri
mattina la Bussola ha cercato gli uffici della diocesi per un chiarimento. Ma
nessuno è voluto intervenire, limitandosi a derubricare l’episodio a gossip e
stupendosi del fatto che un giornale come il nostro potesse occuparsi di una
notizia del genere.
Forse
perché, a differenza di altri, abbiamo capito la notizia: in quei pochi minuti sono state
commesse diverse profanazioni di cui qualcuno, magari lo stesso vescovo,
dovrebbe chiedere scusa: al beato martire Focherini, il cui ricordo è stato
lordato da uno spettacolo di bassissima qualità artistica, avulso dal
contesto e già visto, e alla Cattedrale di Carpi, che dopo la ferita del
sisma è assurta agli onori della cronaca non per esigenze di culto, ma per
l’egocentrismo di un comico in crisi di ascolti e di una Chiesa in crisi di
idee.
Una
Chiesa che è ormai ossessionata dallo
stare al passo coi tempi, in spasmodica ansia di parlare il linguaggio del
mondo, ma che si trova fuori tempo massimo ad abbracciare anche le storture di
quel mondo del quale non si accorge di andare al guinzaglio, specchiandosi
nella caricatura di se stessa e svilendo quel sacro di cui dovrebbe essere
custode.
Il
sesso: da tabù a pornografia. Qualcosa
di cui finalmente si può ridere. C'è qualcosa che esprime un disagio e
un'incompiutezza di fondo. Sorridere si può, ma senza dissacrare e senza
prendere in giro i fedeli con i quali si è fatto finta di nulla quando ci si è
accorti che lo spettacolo aveva travalicato i confini della decenza.
Sconcertante che i primi a non rendersene conto siano proprio alcuni
pastori.
(Fonte:
Andrea Zambrano, LNBQ, 17 novembre 2020)
https://lanuovabq.it/it/gene-blasfemo-in-duomo-ma-per-il-vescovo-e-solo-gossip