Nell’ultima scontata intervista [qui], il card. Matteo Maria Zuppi conferma la deliberata cancellazione dei «principi non negoziabili» dall’agenda della Cei, per via del loro essere divisivi. E, anzi, in quanto prassi, la fede del cattolico in politica – dice – «è di tutti e non può essere divisiva».
Tramontata,
in modo definitivo, l’agenda Ratzinger-Ruini, Zuppi ritiene che il cattolico in
politica, sia pure «mai rinunciando alle proprie convinzioni», debba scendere a
compromessi. E difatti, secondo il cardinale, queste convinzioni servono a
«tradurre l’etica» in «scelte a seconda delle necessità e delle opportunità».
Non sono dunque le necessità e le circostanze storiche che vanno tradotte,
comprese e, se necessario, smontate e ricostruite rispetto alla verità, ma è
l’etica – che Zuppi chiama «visione cristiana» – che va tradotta e adattata
alle circostanze storiche e fluide.
Il
cattolico, cioè, «deve tradurre la dottrina sociale sempre con la necessaria
mediazione e laicità, che poi è la storia comune a tutti». Ecco, la dottrina
sarebbe allora qualcosa di poco chiaro o di astratto, da interpretare e
sistemare tra le pieghe della storia. Le pieghe dovrebbero restare come sono: è
la dottrina invece destinata a piegarsi nel solco delle pieghe.
L’impianto
del discorso traballa anche solo a partire dal cattolico e dalle «proprie
convinzioni» o dalla sua «visione cristiana». Da decenni s’è imposta la norma
del cattolico non solo indifferente all’etica, ma del tutto a favore di
aberrazioni morali come l’aborto, la distruzione del matrimonio o l’eutanasia.
Nessuna visione cristiana a monte, dunque, se non in pochi casi isolati.
Ma
il discorso del Presidente della Cei è inaccettabile per motivazioni legate
alle fondamenta stesse della fede. Zuppi mette Dio e l’amore al centro di
tutto, così come appunto dev’essere. Tralascia, però, secondo un uso più che
consumato, di declinare l’amore secondo la giustizia, riducendolo alla
misericordia. Se l’amore fosse declinato secondo giustizia – secondo questo suo
schema – non sarebbe più «incontro», «comunione», «presenza», ma «forza di
occupazione», «sistema intellettuale», «conservativo».
Che
l’amore, al contrario, sia anche giustizia non è solo indicato dalle realtà
spirituali (inferno, purgatorio), ma pure da quelle temporali. E, anzi, le
realtà temporali hanno il dovere di amministrare la giustizia, come afferma san
Paolo, non di occuparsi di misericordia: «il magistrato non porta la spada
inutilmente, essendo ministro di Dio, e vindice nell’ira divina per chi fa il
male» (Rm 13, 4).
San
Paolo dice chiaramente che è dovere dell’autorità lodare il bene e sanzionare
il male (cf. Rm 13, 3-4). L’autorità, inoltre, non è contro Dio: «Ogni persona
sia sottoposta alle autorità superiori; perché non v’è podestà se non da Dio, e
quelle che sono, son da Dio ordinate» (Rm 13, 1). Uno dei valori (e tra le
virtù primarie) della Dottrina sociale della Chiesa c’è la giustizia, declinata
in giustizia commutativa, distributiva e legale (cfr. Compendio della
Dottrina Sociale della Chiesa, n. 201). Tra queste, la «giustizia sociale»,
in quanto «esigenza connessa alla questione sociale», «rappresenta un vero e
proprio sviluppo della giustizia generale, regolatrice dei rapporti sociali in
base al criterio dell’osservanza della legge» (ivi).
Non
v’è altro senso, quindi, nel concetto di «principi non negoziabili», se non
quello di realizzare la giustizia nell’ambito della famiglia e della vita. La
giustizia, in questo senso, procede dall’amore ed è la vocazione primaria di
chi fa politica.
Da
questo punto di vista, la prosa del cardinale è molto astratta e non coglie la
sostanza di nessuna questione particolare, che abbia a che fare con l’etica (o
con la bioetica). Che significato possono avere affermazioni di questo tipo, se
non la pura astrazione? – «la presenza è stare per strada»; «il carisma è un
dono e va speso»; «ci troviamo sommersi da tante domande che riguardano la
sfera dell’umano».
Ha
insomma ragione l’intervistatore: «Il cardinale Zuppi cesella le parole con la
lima». E infatti le sue parole sono molto belle, sono tante belle parole.
(Fonte: Silvio Brachetta, Osservatorio card. Van Thuân sulla dottrina sociale della chiesa, 20 ottobre 2022) - https://vanthuanobservatory.com/2022/10/20/lassurdita-di-piegare-letica-per-non-essere-divisivi/