È comprensibile
che, con le sue decisioni “impopolari”, la figura del presidente del Consiglio
sia sottoposta a severa analisi critica da parte dei media. “Severo” però non è
sinonimo di “prevenuto”. Monti può essere simpatico o non simpatico, ma il
giudizio (parlo sulla sua persona; quello sul suo operato sarà la storia a
darlo) deve essere comunque obiettivo.
Recentemente,
sul suo curriculum professionale, sono state accreditate appartenenze a diversi organismi
internazionali, l’attività dei quali non sempre è stata giudicata trasparente
dalla stampa specializzata (alludo alle grandi potenze economico-bancarie
internazionali come Bilderberg, Golden Sachs, la grande burattinaia dell’intero
mercato finanziario internazionale, ecc. ): ma ciò non autorizza a tacciarlo tout court da “massone”; mi
sembra che sia un andare contro la dovuta cautela che vieta sempre di fare a priori di "tutt'erba un fascio". Trovo pertanto utile riportare uno scambio di opinioni in proposito, che ritengo valido, tra una nostra lettrice e il direttore di Avvenire, che mi offre l’opportunità di aggiungere anche qualche altra considerazione.
“Monti e la scelta della trasparenza”. «Caro direttore, come la rete di una nota parabola evangelica, il web raccoglie pesci buoni e pesci cattivi. Fra questi ultimi oltre a errori e inesattezze, anche bufale tipo quella su «Monti massone», diventata leggenda metropolitana che circola anche in ambienti cattolici. Per questo motivo ritengo più che utile citare, soprattutto a uso dei lettori alle cui orecchie è giunta la leggenda, tre autorevolissime smentite che non ammettono replica. La prima, del 20 gennaio scorso, dello stesso Monti che, interrogato in merito da Lilly Gruber nella trasmissione "Otto e mezzo" (La7), dice testualmente, con la sottile ironia che stiamo imparando a conoscere: «Ho saputo anch’io che una delle ricerche di Google associa il mio nome alla massoneria. Devo però ammettere una lacuna: non so cosa sia la massoneria, ma certamente non sono massone, e non saprei nemmeno accorgermi se uno è massone: è una cosa un po’ evanescente». Alle parole del presidente replicano infastiditi (Il Tempo del 22 gennaio, a pagina 5) l’avvocato Gustavo Raffi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, che esorta Monti a «informarsi» sulla storia della massoneria, «scuola di pensiero ampiamente riconosciuta in Europa» e gli suggerisce un testo; e lo storico Luigi Pruneti, gran maestro della Gran Loggia d’Italia che, esortato a invitare Monti nelle sedi dove i massoni si riuniscono, risponde sicuro che «non verrà mai» ma si dice certo che «il tormentone Monti massone proseguirà». Ahimè, constato che prosegue... Rientra nella sfera morale dell’ottavo comandamento fare quanto è in nostro potere per rimuovere il fango della menzogna comunque si presenti, e non farlo è peccato di omissione. Per questo le scrivo e la ringrazio se vorrà pubblicare. Vetulia Italia, Roma».
Risponde Tarquinio: «E io, cara signora, accontento volentieri una lettrice fedele e attenta come lei, che anche in passato ha affrontato nelle sue lettere questioni importanti e serie. Diciamo che anche questa delle voci ritornanti (soprattutto via internet, dove – come è noto – circola di tutto: sana informazione e vergognosa distorsione della realtà) sulla presunta appartenenza alla massoneria dell’attuale presidente del Consiglio può diventare un’occasione per riflettere brevemente sullo scoccare dei primi cento giorni del governo Monti. Sulle difficoltà vecchie e nuove che sta affrontando nella sua opera di risanamento e di rilancio del Paese e sul prezioso argine che è riuscito a porre, grazie ai sacrifici di tanti italiani, alle ondate speculative e di sfiducia che ci hanno messo a dura prova. Ma stando al punto, mi pare proprio che la rapida serie di citazioni da lei proposta sia effettivamente molto chiara. Direi che si tratta di parole impegnative e obiettivamente inequivocabili. D’altronde, la scelta della piena "trasparenza" compiuta da Mario Monti al cospetto dei cittadini che governa, risulta inconciliabile con le logiche che governano certi ambienti che, come noto, si mantengono largamente e accuratamente “coperti”. Marco Tarquinio». (Cfr. Avvenire, Lettere al Direttore, 24 febbraio 2012).
Che dire? Io credo assolutamente a Mario Monti, quando dice: “Non sono massone, non conosco la massoneria”. E ritengo offensivo insinuare aprioristicamente nei suoi confronti il contrario.
Ma mi chiedo: questa sua posizione di “non appartenenza” e di “ignoranza” della realtà massonica (che, ripeto, do per assoluta e scontata), sarà sufficiente a rintuzzare gli attacchi speculativi di quelle superpotenze economiche mondiali (peraltro guidate, non tanto segretamente, dall'organizzazione massonica internazionale), ormai così onnivore nei confronti dell’Italia?
Rinfreschiamoci un po’ la memoria sul recente passato: è ormai universalmente risaputo che è la massoneria a gestire l’intera speculazione finanziaria mondiale. Anche quella che ha preso di mira l’Italia e che ci sta facendo sprofondare sempre di più nella recessione.
Berlusconi, considerato l’unico imputato per l’attuale crisi economica, in realtà non é stato il principale artefice della recessione italiana. Lui e le azioni di governo attribuitegli dall’opposizione (le sue fastidiose leggi ad personam, le sue crociate contro quei comunisti dei magistrati e la sua eccessiva fiducia nell’incompetenza reiterata di Tremonti), hanno sicuramente contribuito al disastro economico italiano, ma non possono essere le uniche ragioni.
La vera ragione della crisi é la massoneria mondiale. Una cricca di potenti, tanto ricchi da poter creare a piacimento crisi e risanamenti nei conti di una intera nazione. Sono loro che smuovono immense quantità di capitali, che mettono in moto ogni singolo meccanismo speculativo sul mercato finanziario. La morsa che hanno stretto su Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, ora sta soggiogando l’Italia.
Analizziamo il problema: ricordate? ogni volta che il governo Berlusconi prendeva una spallata e iniziava a vacillare pericolosamente, il mercato dava fiducia all’Italia e lo Spread si assestava. Di contro, ad ogni indizio che portava alla stabilità del governo, specie in concomitanza con le dichiarazioni pubbliche di resistenza del Cavaliere, lo Spread volava. É come se il mercato credesse nell’Italia ma non nel suo governo. É proprio questa la situazione: la massoneria mondiale non gradiva più Silvio Berlusconi. L’ex premier che, come dicono gli osservatori, ha goduto per tutti gli anni dei suoi mandati dell’appoggio delle logge, era diventato scomodo. Era uno ostacolo per la “conquista” dell’Italia.
Ecco le tre motivazioni per le quali la massoneria ha voluto silurare Berlusconi e vuole il tracollo totale della finanza italiana:
Punto primo: La politica energetica italiana da’ molto fastidio ai confratelli anglo-ebraici-americani. Il cavaliere, per quanto criticabile su tutti i fronti, è però riuscito a instaurare rapporti commerciali energetici con Libia e Russia. Ucciso Gheddafi è rimasta soltanto la Russia di Putin, e l’E.N.I. é in difficoltà. Attualmente, il 30% dell’E.N.I. è in mano pubblica. Un altro 20% lo possiedono gli investitori anglo-ebraici-statunitensi che tirano le fila del mercato globale e che vogliono mettere le loro avide mani, grazie alla crisi economica creata ad arte, sulle decine di miliardi che una maggiore proprietà dell’E.N.I significherebbe. Se l’Italia affonda, deve svendere le sue azioni. Se le svende, i grandi burattinai ci guadagnano.
Punto secondo: Con quasi 2500 tonnellate di oro, l’Italia possiede la terza maggior riserva di oro al mondo, dopo Stati Uniti e Germania. Il Fort Knox (precisamente 2.451,80 tonnellate) fa gola a molti. Mettere in ginocchio un paese con le tasche così piene d’oro é il sogno di ogni potente speculatore.
Punto terzo: L’Italia é un paese con un importante patrimonio pubblico. Se l’Italia va male lo deve per forza svendere. I capitali stranieri sono voraci in termini di patrimoni pubblici. Ogni volta che un Paese va male, o é scosso da un accadimento che lo ha fortemente indebolito, gli avvoltoi sono lì, sempre pronti per nutrirsi di disgrazie.
In Italia una cosa simile é già accaduta nel 1992 e allora vinsero i massoni: a poche settimane dalla strage di Capaci (il 23 maggio 1992), esattamente il 2 giugno 1992 sul Britannia, il panfilo della Regina Elisabetta II, si organizzò un vero e proprio complotto ai danni dell’Italia.
George Soros, Giulio Tremonti, il Direttore generale del Tesoro Mario Draghi, Il Presidente dell’IRI Romano Prodi, il Presidente dell’ENEL Franco Bernabé, il Governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi e il Ministro Beniamino Andreatta, svendettero il patrimonio pubblico ai capitali stranieri come Goldman Sachs, Barings, Warburg e Morgan Stanley.
I nostri B.O.T. vennero immediatamente declassati dalle agenzie di rating mondiali (indovinate un po’, tra l’altro, nelle mani di chi sono) e lo speculatore ungaro-ebraico George Soros, cercò di impossessarsi di 10.000 miliardi di lire della Banca d’Italia, speculando sterlina contro lira.
Carlo Azeglio Ciampi, per “impedire”, diciamo così, tale speculazione, bruciò le riserve in valuta straniera: 48 miliardi di dollari. Ciampi, per questi suoi servigi sarà premiato con la Presidenza della Repubblica.
Su George Soros indagarono le procure di Roma e Napoli, ma lo strapotere dei suoi amici massoni vinsero ancora una volta e tutte le accuse caddero nel vuoto. A seguito di questo attacco mirato alla lira, e della sua immediata svalutazione del 30% partì la più grande privatizzazione di Stato a prezzi stracciati (ENEL, ENI, Telecom, ecc.), per opera dei governi Amato (1992-1993) e Prodi (1996-1998). In quel caso la Massoneria si accontentò di una speculazione “mirata”, un colpo all’Italia che sarebbe stato molto lucroso ma non letale per il Bel Paese. Ciò che preoccupa é che i loro ingordi stomaci rumina-soldi questa volta vogliono mangiare il più possibile, fino a spolparne definitivamente tutta la carne, riducendo l’Italia ad un povero scheletro.
Ecco, sono questi i retroscena a livello mondiale che non dobbiamo mai dimenticare.
Ora, tornando a Mario Monti, possiamo dire, senza timori di smentite, che il professore é stato quantomeno “in amicizia” con questa gente, professionalmente ne ha fatto parte, é stato uno di loro. Ciò è innegabile: la sua presenza su panfili reali e negli hotel super lusso – in occasione delle riunioni del Gruppo Bilderberg (nel 2004 anche in Italia, a Stresa, sul Lago Maggiore) – è documentata e comprovata. (Cfr. Il corsivo quotidiano, novembre 2011).
Ma, a questo punto, comunque stiano le cose, noi possiamo soltanto augurarci che il prof. Monti, sulla cui dichiarazione di estraneità dalle liste massoniche non ci permettiamo di avanzare dubbio alcuno, riesca in ogni caso a smarcarsi in maniera totale, definitiva e netta, dal modus operandi di questi scomodi “amici finanzieri”, per essere in grado di garantire finalmente all’Italia - con la tanto decantata trasparenza - un futuro sereno e vivibile per i nostri figli e per i nostri nipoti. E diamogli per questo il dovuto credito.
(MaLa,
25 febbraio 2012)