Da Fazio, il Papa parla di diritto universale al perdono. Ma come si fa a rivendicare il diritto a un dono? Il perdono è prerogativa di Dio misericordioso, che oltrepassa la misura della giustizia e del diritto. Il comando di perdonare nasce dalla consapevolezza che noi stessi siamo stati perdonati per misericordia, non per diritto. Le parole di Francesco hanno un effetto paradossale: affermando il “diritto al perdono”, finiscono per annullare il campo della misericordia.
Si può
dire che esista un diritto al perdono? A ben vedere la parola “perdono” è
composta dal prefisso “per”, che indica la ragione, il motivo di qualcosa, e la
parola “dono”, che per definizione pare non sia affatto qualcosa di dovuto.
Affermare dunque un diritto al perdono sarebbe come rivendicare il diritto ad
un dono: una contraddizione in termini.
Eppure
alla domanda di Fabio Fazio se
ci sia qualcuno che non meriti la misericordia di Dio o il perdono degli
uomini, Francesco ha dato una risposta francamente difficile da comprendere
(vedi qui),
anche solo secondo la grammatica: «La capacità di essere perdonato è un
diritto umano», ha risposto, ben sapendo che sarebbe stata una risposta «che
forse farà scandalizzare qualcuno». E ha così continuato: «Tutti noi
abbiamo il diritto di essere perdonati, se chiediamo perdono. È un diritto che
nasce proprio dalla natura di Dio ed è stato dato in eredità agli uomini. Noi
abbiamo dimenticato che qualcuno che chiede perdono ha il diritto di essere
perdonato. Tu hai fatto qualcosa, lo paghi. No! Hai il diritto di essere
perdonato, e se poi tu hai qualche debito con la società arrangiati per
pagarlo, ma con il perdono». Francesco ha poi richiamato la parabola del
figlio prodigo, narrata nel Vangelo di Luca, commentandola in un modo
diametralmente opposto al senso del testo, ossia che il figlio avrebbe avuto il
diritto di essere perdonato; solo che non lo sapeva e perciò ha esitato a
tornare alla casa paterna...
Una
frase decisamente ingarbugliata,
che sembra dapprima affermare addirittura che Dio abbia per natura il diritto
di essere perdonato; diritto che poi lascia in eredità agli uomini. Vogliamo
pensare che il problema nasca da una comprensibilmente non appropriata
conoscenza della lingua italiana; motivo per cui sarebbe meglio evitare di
rispondere a braccio, specie in una trasmissione televisiva. Teniamo per buono
che invece Francesco intendesse dire che Dio per natura è portato al perdono.
Bene. Questo giustificherebbe l’espressione che gli uomini abbiano diritto al
perdono nei confronti di Dio, intendendo questo diritto come umano, cioè come
proprio della natura umana?
La
risposta è no. E
non si tratta di restringere la misericordia di Dio. Al contrario, il perdono è
prerogativa di Dio misericordioso, che oltrepassa la misura della giustizia e
pertanto del diritto. La parabola del figliol prodigo, prima della distorsione
andata in onda a Che tempo che fa, ha sempre significato la
sovrabbondanza del perdono del padre, non l’esecuzione di un atto dovuto. Dalla
parte del figlio pentito, non ci sono parole di rivendicazione, ma di profonda
umiliazione, al punto da dichiararsi indegno di essere chiamato figlio. Secondo
Bergoglio, invece, se il figlio fosse stato consapevole del suo diritto umano,
cosa avrebbe dovuto fare? Andare dal padre e dirgli: “Va bè, ho sbagliato. In
ogni caso tu mi devi perdonare, perché è mio espresso diritto. Altrimenti
chiamo i carabinieri”?
Anche
nei confronti degli uomini,
non si può rivendicare un diritto al perdono. Certamente il reo non perde ogni diritto;
infatti egli può rivendicare di aver subito una punizione ingiusta e
sproporzionata rispetto alla colpa commessa; ma non può in alcun modo esigere
il perdono. La parabola evangelica principale relativa al perdono (Mt 18,
23-35) mostra che il re, di fronte a colui che gli doveva diecimila talenti,
dapprima agisce secondo stretta giustizia e poi ne condona completamente il
debito. Ancora una volta, la parola non lascia in alcun modo trasparire che il
debitore avesse il diritto di essere perdonato. Il comando di perdonare a
nostra volta il nostro prossimo non nasce da un diritto dei “nostri debitori”,
ma dalla consapevolezza che noi stessi siamo stati perdonati per misericordia,
non per diritto.
L’affermazione
di Francesco ha, tra l’altro, la conseguenza di annullare d’emblée la Redenzione di Cristo. Non un
dettaglio secondario. Cosa intende san Paolo quando afferma che Cristo «morì
per i nostri peccati secondo le Scritture» (1Cor 15, 3)? O quando scrive che
veniamo «giustificati gratuitamente per la grazia in virtù della redenzione
realizzata da Cristo Gesù» (Rm 3, 24)? San Tommaso spiega, con la sua consueta
chiarezza, che la Redenzione è un atto di giustizia, perché Gesù ha soddisfatto
per i peccati degli uomini, e di misericordia, perché l’uomo non era in grado
di farlo. Vediamo il testo della Summa Theologiae: «Che l’uomo sia
stato liberato per la passione di Cristo, ciò conviene sia alla misericordia
sia alla giustizia: a questa perché Cristo ha soddisfatto per il peccato del
genere umano, e l’uomo è stato dunque liberato dalla giustizia di Cristo; alla
misericordia anche, perché l’uomo non poteva soddisfare da se stesso per il
peccato del genere umano e Dio gli ha dato suo Figlio in soddisfazione, e
questo fu il frutto di una misericordia più abbondante che se Dio avesse
rimesso i peccati senza soddisfazione» (III, q. 46, a. 1, ad3).
Questo
significa che la Redenzione operata da Cristo non è un atto di giustizia, intesa nel senso
che agli uomini sarebbe spettata per diritto naturale, ma è un atto di
giustizia solo nel senso che egli si è offerto di soddisfare per quanto non era
tenuto; come se qualcuno si offrisse di saldare il debito di un privato nei
confronti di una banca. E questa soddisfazione vicaria trova la sua ragione
nell’infinita misericordia di Dio. Se l’essere perdonato fosse un diritto
umano, e Dio pertanto fosse tenuto a perdonare l’uomo come dovere di giustizia,
dove starebbe la misericordia? E dove dunque il mistero della Redenzione?
Francesco,
con questo suo intervento, ha pertanto ottenuto un effetto paradossale:
affermando il presunto “diritto al perdono” ha finito non solo per restringere,
ma addirittura annullare il campo della misericordia.
(Fonte:
Luisella Scrosati, LNBQ, 8 febbraio 2022)
Diritto
al perdono? Così si annulla la misericordia - La Nuova Bussola Quotidiana
(lanuovabq.it)