In ogni caso, il movente è secondario.
Oggi si sente ripetere ad ogni angolo: “Certo, come questo Papa non ce ne sono mai stati; è il meglio di tutti!”. “Meglio” per cosa, di preciso? La solita roba: anello d’oro, automobile, i “poveri”. Vale a dire, a un esame meno ipocrita e superficiale dei fatti, che sono tutte le cose per le quali noi “tiepidi” viviamo e senza le quali ci pare non valga la pena vivere, né vogliamo smettere: oro, auto di lusso, bei vestiti, per non diventare come i “poveri”, avendo noi in orrore quella povertà che, al contrario dei santi, pretendiamo per gli altri ma non per noi stessi; come dovrebbe invece essere. E poi la “simpatia! C’è pure quella, eccome! E qui ti rendi conto che per giudicare un successore di Pietro si usano gli stessi parametri che si userebbero per giudicare i politici e magari gli “amici” di Maria De Filippi. E questo la dice lunga sul valore di questi giudizi più o meno eterodiretti.
A me starebbe anche bene questa idolatria mediatica per il personaggio del Papa: se però comprendesse anche il suo magistero, se fosse a favore del Papa in quanto Pietro, non del Papa in quanto Bergoglio. O meglio: di quel che i media, strumentalizzandolo, hanno fatto di Bergoglio… sebbene egli ci metta spesso anche del proprio. Sarei entusiasta, perché ci eviterebbe, a noi cattolici scribacchini e “apologeti”, la fatica di dover difendere anche il Papa insieme a tutto il resto, su quegli stessi media che mettono alla gogna il resto della Chiesa.
Sarei entusiasta se non vedessi che questo culto è basato sull’equivoco, certe volte proprio sulla manipolazione, se non addirittura la menzogna vera e propria, a prescindere dalla volontà del Papa. E anzi, a dirla tutta, è lo sviluppo ulteriore di quanto Pio XII aveva con disincanto detto guardando agli ultimi secoli di storia cristiana e anticristiana: «Prima, Cristo sì Chiesa no (riforma protestante); dopo, Dio sì Cristo no (deismo illuminista); poi ,Dio no Cristo sì (agnosticismo liberal-massonico del Cristo “grande saggio” ma non divino); fino al grido empio: Dio è morto, anzi non è mai stato (l’ateismo marxista)». Adesso siamo al “Papa sì, Chiesa no; Dio forse…, ma come piace a ciascuno”. Purché al Papa si faccia dire ciò che piace a noi, purché lo si svincoli da ciò che la Chiesa è, e Dio sia un “secondo me” come gli altri e non quello incarnato e svelato dalle scritture e riproposto dal Magistero.
Questo io temo dei laudatores mediatici di Francesco, e questa paura trova riscontri ogni giorno: Papa sì, Papato no, Roma no, dottrina no; aborto sì, leggi contro natura sì, tutta l’agenda liberal-radicale sì; dottrina morale e sociale della Chiesa no. Bel risultato!
Di questo equivoco o malafede che fa da risonanza alla presumibile “strategia mediatica” di Francesco, ho avuto prova immediata oggi, mentre ero in auto. Come sempre ho fatto zapping sulle stazioni radio. E tutte a parlare encomiasticamente dell’affaire “Papa con borsa a mano”. Le solite stazioni da dove si propagandavano sino a un minuto prima tutti i feticci liberal-radicali, compreso il vegetarismo talebano, per cui una coscia di pollo è “una coscia strappata a un cadavere”, mentre poco dopo un bambino abortito “è solo un feto non un essere umano” (hanno detto proprio così!). Ebbene, tutti questi a parlare di Francesco. Con scialo di aggettivi superlativi. Ma non per dire niente di cattolico: ma per dire di “quest’uomo umile che spontaneamente porta i suoi bagagli a mano”. E quel che è peggio e lascia basiti - senza percepire la differenza tra Francesco e loro - con tutto il repertorio da corte dei miracoli liberal.
Va bene, lasciamo correre sul fatto che era solo una borsa per documenti, glissiamo pure sul fatto che era in pelle e magari firmata Coveri (un lusso! Che scandalo!: fate penitenza!!!); non è tutto questo che mi preoccupa. Mi preoccupa un po’ di più che il Papato sia ridotto solo a una questione di “borse a mano”, che un viaggio che doveva essere apostolico, sia così banalizzato dai media. Ma ancora di più mi preoccupa il disprezzo apertis verbis con cui tutti questi radio-DJ e radio-giornalisti hanno liquidato tutti i predecessori e il Papato stesso: quelli “prima di questo Francesco, che già dall’elezione porta scarpe nere consumate, orologio di plastica, che ha rifiutato la Papamobile e soprattutto ha respinto la croce e ogni simbolo del Papato”. E aggiungono: “Una salutare rottura totale con questa Chiesa ormai vecchia, fuori dal tempo, con teorie ormai senza senso che il Papa ha liquidato“. Un altro, se non erro sulla radio dei talebani del veganismo, Radio Voice, parla di un Papa “che ha superato la Chiesa” e che quindi sta avviandola a chiudere definitivamente i battenti “con la massima dignità possibile”.
Così è stato detto. Cosa raccoglieremo dopo tutto questo? cosa stiamo coltivando? cosa resterà? Morto Bergoglio che ce ne facciamo del culto bergoglioso (così come adesso non sappiamo più che farcene dell’antico culto giovanilistico per Wojtyla)? Cui prodest?
Il messaggio subliminale che è stato percepito, o che è stato lasciato passare, non lascia speranza: un odio furibondo verso tutto ciò che sappia inconfondibilmente di cattolico, per ogni tradizione cattolica, per ciò che la Chiesa è e rappresenta, respinta con sdegno persino nelle sue apparenze esteriori… ma “questo” Papa (e sottolineano “questo”) no, lui è roba non infetta, come tutto quanto è cattolico; lui al contrario è roba buona, anzi è “buono”: perché è “come noi” (e di per sé non dovrebbe essere gran cosa!…). Specialmente non è – così dicono fra le righe ma anche fuori – come gli “altri” Papi e cattolici, no, lui è “altro”, dai Papi, dai cattolici, dal cattolicesimo.
Ma cosa diavolo è allora? Il personaggio è “buono” e stop, e “non importa” quel che dice o rappresenta, contano i “gesti”, chiaramente interpretati secondo la vulgata mondana. Va da sé che tutto il resto sia “cattivo”. Questo è il messaggio che è stato percepito, che è passato, che è di dominio pubblico. Questo Papa, dicono tutti, in tutto, è una “rottura”. E chiaramente si rompe con le “cose” intrinsecamente maligne. Come, appunto, la “Chiesa”, il Magistero, i predecessori… compreso l’ex idolo di questi stessi osannatori mediatici professionisti: Giovanni Paolo II, a suo tempo utilizzato anche lui come “rottura” di qualche cosa. Ma Wojtyla è ormai passato; anche Wojtyla è diventato “cattivo”. Sic transit gloria mundi!
Pazienza se si finge ancora di non accorgersi, da parte di tanti cattolici sinceri, per solo amore verso il Papato, di cosa stia davvero succedendo. Di cosa davvero sia questo circo mediatico. E magari si lamentano di quelli come me, che hanno l’ardire di “criticare” il pontefice. Ma se ne facciano una ragione: certa papolatria prevede che non si possa neppure discutere della borsa di un vescovo di Roma. Ma lungi dall’essere zelo è cretineria: i simboli diventano pensieri, che si fanno parole, le parole gesti, i gesti si fanno storia, nel bene e nel male. Io mi voglio benevolmente “accanire” – preoccupato ma con un sorriso – sulla “borsa del Papa”, né più né meno di come fanno i progressisti sulle scarpe a seconda del colore. Per non dovermi “accanire” su tutto il resto, sulle cose importanti: quelle che in realtà hanno di mira proprio i media e certi laudatores mediatici interessati. Massì, facciamocela una risata, adesso che possiamo: per quando non ci sarà più niente da ridere, perché tutto questo castello di chiacchiere, prima o poi ci crollerà addosso. E dovremo, per tutto il resto del tempo, spaccarci la schiena a raccogliere cocci.
Va notato che si assiste a un fenomeno strano, anomalo, se non si fosse già verificato sotto Giovanni XXIII, sebbene in termini molto più cattolici e secondo parametri assai più ortodossi e meno frivoli. In ogni tempo il Papa “buono” è sempre stato quello appena morto, mai quello vivente; adesso il Papa “buono” è quello vivente e “cattivi” sono tutti quelli morti, e specialmente quello ancora vivo ma “fortunatamente” non più Papa, Ratzinger, il nemico pubblico numero uno del “Pensiero Unico Dominante” e di tutte le lobby e le caste liberal-radicali longa manus dei padroni del mondo e della stampa, i facitori di “opinioni” pubbliche.
Mi viene da riflettere pensando a un commento inquietante di un amico, un cattolico molto preparato e fedele al Papa. Il quale mi riporta alla mente cosa successe a Cristo meno di una settimana prima della crocifissione: fu accolto in Gerusalemme in groppa a un asino, e non a un purosangue come s’addiceva al re dei re, e nonostante ciò fu osannato e salutato con tanto di palme e salamelecchi. Mentre già la morte, la morte di croce, incombeva; il calice dell’amarezza stava per traboccare e riversarsi sulla sua testa. Si domanda e quasi afferma allora l’amico: «Questo è il segno che qualcosa di grosso è alle porte. In bene o in male. Il “dopo Francesco” o sarà la nostra persecuzione o sarà la nostra risurrezione. O forse entrambe le cose. Il Papa dopo di lui sarà di nuovo re o sarà di nuovo in croce». Per il momento, già il suo predecessore è finito in croce.
A Lampedusa Francesco ha augurato buon ramadan ai musulmani. Bene. E ora in Brasile, dove in questi ultimi anni sono scappati metà dei fedeli verso sette provenienti dal protestantesimo impazzito americano, cosa augurerà? “Crescete e moltiplicatevi”? Non è che al ritorno nel vecchio continente ci sarà anche un “rompete le righe” per quei cattolici “nostalgici”, ancora saldamente attaccati a quella fede trasmessa loro dai nonni e dai padri, e ormai così apertamente dileggiata? Anche se qui da noi già sta succedendo da tempo. Personalmente, per la mia vena pessimistica, mi aspetto molti fuochi d’artificio, tanto fumo, ma poco arrosto. E non per cattiva volontà di Papa Francesco. L’attuale applauso generale, l’attuale consenso universale sommergerà anche tutti e tutto, ma il sipario su questa rappresentazione mediatica della realtà cattolica, che oggi non è più una realtà, finirà per scendere. E allora voglio proprio sentire i media!
E concludo sorridendo… mentre ripenso alla recente omelia di Papa Francesco: «Gesù disse ai suoi discepoli “non portate con voi borse…».
(Ma.La, libero adattamento su: Antonio Margheriti
Mastino, www.Qelsi, 23 luglio 2013)