____________________
PAPA FRANCESCO SU ABORTO, DIVORZIO, CONTRACCEZIONE,
EUTANASIA, OMOSESSUALITÀ.
Tutti i suoi interventi dopo il sinodo dello scorso
ottobre
1. Dalla risposta a una domanda durante l'incontro
con il movimento apostolico Schoenstatt, 25 ottobre 2014:
Penso che la famiglia cristiana, la famiglia, il
matrimonio, non siano mai stati tanto attaccati come in questo momento.
Attaccati direttamente o attaccati di fatto. Può essere che mi sbagli, gli
studiosi della Chiesa ce lo potranno dire. Ma che la famiglia sia colpita, e
che la famiglia venga imbastardita… Si può chiamare famiglia tutto? No. Quante
famiglie sono ferite, quanti matrimoni rotti, quanto relativismo nella
concezione del sacramento del matrimonio! In questo momento, da un punto di
vista sociologico e dal punto di vista dei valori umani, come del sacramento
cattolico, del sacramento cristiano, c’è una crisi della famiglia, crisi perché
la bastonano da tutte le parti e la lasciano molto ferita!
2. Dal discorso all’associazione dei medici
cattolici Italiani, 15 novembre 2014:
Il pensiero dominante propone a volte una
"falsa compassione": quella che ritiene sia un aiuto alla donna
favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista
scientifica "produrre" un figlio considerato come un diritto invece
di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per
salvarne presumibilmente altre. […] La fedeltà al Vangelo della vita e al
rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e
controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione
di coscienza. E a tante conseguenze sociali che tale fedeltà comporta. Noi
stiamo vivendo un tempo di sperimentazioni con la vita, ma uno sperimentare
male. Fare figli invece di accoglierli come dono. Giocare con la vita.
Siate attenti, perché questo è un peccato contro il
Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così. Tante volte nella
mia vita di sacerdote ho sentito obiezioni. "Ma, dimmi, perché la Chiesa
si oppone all’aborto? È un problema religioso?" – "No, no, non è un
problema religioso". – "È un problema filosofico?" – "No,
non è un problema filosofico. È un problema scientifico, perché lì c’è una vita
umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema".
– "Ma no, il pensiero moderno…" – "Ma senti, nel pensiero antico
e nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!".
Lo stesso vale per l’eutanasia. Tutti sappiamo che
con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia
nascosta. Ma, anche c’è l’altra. E questo è dire a Dio: "No, la fine della
vita la faccio io, come io voglio". Peccato contro Dio Creatore. Pensate
bene a questo.
3. Dal discorso al colloquio internazionale sulla
complementarietà tra uomo e donna promosso dalla congregazione per la dottrina
della fede, 17 novembre 2014:
Occorre insistere sui pilastri fondamentali che
reggono una nazione: i suoi beni immateriali. La famiglia rimane al fondamento
della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale. I bambini hanno
il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di
creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva.
Per questa ragione, nell’esortazione apostolica "Evangelii gaudium",
ho posto l’accento sul contributo "indispensabile" del matrimonio
alla società, contributo che "supera il livello dell’emotività e delle
necessità contingenti della coppia". […]
In questi giorni, mentre rifletterete sulla
complementarietà tra uomo e donna, vi esorto a dare risalto a un’altra verità
riguardante il matrimonio: che cioè l’impegno definitivo nei confronti della
solidarietà, della fedeltà e dell’amore fecondo risponde ai desideri più
profondi del cuore umano. Pensiamo soprattutto ai giovani che rappresentano il
futuro: è importante che essi non si lascino coinvolgere dalla mentalità
dannosa del provvisorio e siano rivoluzionari per il coraggio di cercare un
amore forte e duraturo, cioè di andare controcorrente: si deve fare questo.
Su questo vorrei dire una cosa: non dobbiamo cadere
nella trappola di essere qualificati con concetti ideologici. La famiglia è un
fatto antropologico, e conseguentemente un fatto sociale, di cultura, ecc. Noi
non possiamo qualificarla con concetti di natura ideologica, che hanno forza
soltanto in un momento della storia, e poi decadono. Non si può parlare oggi di
famiglia conservatrice o famiglia progressista: la famiglia è famiglia! Non
lasciatevi qualificare da questo o da altri concetti di natura ideologica. La
famiglia ha una forza in sé.
> Testo integrale
4. Dal discorso al parlamento europeo di Strasburgo,
25 novembre 2014:
Da più parti si ricava un’impressione generale di
stanchezza e di invecchiamento, di un’Europa nonna e non più fertile e vivace.
[…] Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed
economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico
orientamento antropologico. L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice
ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo
da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è
funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso
dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei
bambini uccisi prima di nascere.
È il grande equivoco che avviene quando prevale
l’assolutizzazione della tecnica, che finisce per realizzare una confusione fra
fini e mezzi. Risultato inevitabile della cultura dello scarto e del consumismo
esasperato. Al contrario, affermare la dignità della persona significa
riconoscere la preziosità della vita umana, che ci è donata gratuitamente e non
può perciò essere oggetto di scambio o di smercio.
5. Dal messaggio ai partecipanti al Festival della
famiglia di Riva del Garda, 5 dicembre 2014:
Il preoccupante andamento demografico richiede, da
parte di tutti i soggetti interessati, una straordinaria e coraggiosa strategia
in favore delle famiglie. Da qui può iniziare anche un rilancio economico per
il Paese.
6. Dal messaggio "urbi et orbi" nella
solennità del Natale, 25 dicembre 2014:
Il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli
che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro
genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a
quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e
sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini
massacrati sotto i bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato. Ancora
oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il
loro sangue campeggia oggi l’ombra degli attuali Erode. Davvero tante lacrime
ci sono in questo Natale insieme alle lacrime di Gesù Bambino!
7. Dal discorso all'associazione italiana delle
famiglie numerose, 28 dicembre 2014:
Cari genitori, vi sono grato per l’esempio di amore
alla vita, che voi custodite dal concepimento alla fine naturale, pur con tutte
le difficoltà e i pesi della vita, e che purtroppo le pubbliche istituzioni non
sempre vi aiutano a portare. Giustamente voi ricordate che la costituzione
Italiana, all’articolo 31, chiede un particolare riguardo per le famiglie
numerose; ma questo non trova adeguato riscontro nei fatti. Resta nelle parole.
Auspico quindi, anche pensando alla bassa natalità che da tempo si registra in
Italia, una maggiore attenzione della politica e degli amministratori pubblici,
ad ogni livello, al fine di dare il sostegno previsto a queste famiglie. Ogni
famiglia è cellula della società, ma la famiglia numerosa è una cellula più
ricca, più vitale, e lo Stato ha tutto l’interesse a investire su di essa!
8. Dal messaggio per la XXIII giornata mondiale del
malato, reso pubblico il 30 dicembre 2014:
Chiediamo con viva fede allo Spirito Santo che ci
doni la grazia di comprendere il valore dell’accompagnamento, tante volte
silenzioso, che ci porta a dedicare tempo a queste sorelle e a questi fratelli,
i quali, grazie alla nostra vicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati
e confortati. Quale grande menzogna invece si nasconde dietro certe espressioni
che insistono tanto sulla "qualità della vita", per indurre a credere
che le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute!
9. Dal discorso ai membri del corpo diplomatico
accreditato presso la Santa Sede, 12 gennaio 2015:
La famiglia stessa è non di rado fatta oggetto di
scarto, a causa di una sempre più diffusa cultura individualista ed egoista che
rescinde i legami e tende a favorire il drammatico fenomeno della denatalità,
nonché di legislazioni che privilegiano diverse forme di convivenza piuttosto
che sostenere adeguatamente la famiglia per il bene di tutta la società.
10. Dal discorso alle autorità e al corpo
diplomatico nel palazzo presidenziale di Manila, 16 gennaio 2015:
Le famiglie hanno un’indispensabile missione nella
società. È nella famiglia che i bambini vengono cresciuti nei valori sani,
negli alti ideali e nella sincera attenzione agli altri. Ma come tutti i doni
di Dio, la famiglia può anche essere sfigurata e distrutta. Essa ha bisogno del
nostro appoggio. Sappiamo quanto sia difficile oggi per le nostre democrazie
preservare e difendere tali valori umani fondamentali, come il rispetto per
l’inviolabile dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti di libertà
di coscienza e di religione, il rispetto per l’inalienabile diritto alla vita,
a partire da quella dei bimbi non ancora nati fino quella degli anziani e dei
malati. Per questa ragione, famiglie e comunità locali devono essere
incoraggiate e assistite nei loro sforzi di trasmettere ai nostri giovani i
valori e la visione capaci di aiutare a promuovere una cultura di onestà – tale
da onorare bontà, sincerità, fedeltà e solidarietà, come solide basi e collante
morale che mantenga unita la società.
11. Dal discorso alle famiglie nel “Mall of Asia
Arena” di Manila, 16 gennaio 2015:
Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche
che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera,
dall’incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per
questo dico che sono colonizzazioni. […] Così come i nostri popoli, in un
momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire "no" a
qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto
sagaci, molto abili, molto forti, per dire "no" a qualsiasi tentativo
di colonizzazione ideologica della famiglia, e chiedere a san Giuseppe, che è
amico dell’Angelo, che ci mandi l’ispirazione di sapere quando possiamo dire
"sì" e quando dobbiamo dire "no".
I pesi che gravano sulla vita della famiglia oggi
sono molti. […] Mentre fin troppe persone vivono in estrema povertà, altri
vengono catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita
familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana. Queste sono le
colonizzazioni ideologiche. La famiglia è anche minacciata dai crescenti
tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del
matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell’effimero, una mancanza di
apertura alla vita.
Penso al Beato Paolo VI. In un momento in cui si
poneva il problema della crescita demografica, ebbe il coraggio di difendere
l’apertura alla vita nella famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c’erano in
ogni famiglia, per questo nella sua enciclica "Humanae vitae" era
molto misericordioso verso i casi particolari, e chiese ai confessori che
fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui
guardò anche oltre: guardò i popoli della terra, e vide questa minaccia della
distruzione della famiglia per la mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso,
era un buon pastore e mise in guardia le sue pecore dai lupi in arrivo. Che dal
cielo ci benedica. […]
Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla
società stessa. Il futuro dell’umanità, come ha detto spesso san Giovanni Paolo
II, passa attraverso la famiglia. Dunque, custodite le vostre famiglie!
Proteggete le vostre famiglie! Vedete in esse il più grande tesoro della vostra
nazione e nutritele sempre con la preghiera e la grazia dei sacramenti. Le
famiglie avranno sempre le loro prove, non hanno bisogno che gliene aggiungiate
altre! Invece, siate esempi di amore, perdono e attenzione. Siate santuari di
rispetto per la vita, proclamando la sacralità di ogni vita umana dal
concepimento fino alla morte naturale. Che grande dono sarebbe per la società
se ogni famiglia cristiana vivesse pienamente la sua nobile vocazione!
12. Dall'omelia della messa nel Rizal Park di
Manila, 18 gennaio 2015:
Quando il Cristo Bambino venne in questo mondo, la
sua stessa vita si trovò minacciata da un re corrotto. Gesù stesso si trovò
nella necessità di venire protetto. Egli ha avuto un protettore sulla terra:
san Giuseppe. Ha avuto una famiglia qui sulla terra: la santa famiglia di
Nazaret. In tal modo egli ci ricorda l’importanza di proteggere le nostre
famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa, la famiglia di Dio, e il
mondo, la nostra famiglia umana. Oggi purtroppo la famiglia ha bisogno di
essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto
noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e
bello.
13. Dalla conferenza stampa sul volo di ritorno
dalle Filippine a Roma, 19 gennaio 2015:
D. – Nell’incontro che ha avuto con le famiglie ha
parlato della "colonizzazione ideologica". Ci potrebbe spiegare un
po’ meglio il concetto? Poi si è riferito a papa Paolo VI, parlando dei casi
particolari che sono importanti nella pastorale delle famiglie. Ci può fare
alcuni esempi e magari dire anche se c’è bisogno di aprire le strade, di
allargare il corridoio di questi casi particolari?
R. – La colonizzazione ideologica: dirò soltanto un
esempio, che ho visto io. Vent’anni fa, nel 1995, una ministro dell’istruzione
pubblica aveva chiesto un grosso prestito per la costruzione di scuole per i
poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un
libro per i bambini di un certo grado di scuola. Era un libro di scuola, un
libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del
"gender". Questa donna aveva bisogno dei soldi del prestito, ma
quella era la condizione. Furba, ha detto di sì e ha fatto fare anche un altro
libro e li ha dati tutti e due, e così è riuscita… Questa è la colonizzazione
ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col
popolo; […] e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una
mentalità o una struttura. Durante il sinodo i vescovi africani si lamentavano
di questo, che è lo stesso che per certi prestiti si impongano certe
condizioni. […] Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature
del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla,
pensate alla Gioventù Hitleriana... Hanno colonizzato il popolo, volevano
farlo. Ma quanta sofferenza! I popoli non devono perdere la libertà. Il popolo
ha la sua cultura, la sua storia. […] Queste sono le colonizzazioni
ideologiche. C’è un libro […] scritto nel 1907 a Londra. […] Si chiama
"Lord of the World". L’autore è Benson, vi consiglio di leggerlo.
Leggendolo capirete bene quello che voglio dire con colonizzazione ideologica.
Questa è la prima domanda.
La seconda: che volevo dire di Paolo VI? È certo che
l’apertura alla vita è condizione del sacramento del matrimonio. Un uomo non
può dare il sacramento alla donna e la donna darlo all’uomo se non sono
d’accordo su questo punto, di essere aperti alla vita. A tal punto che, se si
può provare che questo o questa si è sposato con l’intenzione di non essere
aperto alla vita, quel matrimonio è nullo. […] Paolo VI ha studiato questo con
una commissione, come fare per aiutare tanti casi, tanti problemi, problemi
importanti che fanno l’amore della famiglia. Problemi di tutti i giorni. Tanti,
tanti… Ma c’era qualcosa di più. Il rifiuto di Paolo VI non era rivolto ai
problemi personali, sui quali dirà poi ai confessori di essere misericordiosi e
capire le situazioni e perdonare o essere misericordiosi, comprensivi. Lui
guardava al neo-malthusianismo universale che era in corso. E come si riconosce
questo neo-malthusianismo? È il meno dell’1 per cento di natalità in Italia, lo
stesso in Spagna. Quel neo-malthusianismo che cercava un controllo dell’umanità
da parte delle potenze. Questo non significa che il cristiano deve fare figli
in serie. Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché
era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. "Ma lei vuole lasciare sette
orfani?". Questo è tentare Dio. Si parla di paternità responsabile. Quella
è la strada: la paternità responsabile. Ma quello che io volevo dire era che
Paolo VI non ha avuto una visione arretrata, chiusa. No, è stato un profeta,
che con questo ci ha detto: guardatevi dal neo-malthusianismo che è in arrivo.
Questo volevo dire. […]
D. – La maggioranza dei filippini pensa che la
crescita enorme della popolazione è una delle ragioni più importanti della
povertà enorme del paese, e nella media una donna nelle filippine partorisce
più di tre bambini nella sua vita, e la posizione cattolica nei riguardi della
contraccezione sembra essere una delle poche questioni su cui un grande numero
della gente nelle Filippine non sia d’accordo con la Chiesa. Che cosa ne pensa?
R. – Io credo che il numero di tre per famiglia, che
lei menziona, secondo quello che dicono i tecnici, è importante per mantenere
la popolazione. Tre per coppia. Quando si scende sotto questo livello, accade
l’altro estremo, come ad esempio in Italia, dove ho sentito – non so se è vero
– che nel 2024 non ci saranno i soldi per pagare i pensionati. Il calo della
popolazione. Per questo la parola-chiave per rispondere è quella che usa la
Chiesa sempre, anch’io: è “paternità responsabile”. Come si fa questo? Col
dialogo. Ogni persona, col suo pastore, deve cercare come fare questa paternità
responsabile. Quell’esempio che ho menzionato poco fa, di quella donna che
aspettava l’ottavo e ne aveva sette nati col cesareo: questa è una irresponsabilità.
“No, io confido in Dio”. “Ma guarda, Dio ti dà i mezzi, sii responsabile”.
Alcuni credono che – scusatemi la parola – per essere buoni cattolici dobbiamo
essere come conigli. No. Paternità responsabile. Questo è chiaro e per questo
nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, ci sono gli esperti in questo, ci
sono i pastori, e si cerca. E io conosco tante e tante soluzioni lecite che
hanno aiutato per questo. Ma ha fatto bene a dirmelo. È anche curiosa un’altra
cosa, che non ha niente a che vedere ma che è in relazione con questo. Per la
gente più povera un figlio è un tesoro. È vero, si dev’essere anche qui
prudenti. Ma per loro un figlio è un tesoro. Dio sa come aiutarli. Forse alcuni
non sono prudenti in questo, è vero. Paternità responsabile. Ma bisogna
guardare anche la generosità di quel papà e di quella mamma che vedono in ogni
figlio un tesoro.
14. Dall'udienza generale di mercoledì 21 gennaio
2015:
Le famiglie sane sono essenziali alla vita della
società. Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che
accolgono i figli come un vero dono di Dio. Loro sanno che ogni figlio è una
benedizione. Ho sentito dire da alcuni che le famiglie con molti figli e la
nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà. Mi pare un’opinione
semplicistica. Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale della povertà
è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il dio
denaro; un sistema economico che esclude, esclude sempre: esclude i bambini,
gli anziani, i giovani, i senza lavoro, e che crea la cultura dello scarto che
viviamo. Ci siamo abituati a vedere persone scartate. Questo è il motivo
principale della povertà, non le famiglie numerose. […] Occorre anche difendere
la famiglia dalle nuove colonizzazioni ideologiche, che attentano alla sua
identità e alla sua missione.
15. Tweet alla marcia pro-life di Washington del 22
gennaio 2015:
Ogni vita è un dono.
16. Dal discorso ai vescovi della Lituania in visita
"ad limina", 2 febbraio 2015:
In questo periodo tutta la Chiesa è impegnata in un
cammino di riflessione sulla famiglia, sulla sua bellezza, sul suo valore, e
sulle sfide che è chiamata ad affrontare nel nostro tempo. Incoraggio anche
voi, come pastori, a dare il vostro contributo in questa grande opera di
discernimento, e soprattutto a curare la pastorale familiare, così che i
coniugi sentano la vicinanza della comunità cristiana e siano aiutati a
"non conformarsi alla mentalità di questo mondo ma a rinnovarsi
continuamente nello spirito del Vangelo" (cfr. Romani 12, 2). Infatti,
anche il vostro paese, che ormai è entrato a pieno titolo nell’Unione Europea,
è esposto all’influsso di ideologie che vorrebbero introdurre elementi di
destabilizzazione delle famiglie, frutto di un mal compreso senso della libertà
personale. Le secolari tradizioni lituane al riguardo vi aiuteranno a
rispondere, secondo la ragione e secondo la fede, a tali sfide.
17. Dal discorso al simposio delle conferenze
episcopali di Africa e Madagascar, 7 febbraio 2015:
In Africa il futuro è nelle mani dei giovani, ed
essi oggi sono chiamati a difendersi da nuove e spregiudicate forme di
colonizzazione quali il successo, la ricchezza, il potere a tutti i costi, ma
anche il fondamentalismo e l’uso distorto della religione, e ideologie nuove
che distruggono l’identità delle persone e delle famiglie.
18. Dall'udienza generale di mercoledì 11 febbraio
2015:
Una società avara di generazione, che non ama
circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso,
un rischio, è una società depressa. Pensiamo a tante società che conosciamo qui
in Europa: sono società depresse, perché non vogliono i figli, non hanno i
figli, il livello di nascita non arriva all’uno percento. Perché? Ognuno di noi
pensi e risponda. Se una famiglia generosa di figli viene guardata come se
fosse un peso, c’è qualcosa che non va! La generazione dei figli dev’essere
responsabile, come insegna anche l’enciclica "Humanae vitae" del
beato papa Paolo VI, ma avere più figli non può diventare automaticamente una
scelta irresponsabile. Non avere figli è una scelta egoistica. La vita ringiovanisce
e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce!
19. Dall'udienza generale di mercoledì 4 marzo 2015:
In Occidente, gli studiosi presentano il secolo
attuale come il secolo dell’invecchiamento: i figli diminuiscono, i vecchi
aumentano. Questo sbilanciamento ci interpella, anzi, è una grande sfida per la
società contemporanea. Eppure una cultura del profitto insiste nel far apparire
i vecchi come un peso, una "zavorra". Non solo non producono, pensa
questa cultura, ma sono un onere: insomma, qual è il risultato di pensare così?
Vanno scartati. È brutto vedere gli anziani scartati, è una cosa brutta, è
peccato! Non si osa dirlo apertamente, ma lo si fa! C’è qualcosa di vile in
questa assuefazione alla cultura dello scarto. Ma noi siamo abituati a scartare
gente. […] Fragili siamo un po’ tutti, i vecchi. Alcuni, però, sono
particolarmente deboli, molti sono soli, e segnati dalla malattia. Alcuni
dipendono da cure indispensabili e dall’attenzione degli altri. Faremo per
questo un passo indietro? Li abbandoneremo al loro destino? Una società senza
prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza contropartita – anche fra
estranei – vanno scomparendo, è una società perversa. La Chiesa, fedele alla
Parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni.
20. Dal discorso alla pontificia accademia per la
vita, 5 marzo 2015:
"Onorare" oggi potrebbe essere tradotto
pure come il dovere di avere estremo rispetto e prendersi cura di chi, per la
sua condizione fisica o sociale, potrebbe essere lasciato morire o "fatto
morire". Tutta la medicina ha un ruolo speciale all’interno della società
come testimone dell’onore che si deve alla persona anziana e ad ogni essere
umano. Evidenza ed efficienza non possono essere gli unici criteri a governare
l’agire dei medici, né lo sono le regole dei sistemi sanitari e il profitto
economico. Uno Stato non può pensare di guadagnare con la medicina. Al
contrario, non vi è dovere più importante per una società di quello di
custodire la persona umana.
21. Dall'intervista a Valentina Alazraki per
l’emittente messicana Televisa, realizzata il 6 marzo 2015, trasmessa la sera
del 12, tradotta e pubblicata su "L’Osservatore Romano" datato 14 marzo:
D. – Cosa aspetta dal sinodo? Crede che si siano
create troppe aspettative tra le coppie che soffrono, tra i divorziati
risposati, tra gli omosessuali, più in là rispetto a dove lei pensa di
arrivare? I divorziati risposati potranno fare la comunione? E come sarà grande
l’accettazione del mondo degli omosessuali?
R. – Credo che ci sono aspettative smisurate. […] La
famiglia è in crisi. Come integrare nella vita della Chiesa le famiglie
"replay"? Cioè quelle di seconda unione che a volte risultano fenomenali,
mentre le prime un insuccesso. Come reintegrarle? Che vadano in chiesa. Allora
semplificano e dicono: "Ah, daranno la comunione ai divorziati". Con
questo non si risolve nulla. Quello che la Chiesa vuole è che tu ti integri
nella vita della Chiesa. Però ci sono alcuni che dicono: "No, io voglio
fare la comunione e basta". Una coccarda, una onorificenza. No. Ti devi
reintegrare. Ci sono sette cose che, secondo il diritto attuale, le persone in
seconde unioni non possono fare. Non me le ricordo tutte, però una è essere
padrino di battesimo. Perché? E che testimonianza potrà dare al figlioccio?
Quella di dire: "Guarda caro, nella mia vita mi sono sbagliato. Ora sono
in questa situazione. Sono cattolico. I principi sono questi. Io faccio questo
e ti accompagno". Una vera testimonianza. […] Se credono, anche se vivono
in una situazione definita irregolare e la riconoscono e l’accettano e sanno
quello che la Chiesa pensa di questa condizione, non è un impedimento. Quando
parliamo di integrare intendiamo tutto questo. E dopo di accompagnare i
processi interiori. […] Inoltre, abbiamo un problema molto serio che è quello
della colonizzazione ideologica sulla famiglia. Per questo ne ho parlato nelle
Filippine perché è un problema molto serio. Gli africani si lamentano molto di
questo. E anche in America latina. E a me è successo una volta. Sono stato
testimone di un caso di questo tipo con una ministro dell’educazione riguardo
l’insegnamento della teoria del “gender” che è una cosa che sta atomizzando la
famiglia. Questa colonizzazione ideologica distrugge la famiglia. Per questo
credo che dal sinodo usciranno cose molto chiare, molto rapide, che aiuteranno
in questa crisi familiare che è totale.
__________
A proposito della generale rimozione del magistero
pro-life di papa Francesco, si può notare che il parlamento europeo di
Strasburgo, lo stesso che il 25 novembre 2014 aveva salutato con applausi
scroscianti il discorso del papa (vedi sopra) in difesa della vita umana e
contro la "cultura dello scarto" che fa strage di "bambini
uccisi prima di nascere", ha approvato a larghissima maggioranza e con il
voto favorevole di non pochi cattolici, il 10 e il 12 marzo di quest'anno, due
risoluzioni a sostegno del "diritto" all'aborto, oltre che del
riconoscimento del matrimonio e delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Per i dettagli delle due votazioni:
(Fonte: Sandro Magister, www.chiesa, 17 marzo 2015