giovedì 16 luglio 2009

Ma il vero problema è il nichilismo

C’è stato l’altro giorno su Avvenire, nella pagina Forum, un bel botta e risposta tra una mamma cattolica e il Direttore del giornale. Vale la pena riportarne alcune parti per riprendere la riflessione su quegli “imbarazzi cattolici” di cui già abbiamo parlato. La mamma cattolica si chiede, “seguendo la propria coscienza cristiana”: “Se Cristo tornasse sulla terra che farebbe? Che direbbe? Chi caccerebbe dal tempio? Gli zingari sporchi, puzzolenti, ladruncoli, gli immigrati disperati che arrivano con barconi, gli omosessuali, i conviventi more uxorio, o quei bei signori profumati, anche truccati, che stanno seduti in comode poltrone nei palazzi del potere, predicando belle, moralissime parole (subito smentite nelle loro privatissime, ormai non più troppo però, vite familiari)?”.
Ogni allusione è puramente casuale, verrebbe da dire. Ma questa lettera, con queste domande, tradisce ancora una volta l’immaturità di un certo mondo cattolico che non ha capito qual è oggi la vera posta in gioco.
Il Direttore, pur riconoscendo che i discutibili esempi di condotta forniti dai vari personaggi della politica e delle istituzioni non aiutano certo nell’educazione delle nuove generazioni, riporta però la questione ai suoi termini essenziali: “Non dimentichiamo che l’indisciplina, la partigianeria, il sesso a go-go, la droga, la pornografia, l’edonismo innalzato a regola, l’individualismo prevaricante, la violenza verbale, lo scetticismo (ovvero molte delle note antropologiche caratteristiche del presente) sono le indubbie eredità di una lunga stagione culturale egemonizzata da fenomeni precisi come il ’68 e il femminismo, costellata da scelte “epocali” quali il divorzio e il diritto all’aborto, scambiate anche da non pochi cattolici per conquiste di civiltà”.
Cioè, la questione non è tanto morale, quanto filosofica e antropologica. Chesterton l’aveva già intuito un secolo fa, quando diceva che la società moderna era incamminata verso il manicomio. Ma Chesterton, notoriamente, non proveniva dalla sacrestia, non frequentava corsi di formazione parrocchiali, sinodi diocesani, scuole della Parola... E non faceva il catechista.
La mamma-cattolica si scandalizza per il “cattivo esempio” di chi ci governa, ma non per il fatto che, ad esempio, oggi si generino programmaticamente degli esseri umani senza più padre o madre, o con padri e madri plurimi. Non si scandalizza affatto per una coppia gay che mette al mondo un figlio. Né tanto meno se perfino gli spermatozoi maschili vengono creati in laboratorio.
La mamma-cattolica non ha capito che la nuova, fondamentale questione, è quella di un attentato alle radici stesse dell’essere umano, più che ai comportamenti perbene. Lo spiegano ottimamente i miei amici di stranocristiano.it nel post intitolato Libertas Ecclesiae, che invito tutti a leggere.
A cosa serve stare a discutere di comportamenti corretti, se si stanno scardinando “tutti i rapporti umani naturali esistenti dagli albori dell’umanità”? La signora si preoccupa per l’educazione dei propri figli. Ma perché non si preoccupa di un figlio che non avrà tanto problemi di sana educazione, quanto proprio d’identità umana? Un figlio che non saprà più chi è il padre o la madre, o ne avrà tanti da perdere l’elementare esperienza che tutti gli esseri umani hanno fatto dagli albori dell’umanità? La brava-mamma-cattolica queste le cose le ritiene di secondaria importanza.
Mi hanno lasciato sinceramente sorpreso i rilievi polemici sulla morale, da parte di chi in effetti non ha più nemmeno una morale di riferimento. Come fa un nichilista a prendersela con i modelli proposti dalla televisione commerciale? Il nichilista dovrebbe benedire la televisione commerciale, che ha contribuito alla grande a diffondere il suo credo. Come fa un nichilista a prendersela col capitalismo? Dovrebbe piuttosto benedire il capitalismo, che ha stretto un’alleanza col nichilismo. Un sessantottino, un radicale, una femminista che oggi fanno la morale, sono credibili quanto una prostituta che parli di verginità.
Il vero problema è filosofico ed antropologico. Il nichilismo, da sempre associato ad età di crisi e di decadenza, in quanto incapace di costruire alcunché, oggi, come spiega Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia della Cattolica di Milano, “ha la pretesa di porsi come sostrato spirituale di un’epoca che non si pensa in decadenza. Anzi, esso si presenta come una sorta di Weltanschauung in grado di sostenere una crescita indefinita”. Capitalismo e nichilismo si sono alleati per garantire un continuo “cambiamento della scena”, unico fattore in grado di “riprodurre – anche se provvisoriamente – la certezza di quella realtà nella quale conduciamo la nostra vita quotidiana, anche se ciò non cancella la consapevolezza che non c’è nulla di duraturo, nulla per cui valga davvero la pena di vivere”.
E’ il trionfo del nulla. Nulla ha veramente importanza, nulla è definitivo e immutabile, tutto si evolve e cambia continuamente. La battaglia non è contro chi cade o inciampa rispetto alla morale tradizionale, ma contro chi si fa profeta di questo nulla, lo presenta come un valore, ne fa il sostrato di stili di vita, modi di essere, leggi.

(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 9 luglio 2009)

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