sabato 21 dicembre 2019

L’ultimo discorso del papa ai cardinali ha un antefatto. Che doveva restare segreto


Anche questa volta, nel discorso che rivolge ogni anno alla curia vaticana prima di Natale, papa Francesco ha calato fendenti sui malcapitati ascoltatori.
L’anno scorso se l’era presa con i Giuda “che si nascondono dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania”.
Due anni fa aveva messo alla gogna i “traditori di fiducia” che “si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanati, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del ‘papa non informato’, della ‘vecchia guardia’…, invece di recitare il ‘mea culpa’”.
E quest’anno chi il papa ha preso di mira? Più sotto sono riportati i passi più pungenti del discorso rivolto dal papa alla curia romana la mattina di sabato 21 dicembre.
Prima però va data notizia di un altro incontro avvenuto pochi giorni fa tra Francesco e i cardinali. Un incontro cominciato male e finito ancor peggio.
Di questo incontro nessun organo d’informazione vaticano ha finora fatto parola. Eppure c’è stato. È avvenuto nella cappella vaticana di Santa Marta, la mattina di venerdì 13 dicembre, cinquantesimo anniversario della prima messa di Jorge Mario Bergoglio.
A proporre a papa Francesco di festeggiare questa ricorrenza con una messa da lui celebrata assieme ai cardinali residenti a Roma era stato qualche settimana prima il cardinale Angelo Sodano, nella sua qualità di decano del collegio cardinalizio.
Francesco aveva risposto di no. Ma Sodano non si era arreso e grazie al cardinale Giovanni Battista Re, sottodecano del sacro collegio, nuovamente intervenuto sul papa, era alla fine riuscito a piegare la sua resistenza.
Nel diramare ai cardinali la lettera d’invito all’incontro, Sodano ha fatto cenno all’iniziale rifiuto opposto da Francesco.
Il quale però ha attenuato solo di poco il suo moto di ripulsa. Il 13 dicembre la messa c’è stata, ma nel più assoluto silenzio da ambo le parti. Il papa non ha tenuto l’omelia e non ha detto una sola parola né prima né dopo il rito. E Sodano neppure ha potuto leggere l’indirizzo di augurio che aveva preparato, a nome non solo dei presenti ma dell’intero collegio cardinalizio. Terminata la messa Francesco ha rapidamente salutato a uno a uno i cardinali ed è andato via.
Nel pomeriggio, sia “L’Osservatore Romano” che “Vatican News” hanno pubblicato il messaggio augurale del cardinale Sodano. Ma senza dare notizia né fornire una sola immagine della messa celebrata col papa.
Questo, infatti, era l’ordine tassativo del pontefice: nessuna notizia e nessuna foto.
Inutile dire che i cardinali convenuti a Santa Marta sono rimasti molto colpiti dalla freddezza ostentata dal papa nei loro confronti. Una freddezza di cui non comprendevano la ragione.
Ed eccoci al discorso prenatalizio alla curia del 21 dicembre. Con l’antefatto che si è detto.
Questo è il rimando al testo completo del discorso, al quale ha fatto seguito, lo stesso giorno, un "motu proprio" papale che ha dato notizia delle avvenute dimissioni di Sodano dalla carica di decano del collegio cardinalizio.

> "Cari fratelli e sorelle..."
E questi sono alcuni passaggi.
NON COME NEL "GATTOPARDO"
Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. […] Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtà come si era prima. Rammento l’espressione enigmatica, che si legge in un famoso romanzo italiano: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” (ne “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa).
NUOVI PROCESSI, NUOVI PARADIGMI
Noi dobbiamo avviare processi e non occupare spazi: […] Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. […] Abbiamo bisogno di altre “mappe”, di altri paradigmi, che ci aiutino a riposizionare i nostri modi di pensare e i nostri atteggiamenti: non siamo nella cristianità, non più!
ACCORPARE LA COMUNICAZIONE
Al Dicastero per la Comunicazione è stato affidato il compito di accorpare in una nuova istituzione i nove enti che, precedentemente, si occupavano, in varie modalità e con diversi compiti, di comunicazione: il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, la Sala Stampa della Santa Sede, la Tipografia Vaticana, la Libreria Editrice Vaticana, l’Osservatore Romano, la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano, il Servizio Internet Vaticano, il Servizio Fotografico.  […] Tutto ciò implica, insieme al cambiamento culturale, una conversione istituzionale e personale per passare da un lavoro a compartimenti stagni – che nei casi migliori aveva qualche coordinamento – a un lavoro intrinsecamente connesso, in sinergia.
RIGIDITÀ, SINONIMO DI ODIO E SQUILIBRI
C’è sempre la tentazione di ripiegarsi sul passato (anche usando formulazioni nuove), perché più rassicurante, conosciuto e, sicuramente, meno conflittuale. […] Qui occorre mettere in guardia dalla tentazione di assumere l’atteggiamento della rigidità. La rigidità che nasce dalla paura del cambiamento e finisce per disseminare di paletti e di ostacoli il terreno del bene comune, facendolo diventare un campo minato di incomunicabilità e di odio. Ricordiamo sempre che dietro ogni rigidità giace qualche squilibrio. La rigidità e lo squilibro si alimentano a vicenda in un circolo vizioso. E oggi questa tentazione della rigidità è diventata tanto attuale.
CHIESA INDIETRO DI DUECENTO ANNI
Il cardinale Martini, nell’ultima intervista a pochi giorni della sua morte, disse parole che devono farci interrogare: “La Chiesa è rimasta indietro di duecento anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio?”.

(Fonte: Sandro Magister, Settimo Cielo, 21 dicembre 2019)
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/12/21/l’ultimo-discorso-del-papa-ai-cardinali-ha-un-antefatto-che-doveva-restare-segreto/




Regalo sotto l’albero per il professor Melloni. Con dedica sibillina


Nell’articolo 28 bis del chilometrico emendamento alla legge finanziaria approvata il 17 dicembre dal senato italiano, c’è un passaggio a prima lettura incomprensibile, ma che è interessante mettere in chiaro.
Vi si legge che “è autorizzata la spesa di 1 milione di euro annui a decorrere dall’anno 2020” a carico del ministero dell’istruzione, “allo scopo di potenziare le infrastrutture europee delle scienze umane e sociali”.
E come? “Insediando nel Mezzogiorno uno spazio dedicato delle [sic] infrastrutture di ricerca del settore delle scienze religiose”, finalizzato a “incrementare, attraverso l’analisi e lo studio della lingua ebraica, la ricerca digitale multilingue per favorire la coesione sociale e la cooperazione strategica nell’ambito del dialogo interculturale”.
Vi si legge inoltre che il ministero dell’istruzione erogherà la somma a “infrastrutture specialistiche e organismi di ricerca già operanti sul territorio italiano, nel settore delle scienze religiose, e con i quali siano già in essere, alla data di entrata in vigore della presente legge, accordi di programma”.
Ora, di “infrastrutture” con le quali il ministero ha “già in essere” accordi di questo tipo ce n’è una sola. Ed è la Fondazione per le Scienze Religiose, in sigla FSCIRE, di Bologna, che dal 2007 ha per segretario e direttore scientifico e amministrativo il professor Alberto Melloni, ben noto ai lettori di Settimo Cielo.
Mentre lo “spazio” dedicato alle scienze religiose che “nel Mezzogiorno” beneficerà del finanziamento non può essere che la “Biblioteca e Centro di Ricerca La Pira” di Palermo, che è la branca siciliana della “Biblioteca Dossetti” di Bologna, entrambe della FSCIRE. L’attuale arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che nel 2018 ha inaugurato la biblioteca, è anche lui allievo di questa “scuola di Bologna” e ha dedicato un libro proprio al suo fondatore, don Giuseppe Dossetti.
Quanto alla sottolineatura, nel testo votato in senato, dell’”analisi e lo studio della lingua ebraica”, essa ha tutta l’aria di bilanciare la dichiarata specializzazione dell’istituto palermitano “sulla storia e le dottrine dell’Islam”, allargando il tutto a un orizzonte “multilingue” e a un “dialogo multiculturale”. Melloni è tra l’altro membro del comitato scientifico del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah in via di costituzione a Ferrara.
La Fondazione diretta da Melloni riceve già dal 2016, grazie a un analogo emendamento alla legge finanziaria di quell’anno, un milione di euro all’anno per un quinquennio, con scadenza nel 2020.
Ma ora a quel beneficio in scadenza ne seguirà uno nuovo, grazie all’emendamento fresco di votazione. Con ripartenza doppia nel 2020, dove all’ultimo dei milioni vecchi si sommerà il primo dei milioni nuovi.


(Fonte: Sandro Magister, Settimo Cielo, 18 dicembre 2019)
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/12/18/regalo-sotto-l’albero-per-il-professor-melloni-con-dedica-sibillina/