venerdì 13 aprile 2012

Un diabolico pesce d'aprile

I mistificatori dell’Unione Atei Agnostici e Razionalisti non si smentiscono mai. Immersi come sottaceti nel più irrazionale relativismo, sono capaci di restare totalmente indifferenti a concetti come vero e falso. Del resto, la menzogna non esiste per chi ritiene che la stessa idea di verità sia una mera astrazione. E sarà forse da questo che deriva la particolare attitudine dell’UAAR di rimestare nel fango. L’ultima manifestazione di tale propensione appare particolarmente sordida. Il sito degli atei, agnostici e razionalisti, infatti, ha rimbalzato un’omerica frottola – importata dall’Irlanda – circa l’esistenza di «una lettera secreta del Vaticano in cui si annuncia un’apertura verso le relazioni omosessuali, almeno tra preti e solo in maniera riservata, come mezzo per arginare il dilagare della pedofilia tra i sacerdoti».
Questo il testo della lettera che sarebbe stata definita «strettamente confidenziale» ed inviata da Sua Eminenza il Cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, all’Arcivescovo di Dublino, Mons. Diarmuid Martin:
Città del Vaticano, li 6 marzo 2012. Strettamente Confidenziale. Prot. 254/1081-12.
Vostra Eminenza, desideriamo informarLa che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha attentamente esaminato la proposta contenuta nella Sua relazione riservata intitolata “Una soluzione interna al problema degli abusi sessuali sui minori”, come approvata dalla Commissione Consultiva della Conferenza Episcopale irlandese, e trasmessa a questa Congregazione il 12 gennaio 2012.
Poiché le nostre politiche circa gli abusi sessuali intendono adottare soluzioni interne e riservate a questo crescente ed allarmante fenomeno, io posso anticiparLe che lo spirito di tale proposta, ovvero la possibilità di permettere relazioni omosessuali tra membri del clero al fine di evitare ogni tentazione di abuso sui minori affidati alle loro cure, ha trovato un sostanziale consenso da parte di tutti i componenti di questa Congregazione, è stato approvato dalla Commissione Teologica Internazionale da me presieduta, ed ha inoltre ricevuto un favorevole e benevolo accoglimento da parte del Santo Padre in una conversazione privata.
In ogni caso, desideriamo sottolineare la necessità di rendere questo documento conforme alle norme canoniche vigenti. Il testo, infatti, contiene una descrizione di alcune procedure e disposizioni informali che possono apparire contrari a principi e regole canoniche, e potrebbero produrre imbarazzo e pregiudizio alle autorità diocesane, qualora venissero svelate in anticipo.
Questa Congregazione è formalmente impegnata ad elaborare, nel più breve lasso di tempo, un documento ufficiale finalizzato a correggere le procedure vigenti, conformandole alle nuove direttive sulla questione della sessualità dei prelati, che merita un più generale ed approfondito dibattito, e Le anticipo che uno dei punti fondamentali di questo documento includerà la soluzione prospettata nella Sua proposta.
ChiedendoLe di darmi cortese conferma della ricezione di questa lettera, mi è grata l’occasione per porgere i più cordiali saluti. William Card. Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Dopo aver adottato tutte le dovute cautele legali per evitare una denuncia (la missiva viene definita «presunta» e si utilizza il tempo condizionale nell’uso dei verbi) la notizia della lettera e del suo contenuto viene data dall’UAAR inoculando, in realtà, il sospetto di una sua autenticità. Si cita la fonte ritenuta attendibile (l’autorevole sito dell’Irish Tribune), e si evidenzia come nella stessa lettera sia presente «tanto di numero di protocollo, firma, timbro e carta intestata».
L’assoluta ignoranza in materia avrebbe dovuto indurre gli attivisti dell’UAAR ad una maggiore cautela. Era sufficiente ricorrere a qualcuno che si intendesse un poco di dottrina cattolica e di cose vaticane per rendersi conto che si tratta di un’evidente contraffazione. L’idea, poi, che il Santo Padre abbia potuto avallare l’empie menzogne contenute nella lettera, più che risibile appare oltraggiosa. Un vilipendio che Benedetto XVI davvero non merita.
Senza essere addentro agli arcana Ecclesiae, peraltro, con quel minimo di attenzione che ogni corretto comunicatore dovrebbe avere nel vagliare le notizie, anche i mestatori dell’UAAR (se fossero stati in buona fede) si sarebbero accorti anche dell’evidente contraffazione della firma di Sua Eminenza. Quella firma, infatti, è falsa, falsissima, più falsa delle finestre finte, in quanto ricavata dal sito Havel’s House of History, nella sezione “autographs of religious leaders”, ove è disponibile per chiunque ne voglia fare un uso disonesto. Mettendo a confronto le due firme, la falsificazione emerge ictu oculi: il punto è capire perché l’UAAR si sia prestata a questa operazione mistificatoria. Scarterei l’ipotesi della semplice burla. Il fatto che la notizia stia dilagando sulla rete internet rende, a mio avviso, evidente una chiara strategia propagandistica. Lo scopo è quello di far passare l’idea che, tutto sommato, anche per la Chiesa Cattolica i rapporti omosessuali sono in fondo accettabili, e che se (ancora) per ipocrisia bisogna tacere, presto verrà ufficializzato il cambio di opinione su questa delicata materia. Il piano risponde ad uno scaltro disegno ed è frutto di un’intelligenza luciferina.
Visto il periodo qualcuno vorrebbe bollare la finta lettera come un pesce d’aprile. Sono d’accordo ad una condizione, ovvero che si aggiunga l’aggettivo diabolico. Nel senso letterale del termine.


(Fonte: Amato, Avv. Gianfranco, Cultura Cattolica, 1 aprile 2012)

Nessun commento: