giovedì 6 maggio 2021

Malascienza. L’impostura di Lucifero

 


L’ultimo libro di Emilio Biagini, ex accademico che conosciamo per la sua trilogia "Il prato alto" sulla storia dell’Austria a partire dal Pleistocene. Ora punta il dito contro la "Malascienza. L’impostura di Lucifero". E gli impostori dello Scientismo: parti delle scienze naturali sono esposte a pesanti condizionamenti di lobbies che mirano a dirigere il mondo secondo i loro piani

 

«Avevano cominciato col dire che l’universo è eterno, in modo da poter fare a meno del Creatore. Avevano cominciato col dire, e insistono pure, che l’evoluzione darwiniana è provata al di là di ogni dubbio. Avevano cominciato col dire che l’ambiente è delicato e in pericolo per colpa dell’uomo, e continuano a dirlo. Avevano cominciato col dire, e dicono ancora, che sulla Terra siamo troppi...».

Inizia così l’ultimo libro di Emilio Biagini, ex accademico che conosciamo per la sua trilogia  Il prato alto sulla storia dell’Austria a partire dal pleistocene. Ora punta il dito contro la Malascienza. L’impostura di Lucifero (Solfanelli, pp. 568, €. 32). E gli impostori dello Scientismo: «Non chiamateli atei: tutti hanno un “dio” da adorare. Infatti idolatrano se stessi, la natura, gli animali, i propri vizi, il diavolo, il “grande architetto”; tutto idolatrano, tutto adorano, eccetto Dio». Costoro «invocano quello che chiamano “la scienza”, credendo di poter dimostrare che la Parola di Dio è “sbagliata”, e loro, invece, “sanno”». Ma attenzione: «Tale è la loro fragilità che una sola Ave Maria (detta liberamente e senza obbligare nessuno) in un’austera (si fa per dire) aula universitaria, basta a scatenare reazioni scomposte, travasi di bile, interrogazioni parlamentari e striscianti scuse del “magnifico” (si fa per dire) rettore».

La loro guerra parte da lontano, lontanissimo. «Dai loro frutti li riconoscerete», dice il Vangelo. Ma a loro non interessa; sgonfiato un mito eccone un altro. «Ecco le blaterazioni della scuola di Francoforte, che, in previsione del fallimento marxista, propugnò l’estensione della lotta di classe ad ogni possibile relazione: “vietato vietare”, femminismo, gender, terzomondismo, indigenismo, ambientalismo, animalismo, veganesimo, piantismo». Razzismo, new entry. Poi, per sicurezza, «berciarono: “Tutto è relativo! Tutto è relativo!” Chi altro poteva riuscire se non loro? Se le loro ardite elucubrazioni avevano fallito, significava che nessuno era in grado di “riuscire”». Il comune denominatore? «L’odio verso tutto ciò che è ordinato, naturale, normale. Vietato usare la stessa parola “normale”, perché sarebbe “discriminatoria”». Ma è il solo denominatore, perché neanche tra loro si amano.

«La doppia elica del Dna fu dimostrata per la prima volta mediante diffrattografia ai raggi X dall’ebrea inglese Rosalind Franklin, morta di cancro nel 1958, a trentotto anni, per eccessiva esposizione ai raggi X stessi, ma il merito della scoperta toccò invece a James Watson e Francis Crick, che avevano visto la foto ai raggi X della struttura ad elica ottenuta dalla Franklin e presentarono l’idea, ottenendo il Nobel per la medicina nel 1962». Ma sono tutti così? No: «La forzatura dei dati scientifici è praticamente impossibile nelle scienze esatte, in matematica, in fisica, in chimica, ma parti delle scienze naturali sono esposte a pesanti condizionamenti di lobbies che mirano a dirigere il mondo secondo i loro piani, ed è più difficile smascherare le frodi: casi classici sono l’evoluzionismo darwiniano e l’ambientalismo. Le cosiddette “scienze umane”, poi, sono l’arena dove si contorcono idre a dieci teste d’ogni forma e colore». E poi, «un odio isterico, ossessivo, livido, maniacale, contro la Chiesa». Piccoli uomini, «gli scientisti lanciano vibranti esaltazioni del metodo scientifico, in difesa della “dignità della scienza”, cioè la loro dignità, i loro seggioloni, i loro stipendi, i loro viaggi a spese dei contribuenti». Ogni tanto qualcuno cade e viene divorato dagli altri Uruk-hai, ma subito ricominciano con l’inseguimento agli Hobbit.

 

(Fonte: Rino Camilleri, LNBQ, 3 maggio 2021)

Malascienza. L’impostura di Lucifero - La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it)

 

 

lunedì 3 maggio 2021

Povera Italia!


 Non è grave che un cantante di canzonette si creda in grado di pontificare su tutto. È grave che ci sia chi lo considera un interlocutore. Stiamo davvero grattando il fondo…


 Come sarebbe bello se ognuno facesse, possibilmente bene, il proprio mestiere. Invece in questi giorni ci siamo dovuti sorbire l’ennesima commediola da Paese allo sfascio.

Un signore che si fa chiamare Fedez, che si occupa di canzonette – con le quali ha fatto un sacco di soldi – ricoperto di tatuaggi da far invidia a molte tribù primitive, non da oggi è convinto di essere anche un “opinionista”, una sorta di guida di pensiero.

Quando si fanno i milioni si può essere ciò che si vuole, soprattutto se si è perfettamente integrati nel Sistema. Del resto, se non si è integrati, è assai difficile fare i milioni.

Lo stesso Fedez, se non sbaglio, qualche tempo fa si era esibito anche nel dare pareri di tipo teologico. Adesso, a riprova di quanto sia un disciplinato ingranaggio del sistema, si occupa anche di difendere a spada tratta il ddl Zan, quello che vuole fare degli aderenti LGBT una categoria superiore, degna di tutela particolare e assolutamente incriticabile.

Questo tatuatissimo opinionista ha le basi culturali, giuridiche e filosofiche, per affrontare l’argomento? Che domanda sciocca! Ormai le opinioni le danno quelle che una volta si chiamavano “soubrette” (oggi non so come si chiamino), i cantanti, magari anche i calciatori. La necessità di capire qualcosa delle cose di cui si parla è stata ampiamente superata. Forse era un retaggio di bieco fascismo.

Questo signore tatuato ha fatto non so che polemica con la Rai che, pagandolo per fare uno spettacolo, pretendeva di dargli delle indicazioni circa il fatto di non straparlare troppo.

Il signore tatuato – e qui siamo davvero al surreale – ha rivendicato la sua libertà “di artista”. “Artista”, si noti bene. Che nostalgia di un Edoardo Bennato che cantava “Sono solo canzonette”. Boh!

E poi leggo che un altro signore, questo senza tatuaggi, anzi, lui è profondo, pensoso e molto molto colto, di nome Enrico Letta, che è tornato precipitosamente da Parigi per salvare l’Italia, assumendo la segreteria del PD e spiegandoci che senza lo “ius soli” saremo rovinati, questo signore senza tatuaggi, dicevamo, ha assunto d’ufficio la difesa del tatuato e ha espresso addirittura “gratitudine” al signor Fedez (quello tatuato). Seguono poi le prese di posizione di altri giganti del pensiero politico, da Di Maio, a Conte, eccetera.

Mamma mia, ma a che livello siamo scesi?

Un canzonettista che pontifica, dei “politici” (si fa per dire), che pretendono di guidare il Paese e si mettono a discutere con il canzonettista.

E se ognuno tornasse a fare il proprio mestiere – ammesso che ne abbia uno – non sarebbe meglio?

 

PS: ho letto che il signore Fedez ha donato molti quattrini per la cosiddetta “emergenza covid”. È stato generoso e ciò va a suo onore, comunque il fatto in sé stesso non vuol dire niente. Nei ruggenti anni del proibizionismo, uno dei più generosi benefattori, sempre pronto a fare ingenti donazioni a orfanotrofi, ospedali e strutture di assistenza era un certo signor Alphonse Gabriel “Al” Capone, detto Scarface. Interessante, vero?

 

(Fonte: Michele Majno, Il nuovo Arengario, 2 maggio 2021)

Povera Italia – Il Nuovo Arengario