martedì 24 dicembre 2013

Il Natale dei due papi. Spiegato da Gregorio Magno

La visita prenatalizia di papa Francesco al suo predecessore Benedetto ha riproposto al mondo l’immagine dei due papi assieme.
Come fatto storico è senza precedenti. Ma qual è il “mistero” che questo fatto nasconde e insieme rivela?
Factum audivimus, mysterium inquiramus”, diceva papa Gregorio Magno. E proprio in un passaggio delle sue Omelie su Ezechiele c’è forse il senso di questo evento assolutamente straordinario per la vita della Chiesa: la compresenza di due papi in comunione tra loro, sia l’uno che l’altro visibilmente consapevoli di questa misteriosa compresenza predisposta dalla mano di Dio.
Il blog “Papa Gregorio Magno” – curato da un monaco dell’abbazia di Roma fondata nel VI secolo da quel grande padre della Chiesa – ha riproposto nell’imminenza del Natale il suo commento a Ezechiele 1, 8: “Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d’uomo”. E l’ha corredato con una glossa che applica proprio a Benedetto e Francesco i due paradigmi della vita contemplativa e della vita attiva.
Dice Gregorio:
“Che significa la mano se non la vita attiva? E che significano le ali se non la vita contemplativa? La mano dell’uomo è sotto le loro ali, come a dire che il valore dell’attività è legato al volo della contemplazione. Simboleggiano bene questo le due donne del Vangelo che sono Marta e Maria. Marta era tutta presa dai molti servizi; Maria invece, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava le sue parole. Una attendeva all’azione, l’altra alla contemplazione. Una era impegnata nella vita attiva con un servizio esteriore, l’altra nella vita contemplativa con il cuore sospeso alla Parola. Ora, quantunque la vita attiva sia buona, tuttavia la vita contemplativa è migliore, perché la prima termina con questa vita mortale, la seconda, invece, raggiunge la sua pienezza nella vita immortale. Per cui è detto: Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta. Siccome la vita attiva è inferiore, per dignità, a quella contemplativa, giustamente qui si dice: Sotto le ali avevano mani d’uomo (Ez 1, 8). Infatti, quantunque per mezzo della vita attiva noi compiamo qualcosa di buono, tuttavia per mezzo della vita contemplativa voliamo con il desiderio verso il cielo”.
E conclude:
“La vita attiva, in ordine di tempo, è prima della vita contemplativa, perché operando bene, si tende alla contemplazione. La vita contemplativa è però maggiore, nel merito, alla vita attiva, perché gusta già, nel suo intimo sapore, il riposo futuro”.
Ma poi riprende. E sorprende:
“In Mosé la vita attiva viene chiamata servitù, mentre quella contemplativa libertà. E benché l’una e l’altra vita siano un dono della grazia, tuttavia, finché viviamo in mezzo al prossimo, una è necessaria e l’altra volontaria. Chi infatti conoscendo Dio può entrare nel suo regno se prima non ha operato il bene? Perciò, senza la vita contemplativa possono accedere alla patria celeste coloro che non trascurano le opere buone che possono compiere; i contemplativi invece non possono accedervi senza la vita attiva, cioè se trascurano le opere buone che possono compiere. La vita attiva, dunque, è necessaria, quella contemplativa è volontaria. Quella si vive in stato di servitù, questa in stato di libertà”.
Commenta a questo punto il monaco di San Gregorio al Celio:
“Dunque la vita contemplativa è ‘maior’, ma non dà accesso alla patria celeste se prima non viene preceduta dalla vita attiva che, pur essendo ‘minor’, ha le chiavi atte ad aprire il regno dei cieli. Per poter accedere alla ‘libertas’ bisogna passare dalla ’servitus’. Geniale papa Gregorio! Siamo negli anni dei due papi: uno attivo e l’altro contemplativo”.
Quando la sera del 21 novembre papa Francesco si recò sull’Aventino nel monastero di Sant’Antonio delle camaldolesi, ramo femminile del monastero “gregoriano” del Celio, e visitò la cella dove aveva vissuto come reclusa una monaca proveniente dagli Stati Uniti, Nazarena, il monaco che cura il blog “Papa Gregorio Magno” ne ricavò questa ulteriore riflessione:
“Sia papa Francesco sia la reclusa Nazarena vengono dalle Americhe: l’una dal Nord e l’altro dal Sud, ma con ruoli rovesciati. Infatti la statunitense sottolinea, con la reclusione, la contemplazione e l’argentino sottolinea, con le sue scelte pastorali, l’azione. Ma poi, al di sopra di loro due, veglia il grande Anziano della Chiesa Benedetto XVI, come segno posto sul monte dell’attesa del regno, che si costruisce, ma non si conclude, qui su questa terra. Che meraviglia di Dio!”.

(Fonte: Sandro Magister, Settimo cielo, 24 dicembe 2013)


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